Pnrr: H2IT, revisione mette a rischio settore idrogeno e transizione green
23 Gennaio 2023 - 04:44PM
MF Dow Jones (Italiano)
In relazione alla ricognizione dei progetti previsti dal Pnrr in
ambito idrogeno in corso da parte del ministro per gli Affari
Europei e Pnrr Raffaele Fitto e delle dichiarazioni del ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha
espresso la volontà di cancellare gli investimenti per la
realizzazione di stazioni di rifornimento dell'idrogeno su strada e
su ferrovia, H2IT - Associazione italiana idrogeno, che rappresenta
oltre 100 soci tra grandi, medie e piccole imprese, centri di
ricerca e università, sottolinea l'importanza strategica del
comparto idrogeno, sviluppato grazie agli ingenti investimenti
privati delle aziende.
La revisione del Pnrr, spiega una nota, comporterebbe un grave
rischio per tutto il comparto e arresterebbe la crescita di aziende
italiane in grado di assicurare al nostro Paese una posizione di
leadership nell'economia della transizione energetica e di
potenziare finalmente la filiera tecnologica. Rappresenterebbe,
inoltre, un'occasione sprecata per la creazione di nuovi posti di
lavoro e per rendere il Centro e il Sud, per le particolari
condizioni meteorologiche di cui godono, veri e propri centri di
produzione di energia.
L'Italia e importanti aziende e centri di ricerca hanno
recentemente visto selezionati e finanziati progetti sull'idrogeno
per più di miliardo e mezzo di euro sommando gli Important Project
of Common European Interest notificati, i bandi Ricerca e sviluppo
approvati dal MiTe a giugno 2022 e i bandi della Clean Hydrogen
Partnership. Un eventuale cambio di rotta sarebbe in contrasto con
la strategia di sviluppo già avviata, con ripercussioni gravi su
tutto l'ecosistema e le filiere produttive legate allo sviluppo
dell'idrogeno come vettore energetico.
Per continuare il percorso di sviluppo della filiera, occorre
supportare la strategia nazionale, in linea con il contesto
internazionale attraverso investimenti mirati. I 3,64 miliardi del
Pnrr dedicati all'idrogeno rappresentano un primo passo, non ancora
sufficiente, ma fortemente necessario, reso possibile grazie alla
visione non ideologica ma tecnologicamente neutra promossa anche da
partiti ora al governo. Si tratta di risorse su cui il comparto,
fatto anche di tante Pmi, fa affidamento e su cui ha costruito una
programmazione nel quinquennio 2022-2026, con un importante impatto
sia in termini di investimenti sia sul fronte occupazionale.
Rivedere le progettualità del Pnrr senza prima un confronto con gli
operatori, rischia non solo di danneggiare fortemente il comparto,
ma anche di contribuire a creare un gap competitivo del nostro
Paese e delle nostre imprese rispetto agli altri Paesi europei.
L'Italia, infatti, può giocare un ruolo di leadership grazie alle
infrastrutture già presenti sul territorio per il trasporto del gas
e all'expertise maturata in questo settore.
L'eventuale revisione dei progetti non sarebbe in linea con la
programmazione europea, che ha raddoppiato gli obiettivi per
l'idrogeno verde al 2030, sta investendo risorse tramite strumenti
come l'Ipcei e ha annunciato l'istituzione di una Banca per
l'Idrogeno. Cancellare i progetti già previsti vanificherebbe gli
sforzi fatti dal settore della mobilità. I grandi player
dell'automotive si sono già mossi con ingenti investimenti. Una
scelta precisa che riguarda soprattutto la costruzione di
infrastrutture idrogeno, che hanno un valore strategico enorme per
lo sviluppo della mobilità a zero emissioni dei veicoli commerciali
pesanti. In ambito ferroviario, inoltre, le aziende statali hanno
già fatto ordini per treni a idrogeno, la cui implementazione sul
territorio abilita lo sviluppo di Hydrogen Valley, mentre i grandi
costruttori italiani ed europei sono vicini al lancio commerciale
dei primi modelli a cella a combustibile alimentate a idrogeno.
La costruzione delle infrastrutture H2 è un fattore
indispensabile per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni, sia
dei veicoli leggeri, sia degli autobus, sia dei veicoli commerciali
pesanti, spiega H2IT. Molti grandi costruttori, tra i quali una
folta rappresentanza è costituita da italiani ed europei, hanno
investito risorse anche nello sviluppo di mezzi alimentati ad
idrogeno, per i benefici che questo tipo di tecnologia può offrire
in termini di flessibilità di utilizzo, tempi di fermata per il
rifornimento ed autonomia.
Alcuni veicoli leggeri e bus a celle a combustibile a idrogeno
sono già disponibili sul mercato, e molti altri modelli, sia
pesanti, sia leggeri sono vicini al lancio commerciale; per il
trasporto leggero, Toyota, Hyundai, Stellantis e Bmw, per il Tpl
Bus Daimler, Solaris, Rampini CaetanoBus, Iveco bus, e Industria
Italiana Autobus, per il trasporto pesante Hyundai, Daf, Iveco,
Man, Daimler, Scania e Volvo; sui treni fra i costruttori ci sono
Alstom e Stadler, fra gli operatori interessati a progettualità con
treni a idrogeno Ferrovie Nord Milano, Ferrovie della Calabria,
Arst Sardegna, Ferrovie del Sud Est, Ferrovia Circumetnea; nel
trasporto navale Fincantieri, Grimaldi e nella logistica della
movimentazione materiali: Toyota Material Handling.
L'associazione auspica l'apertura di un tavolo di confronto e
approfondimento con i ministri competenti per poter fornire il
proprio contributo e supporto in una fase estremamente delicata che
vede alcuni bandi ancora aperti e la pianificazione annunciata il
17 gennaio da parte della Commissione europea del NetZero Industry
Act, il piano industriale per il Green Deal che ha identificato
l'idrogeno insieme a l'eolico, le pompe di calore, il solare tra i
settori cruciali per il raggiungimento dell'obiettivo emissioni
zero.
com/cos
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