Banche: Passera, gli anticorpi ci sono (Mi.Fi)
20 Marzo 2023 - 08:48AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il paragone tra l'instabilità di questi giorni e la grande crisi
del 2008 è scorretto. Non solo perché il quadro regolamentare è
profondamente cambiato da allora, ma anche perché il sistema
bancario si è profondamente irrobustito sia in termini di capitale
che di qualità dell'attivo. Ne è convinto Corrado Passera,
fondatore di illimity e banchiere di lungo corso che visse la crisi
del 2008 al vertice di Intesa Sanpaolo.
Domanda. Passera, vede affinità tra l'instabilità finanziaria di
questi giorni e l'inizio della crisi del 2008?
Risposta. Situazioni non paragonabili. Oggi in Europa, e non
solo, la situazione è completamente diversa dal punto di vista dei
rischi sistemici. Le banche europee sono molto più regolate,
vigilate e in questi ultimi anni hanno fatto moltissimo per
rafforzare il capitale e la qualità del proprio portafoglio
crediti. Sono stati inoltre introdotti strumenti efficaci per
affrontare situazioni di difficoltà. L'attuale situazione è molto,
molto più resiliente di quella del 2008.
D. La vicenda di Svb però riguarda gli Stati Uniti.
R. Infatti, quella vicenda li riporta indietro di 15 anni.
Alcune regole e meccanismi di vigilanza fondamentali che in Europa
consideriamo oggi consolidati e pressoché scontati, non sono stati
applicati in quella situazione. Svb era lontanissima dai parametri
utilizzati oggi dalle banche europee di ogni dimensione, dal punto
di vista della liquidità, della concentrazione dei rischi, della
patrimonializzazione. E, evidentemente, non era adeguatamente
vigilata.
D. Le viene in mente un precedente in particolare?
R. Sì, Northern Rock. Nel 2008 la banca inglese fallì perché
prestava quasi tutto a lungo e si finanziava sostanzialmente con
depositi a breve. Quando una banca eccede in questo tipo di
disallineamento delle scadenze, massimizza forse gli utili a breve,
ma si assume un grande rischio di liquidità. I depositanti,
infatti, possono richiedere indietro i propri soldi in ogni
momento. E' esattamente quello che è successo a Svb. La banca non è
stata in grado di far fronte alle richieste della clientela perché
aveva tutti i suoi asset investiti in crediti e in titoli a lungo
termine che, peraltro, avevano nel frattempo perso una parte
importante del loro valore. Il capitolo primo del manuale della
banca dice che se l'intermediario porta all'estremo il
disallineamento tra le scadenze, rischia di fallire. Su questo in
Italia e in Europa c'è un'attenzione rigorosissima da parte dei
regolatori. Molto prima di arrivare a una crisi, qui la Vigilanza
sarebbe intervenuta con richieste di ripristino della
liquidita.
D. C'era solo un problema di liquidità?
R. No. Oltre al problema della liquidità, Svb aveva concentrato
attività e passività in un unico settore: venture capital e start
up legati ad alcuni segmenti specifici. Un settore che peraltro
nell'ultimo anno ha subito pesanti perdite. Questo livello di
concentrazione per noi non è immaginabile data l'elevata attenzione
del regolatore sulla diversificazione delle attività e dei rischi.
Si è aspettato che le perdite non realizzate - la svalutazione dei
portafogli in funzione dei valori di mercato - azzerasse del tutto
il patrimonio della banca, prima di intervenire. Ma, a quel punto,
rimaneva solo il salvataggio.
D. Di chi sono le responsabilità?
R. Mi sembra un caso in cui si sono sommati gravi errori del
management, della regolamentazione e della vigilanza. Tante
criticità potevano essere affrontate e gestite molto prima, senza
arrivare al bank run. Un ulteriore grave errore è stata, a mio
parere, la decisione di estendere la garanzia di rimborso dei
depositi oltre la soglia di 250.000 dollari prevista negli Usa. Si
è trattato di un precedente che aggiunge incertezza nel sistema: da
ora in avanti tutti i depositi saranno sempre garantiti?
Investitori che depositano centinaia di milioni, se non miliardi, e
che hanno tutti gli strumenti per valutare l'affidabilità di una
banca, devono essere garantiti nelle loro scelte da soldi pubblici
o dai soldi dei cittadini-risparmiatori?
D. La vicenda di Credit Suisse presenta analogie con quella di
Svb?
R. Sarebbe forzato fare un parallelo tra Svb e Credit Suisse. In
Credit Suisse ci sono stati una serie di incidenti e problemi anche
gravi che hanno determinato un calo di fiducia in una fase
congiunturale molto delicata. La banca centrale svizzera è
correttamente intervenuta in tempo e penso che l'istituto abbia i
numeri per superare questa fase.
D. Che responsabilità ha la politica monetaria restrittiva delle
banche centrali, Fed e Bce, su queste crisi?
R. La politica monetaria può avere effetti divergenti sui due
obiettivi della stabilità dei prezzi e di quella del mondo
finanziario. Perseguirne uno con eccessiva ostinazione può
compromettere l'altro. Se da un lato era ovvio che dai tassi zero
bisognasse uscire, continuare solo su questa strada per combattere
l'inflazione può rivelarsi rischioso. Si dovrebbe intervenire anche
con altri strumenti, specie se l'inflazione deriva da problemi di
offerta e non di domanda, come accade in Europa. Se qui ci saranno
nuovi rialzi dei tassi, gli effetti negativi potrebbero essere
maggiori di quelli positivi ottenuti sul raffreddamento dei prezzi.
Penso non solo all'instabilità finanziaria, ma a credit crunch,
soprattutto per il mondo delle pmi e a possibili conseguenti
scenari recessivi. Oggi non sono all'orizzonte, ma qualora si
concretizzassero potrebbero avere anche pericolose ripercussioni
sociali e poi politiche. Molti populismi di questi ultimi anni
hanno la loro radice nella crisi finanziaria del 2008-2009.
D. Le crisi bancarie degli ultimi giorni riaccendono anche i
riflettori sulle disparità regolamentari nel mondo bancario
globale?
R. Assolutamente sì. Il problema delle diversità di trattamento
nella regolamentazione è un tema centrale per le banche. Dopo la
crisi del 2008-2009 si è reagito stabilendo una serie di regole
uguali per tutti e questo ha nel complesso rafforzato i sistemi
finanziari globali. Negli ultimi anni però l'amministrazione
americana ha colpevolmente cambiato rotta, elevando da 50 a 250
miliardi di dollari la soglia di attività al di sotto della quale
le banche sono esentate dalle regole e dai controlli più
stringenti. La regolamentazione è cruciale per tutelare
risparmiatori e investitori. Dove manca, ci sono effetti
devastanti. Penso per esempio al mondo cripto.
D. Sono le cripto il vero rischio sistemico oggi?
R. Nel mondo cripto oggi vedo opportunità di innovazione legate
alle tecnologie blockchain, da valorizzare anche se dobbiamo
evitare di far rientrare dalla finestra le transazioni anonime che
con fatica abbiamo fatto uscire dalla porta. Vedo invece grandi
rischi nei cosiddetti asset cripto. Sia chiaro: ognuno deve essere
libero di investire dove vuole, ma si deve assicurare sufficiente
informazione perché i risparmiatori sappiano che gli asset cripto
sono virtuali, manipolabili, energivori e volatili. Non ci sono
garanzie per la restituzione di quanto investito. Anche le
cosiddette stable coin, hanno dato spesso cattiva prova di essere
realmente stabili. Diverso è il discorso per le valute digitali
legali, come l'euro o il dollaro digitale. Le considero asset su
cui oggi è necessario investire visto che possono offrire a
famiglie e imprese tutti i vantaggi della valuta legale e degli
strumenti digitali. Non solo. Se l'Europa non accelererà su questo
fronte, faticherà a competere con USA e Cina, la seconda già molto
avanti nello sviluppo della loro moneta digitale. Quindi, non basta
dire cripto sì o cripto no, servono attente distinzioni e
soprattutto una decisa regolamentazione.
pev
(END) Dow Jones Newswires
March 20, 2023 03:33 ET (07:33 GMT)
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