L'aut aut dell'ad Giuseppe Marino ha avuto effetto. Ieri il Cda di Ansaldo Energia ha varato un aumento di capitale che si aggira attorno a 525 mln (300 mln freschi, 200 mln di conversione prestito soci, 25 mln conversione interessi di quest' ultimo) per sostenere il piano di rilancio.

Lo scrive il "Messaggero" precisando che l'iniezione di equity, entro l'anno, è indispensabile per far uscire la società dalle strettoie dell'art. 2446 codice civile: le perdite del primo semestre pari a 446 mmln sono superiori a un terzo del capitale che va ricostituito.

Oggi pomeriggio è in programma a Milano la nuova riunione del vertice di Ansaldo Energia con gli istituti creditori che avevano già incontrato il 3 novembre in Mediobanca, advisor della società assieme a Lazard, per illustrate le linee guida del piano industriale al 2027 preparato da Bcg che prevede una svolta del business verso attività green e nucleare: i ricavi al 2027 saranno 1,5 mld con un Ebit di 160 mln, il core business delle turbine si dimezzerà, lo storage e idrogeno al 25%, il nucleare al 10%.

Nell'incontro odierno, Marino preciserà la manovra finanziaria, imperniata sulla ricapitalizzazione accompagnata da una rinegoziazione del debito mediante allungamento delle scadenze: circa 1,1 mld, di cui 450 mln per cassa con Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnp, Hsbc, Commerzbank, Credit Agricole, SocGen, Santander, Barclays, Bpm e Sace come garante.

La terapia d'urto, spiega il quotidiano, è stata varata entro l'anno per evitare uno strappo manageriale che avrebbe acuito la crisi di Ansaldo Energia, provocata dall'attuale congiuntura negativa. L'assemblea della società a fine ottobre, aveva rinviato il rafforzamento patrimoniale al 2023 con l'impegno, formalizzato da Cdp equity, in una lettera di "valutare tutte le iniziative di intervento possibile, ivi compresa la ricapitalizzazione della società, eventualmente in concorso con altri soggetti".

Ma il 18 novembre Marino, incontrando le rappresentanze sindacali in occasione di uno sciopero improvviso dei dipendenti per denunciare lo stato precario in cui versa la fabbrica priva di prospettive, aveva garantito: "la ricapitalizzazione deve arrivare entro fine 2022".

E quando il leader della Fiom gli ha ricordato che l'assemblea aveva rinviato il rafforzamento al prossimo anno, egli ha preannunciato le dimissioni in assenza di un versamento del socio pubblico. Nei giorni successivi si sarebbe tenuto un confronto molto aspro a Roma fra Marino e i vertici di Cdp Equity ai quali ha ribadito la sua intenzione di lasciare nel caso in cui non ci fosse stato un intervento adeguato e immediato.

gug

 

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November 29, 2022 04:08 ET (09:08 GMT)

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