Di fronte alla crisi, all'inflazione che corre e alle famiglie
che si impoveriscono tocca alle imprese innanzitutto fare la
propria parte: 'È il momento della responsabilità sociale delle
imprese', dice Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa
Sanpaolo, che devono utilizzare gli utili accumulati a favore dei
propri dipendenti, anche per evitare 'tensioni sociali' nel Paese.
Intesa Sanpaolo ha deciso di donare 500 euro una tantum agli 85
mila dipendenti del gruppo, una mossa da 50 milioni di euro. E il
banchiere è pronto anche ad altre azioni, annuncia dal palco del
congresso nazionale della Uilca a Roma, intervistato da Milano
Finanza. 'Io non escludo ulteriori iniziative se la situazione
dovesse ulteriormente peggiorare'. Mentre ha escluso in maniera
categorica di andare al governo come ministro: 'Faccio
l'amministratore delegato, voglio completare questo mandato e farne
un altro, se i miei azionisti lo vorranno. Se verrò richiesto di
consigli - come mi è capitato con molti governi, tutti inascoltati
- continuerò a darli. Ma certamente non esiste che io faccia un
mestiere diverso da quello dell'amministratore delegato di Intesa
Sanpaolo'.
Domanda. Che quadro post-elettorale vede, e come giudica la
reazione dei mercati?
Risposta. Noi stiamo sopravvalutando la visione che i mercati
possono portare nei confronti di un governo democraticamente
eletto. I governi - se hanno un consenso democratico e possono
garantire stabilità e fanno delle azioni in un contesto di creare
maggiore sostenibilità - non possono non essere apprezzati dai
mercati. Poi ci possono essere atteggiamenti di carattere
speculativo, come è accaduto in alcune fasi nel nostro Paese, ma in
questo contesto la reazione non mi sembra esagerata proprio perché
c'è la consapevolezza che il governo è stato voluto dalla
maggioranza degli italiani e che comunque ragionevolmente farà
delle cose che possono rafforzare la sostenibilità del nostro
Paese.
D. Qual è la sua analisi sullo spread e il debito pubblico
italiano?
R. È chiaro che un Paese come il nostro non può avere un
rapporto Btp/Bund che è superiore a quello della Grecia: è
inimmaginabile. Peraltro ci eravamo avvicinati a questi livelli
anche con governi precedenti, quindi non è certo accaduto con le
elezioni. Ma i fondamentali del nostro Paese sono molto più vicini
a quelli della Francia più che della Spagna, del Portogallo o della
Grecia.
D. Voi avete dato 500 euro a ogni dipendente, una tantum.
Perché? Quali sono le priorità che il governo dovrà affrontare?
R. Le priorità sulle quali lavorare in primis, come in tutti i
paesi del mondo, sono la povertà, l'inclusione sociale e le
disuguaglianze sociali: perché questo è un elemento che tocca non
soltanto i poveri veri ma anche i working poors, le tante persone
che lavorano, anche nelle banche, ma che in una fase come questa
sono toccati da un effetto inflazionistico che è per definizione
ingiusto, perché impatta di più su chi meno disponibilità
finanziarie. Ed è per questo che ho ritenuto di fare questo
intervento; 85 mila persone della banca saranno contente di aver
ricevuto 500 euro, un contributo di 50 milioni di euro messo a
disposizione dal gruppo.
D. L'inclusione sociale, dunque è la priorità?
R. Sì, lavorare sulla povertà e l'inclusione sociale credo
debbano essere la priorità numero uno di qualunque governo. In
Italia poi l'altro elemento di priorità assoluta è lavorare sul
Sud, perché dobbiamo dotarlo di tutte quelle cose che in questi
anni, incredibilmente, non sono ancora state fatte, cioè i porti,
l'energia solare.. È assurdo che in tutti questi anni non si siano
realizzate. E poi continuare con la realizzazione del Pnrr. Non
vedo come un chissà quale sacrilegio immaginare che ci possano
essere delle modifiche al Pnrr, entro dei binari stabiliti, purché
rafforzino la crescita del Paese. Poi bisogna essere sicuri di non
deteriorare la situazione del debito pubblico: dobbiamo raggiungere
un grado di indipendenza finanziaria dalla Bce e non rimanere
agganciati al bocchettone della Bce. Un Paese che ha oltre dieci
trilioni di ricchezza è inimmaginabile che possa trovarsi nella
condizione di dipendere da altri per sostenere il proprio debito
pubblico. Non bisogna farlo crescere e anzi ragionevolmente
ridurlo, anche attraverso la disponibilità di tutti gli immobili
pubblici - ne avete parlato voi a lungo nel vostro giornale; un
Paese che ha un patrimonio di immobili pubblici di oltre 400
miliardi di euro in mano allo Stato, che non è il miglior detentore
di immobili, è uno spreco. Credo comunque che l'Italia abbia dei
fondamentali talmente forti che è inimmaginabile che possa trovarsi
in una condizione di difficoltà nel prossimo futuro. Ma è
importante lavorare su queste priorità. L'ho detto a tutti i
governi, e non mi ha mai ascoltato nessuno.
D. Come si fa a sostenere il potere d'acquisto delle famiglie
contro l'inflazione? Alzando i salari?
R. È il momento in cui tutte le imprese devono dimostrare di
avere responsabilità sociale, perché è vero che le aziende - e ce
ne sono molte - saranno impattate da questo rialzo del costo
dell'energia, è anche vero che molte aziende hanno realizzato molti
utili, anche nell'anno passato. Quindi immaginare che un'azienda
che è andata bene l'anno scorso ma non riesce a fare molti utili
quest' anno non voglia usare l'autofinanziamento che ha messo da
parte per sostenere la situazione di disagio che sta crescendo nel
paese, lo considero contro la responsabilità sociale. Sappiamo che
ci sono imprese che hanno disponibilità tali da non dover
richiedere aiuti, o comunque da riceverne in misura minore, e che
devono cercare piuttosto di fare per conto proprio. Questo è il
momento in cui tutti dobbiamo rimboccarci le maniche.
D. Può dirlo perché Intesa Sanpaolo fa tanti utili
R. È vero che Intesa Sanpaolo fa utili, ma non è che noi non
stiamo subendo: abbiamo anche noi le rettifiche sui crediti della
Russia, abbiamo anche noi gli shock che nascono da condizioni
esogene e l'effetto dei tassi di interesse ancora non lo vediamo
sui conti economici delle banche. Credo che questo sia il momento
in cui tutti quelli che guidano o sono proprietari di aziende
debbano dimostrare di tenere a questo Paese. Poi, di centomila
aziende ce ne saranno diecimila in grande difficoltà e vanno
aiutate, ma le altre novantamila facessero la loro parte per
cercare di fare in modo che questo Paese possa superare quest'
anno. Perché parliamo di un anno, è da qui al 2023 la fase
complicata. È questa la responsabilità sociale dell'impresa, che
noi in Intesa Sanpaolo consideriamo una delle cose più importanti.
Fermo restando che dobbiamo generare quegli utili minimi per
remunerare gli azionisti, non è che ogni anno dobbiamo realizzare
gli utili massimi e ci deve pure aiutare lo Stato per realizzarli.
Credo che come in tutte le cose vada cercato un giusto equilibrio.
Si fa un diagnostico di chi sta realmente soffrendo, chi è più
impattato, e su questi si interviene. Ci sono molte iniziative che
il governo Draghi ha preso e secondo me vanno in questa direzione,
immagino che ce ne saranno altre. Ma io credo che ognuno di noi
prima di tutto debba cercare di non pesare sulle casse dello Stato
ma di fare in modo che una parte del margine dell'anno scorso possa
usarla a favore del capitale umano, che è la cosa più importante
che abbiamo in azienda. C'è un tema di coesione sociale, di
povertà, di disuguaglianze. Parliamo di numeri veramente
significativi, la tenuta sociale del paese che è una priorità
assoluta.
D. È favorevole quindi al mantenimento del reddito di
cittadinanza per evitare tensioni sociali?
R. Se il nome non piace si può chiamare in un altro modo; ma io
sono sempre stato a favore di una formula che - pur con le
correzioni per evitare non correttezze nell'utilizzo - lavori al
contrasto della povertà. Poi che per portare verso il lavoro
possano servire altre modalità, questo sì. Ma prima trovate lo
strumento, mettetelo in atto e poi togliete quello che c'è. Questo
è un momento in cui non si può scherzare con queste situazioni. Il
disagio sociale è un elemento importantissimo nel nostro Paese.
D. Che cosa teme per il 2023?
R. Dai tempi di Lehman Brothers, quando ero cfo di Intesa, di
crisi ne ho viste molte e penso di averle gestite portando ogni
volta la banca fuori dalla crisi più forte di come vi era entraì.
Oggi abbiamo di fronte uno scenario indubbiamente complesso; per le
banche ha un elemento mitigante rappresentato dalla crescita dei
tassi di interesse perché ci restituisce quello che ci ha tolto
negli anni passati. Come sistema bancario, per anni abbiamo
lavorato con i tassi negativi: significa che ogni volta che noi
reinvestivamo i soldi che prendevamo dai nostri clienti ci
trovavamo nella condizione di avere ricavi negativi, non positivi.
Quindi l'andamento esogeno ci sta restituendo quello che abbiamo
perso negli anni passati. Ce lo sta restituendo però in un momento
di ulteriore potenziale deterioramento delle condizioni
dell'economia reale del nostro paese, che dalle nostre stime
dovrebbe rimanere con un pil positivo ancorché in contrazione
rispetto al 2022, con un rimbalzo possibile e importante nel 2024.
Ma il 2023 è un anno in cui tutti dobbiamo porre attenzione
all'economia reale affinché il Paese non vada in recessione. Quindi
è fondamentale che ognuno si attivi per migliorare le condizioni
della propria azienda, e poi che il governo faccia i giusti
interventi per accelerare la crescita e non per determinare
elementi che la riducano.
D. Come giudica le mosse della Bce sui tassi?
R. La Bce ovviamente sta accelerando nella crescita dei tassi di
interesse ma ha fatto un esame diagnostico non corretto nel momento
in cui è nata la crisi: da molti mesi parlano di rialzo dei tassi,
e poi partono adesso con un rialzo significativo. E tutti dai paesi
del nord parlano della necessità di farli crescere ancora. Io credo
che questo andava bilanciato meglio alcuni mesi fa. Bisogna
bilanciare correttamente il rialzo dei tassi di interesse per non
esagerare e non mandare in recessione i diversi Paesi. In Italia
abbiamo comunque un vantaggio: siamo molto meno dipendenti dalla
Cina e da altre situazioni di complessità. Per le nostre aziende
che esportano l'unico punto di debolezza che vedo è il legame con
la Germania, perché è il vero Paese che potrà avere nel 2023 un
rallentamento superiore a quello dell'Italia. Però, se verranno
fatti i giusti interventi, se le aziende usufruiranno per la
liquidità delle iniziative che il governo Draghi ha approvato
nell'ultimo Consiglio dei ministri come le garanzie Sace per
consentire alle banche di finanziare le imprese superando questa
fase difficile, vedo un orizzonte che possa portare a un 2024 di
ulteriore crescita.
D. Che tipo di interventi porta avanti Intesa Sanpaolo in questa
fase?
R. Noi siamo il pilastro dell'economia reale di questo Paese,
abbiamo 500 miliardi di impieghi, un terzo del Pil del Paese, e
oltre un trilione di masse in gestione. In qualunque condizione di
mercato continueremo a erogare credito significativo: abbiamo
erogato fino a questo momento 40 miliardi, arriveremo per fine anno
a 70 miliardi, abbiamo messo a disposizione delle imprese 20
miliardi per superare questa fase della crisi energetica e ne
metteremo altri 8 miliardi afavore delle famiglie per superare
questo momento difficile. Vogliamo continuare ad essere un pilastro
dell'economia reale. E da questo osservatorio posso dire che il
Paese è solido, ha tutta la forza per arrivare al 2024 in
condizioni positive e di superare la fase di difficoltà legata alla
crisi energetica. Ma ognuno di noi deve fare la propria parte.
red
fine
MF-DJ NEWS
0308:41 ott 2022
(END) Dow Jones Newswires
October 03, 2022 02:41 ET (06:41 GMT)
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