Lo scudo anti-rincari del Milleproroghe vale solo per i vecchi contratti fino a giugno per le bollette luce e gas, sui rinnovi non avrà efficacia. Lo stop ai rinnovi potrebbe ora essere inserito in un nuovo provvedimento, visti in tempi strettissimi del Decreto atteso in Gazzetta ufficiale entro fine anno. Il braccio di ferro e le valutazioni sul dossier sono andate avanti ieri fino a tarda sera per poi arrivare alla decisione di lasciare inalterata la norma prevista nella bozza circolata nei giorni scorsi. Sulle valutazioni dell'ultima ora hanno prevalso i nodi legali, non facili da sbrogliare, dopo la sentenza del Consiglio di Stato sul caso Iren.

Lo scrive il "Messaggero" precisando che le società fornitrici nei rinnovi dei contratti in scadenza potranno modificare le condizioni generali sul prezzo rispettando il preavviso di tre mesi. Confermata anche l'estensione di altri due mesi, fino a giugno 2023, della sospensione delle modifiche unilaterali ai contratti di luce e gas in vigore introdotta dal Dl Aiuti bis.

Formalmente la pronuncia del Consiglio di Stato vale solo per chi aveva fatto ricorso, e cioè per gli aumenti che Iren ha disposto a partire da dicembre, spiega il "Sole 24 Ore".. Ma le altre otto utility, tra cui Eni, Enel, Acea, A2A, Hera, devono attendere una pronuncia del Tar, presumibilmente nella seduta dell'11 gennaio, per avere riconosciuto per i loro casi lo stesso orientamento (dunque la sospensiva del provvedimento dell'Antitrsut in vista del pronunciamento nel merito del Tar stesso). Dopo Iren ed Enel, in queste ore anche Edison ha presentato ricorso al Tar del Lazio.

L'intervento del governo (che comunque non avrebbe avuto effetto retroattivo), prosegue il quotidiano rosa, è volto quindi a evitare la situazione di incertezza che si potrebbe creare in attesa dei vari pronunciamenti. La sostanza però non cambia: gli adeguamenti nei fatti sono stati legittimati dai giudici, tanto è vero che gli aumenti stanno scattando in questi giorni.

Depennare la norma cambierebbe ben poco. Altra cosa sarebbe se il governo decidesse, invece, di esplicitare il fatto che le modifiche non si possono fare nemmeno alla scadenza delle condizioni. A quel punto gli adeguamenti diverrebbero illegittimi, ma l'esecutivo si assumerebbe un elevato rischio economico: sarebbe un cambio delle regole in corsa e questo innescherebbe ulteriori ricorsi (peraltro con il precedente del Consiglio di Stato). A meno che, come hanno suggerito i giudici amministrativi, lo Stato non si sobbarcasse degli oneri economici derivanti dal differenziale del prezzo di vendita dell'energia e quello pagato dalle utility. Nella sostanza un price cap nazionale.

gug

 

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December 30, 2022 03:54 ET (08:54 GMT)

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