Quella di oggi sarà la prima riunione del cda Tim senza Arnaud de Puyfontaine, ma anche la prima con Massimo Sarmi cooptato a dicembre e l'ultima, almeno da calendario, prima dell'appuntamento del 14 febbraio: data di approvazione dei conti e di presentazione della revisione del piano industriale. Senza però il primo azionista rappresentato in cda. Con tutta l'indeterminatezza che ne può conseguire.

L'uscita di scena del ceo Vivendi dal board Tim, scrive il Sole 24 Ore, è attesa oggi alla prima prova dei fatti, per capire se e come la mossa possa impattare sull'attività del consiglio. Ancora ieri la Borsa ha reagito positivamente (+0,81% con il titolo salito a 26 centesimi) alle dimissioni «con esito immediato» comunicate da de Puyfontaine lunedì mattina, con l'intento dichiarato di tenersi le mani libere, ma con il proposito ancora più evidente di puntare a un rinnovo del cda. Cosa possibile, questa, se arrivassero le dimissioni di altri cinque consiglieri. Ma a ieri sera la prospettiva non era da considerare realistica. Il Governo intanto, secondo quanto afferma il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, non intende frenare e continua a lavorare al pacchetto di agevolazioni (per Tim e per l'intero settore delle Tlc).

Anche la maggioranza si muove. Fino a ieri sera, in commissione Industria al Senato, è stato in discussione un emendamento al decreto Priolo/golden power, presentato in forma identica da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, che dovrebbe avere l'effetto di ammettere anche Tim e le altre telco alle agevolazioni previste per le imprese energivore, cioè a forte consumo di energia. L'emendamento non è passato in commissione per problemi di copertura ma, come ha spiegato il relatore Salvo Pogliese (FdI), sarà ripresentato stamattina in Aula in una versione meno onerosa per provare a ottenere l'ok del Tesoro. Si tratta di una misura che in realtà riguarda tutte le aziende della Difesa ad alto consumo di energia, ad esempio Fincantieri e Leonardo. E potrebbe estendersi alle Tlc per il riferimento al «golden power». L'emendamento prevede che possano accedere ai crediti d'imposta oggi limitati alle aziende "energivore" anche le imprese considerate strategiche ai sensi della disciplina del golden power il cui consumo di energia elettrica, calcolato nel periodo di riferimento, sia pari ad almeno 150 gigawattora/anno.

La richiesta di essere equiparati agli energivori, che per Tim potrebbe valere secondo alcuni analisti fino a circa 90 milioni per i consumi del 2023, era stata avanzata con forza negli ultimi mesi dall'ad Tim Pietro Labriola che, per la prima volta, mercoledì prossimo parteciperà al tavolo tecnico coordinato dal Mimit sul riassetto della rete. Si studia contemporaneamente anche un intervento normativo per accelerare lo switch-off dalla rete in rame alla fibra ottica con un meccanismo tariffario che supporti Tim nella transizione.

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