Calcio: Serie A evita fallimento grazie ad altri 889 mln aiuti (Mi.Fi.)
30 Gennaio 2023 - 9:05AM
MF Dow Jones (Italiano)
Fanno fallire una squadra di calcio, il Chievo Verona, con un
mostruoso paradosso. Non le concedono di sistemare le proprie
pendenze fiscali di 16 milioni a causa di una legge fatta per
salvare le aziende dalle conseguenze della pandemia. E mentre il
Consiglio di Stato, con un'acrobatica sentenza, spegne anche le sue
residue speranze, il nuovo governo patriottico è già al lavoro per
rendere ancora più odioso quel paradosso. Evita il fallimento delle
altre squadre consentendogli di sistemare pendenze fiscali di 889
milioni, proprio con la scusa che c'è stata la pandemia. Benvenuti
in Italia, patria del diritto. Non si può nemmeno immaginare cos'ha
provato il proprietario del Chievo Luca Campedelli, titolare di una
famosa industria dolciaria, la veronese Paluani, che ha subìto
anch'essa i catastrofici riflessi del fallimento della squadra di
calcio. Il Chievo, "che fino all'emergenza pandemica", dice il suo
avvocato Stefano De Bosio, "era in re" viene escluso dalla
Federcalcio dal campionato di B perché il decreto del governo di
Giuseppe Conte sospende l'emissione delle cartelle esattoriali fino
al settembre 2021 e quindi il club veronese non può materialmente
accedere alla rateizzazione delle imposte. Le altre squadre
professionistiche, invece, sono salve perché hanno rateizzato le
tasse prima di quel decreto. Non bastasse, "il fisco e la
Federcalcio si sono trovate a gestire da settembre 2021", insiste
De Bosio, "società gravemente insolventi col medesimo fisco, e per
non fare emergere il disastro hanno dovuto concedere di non pagare
le imposte correnti. La cosa è durata, per effetto di provvedimenti
del precedente governo, fino al 30 novembre 2022: è così divenuto
lecito persino non pagare alle relative scadenze le ritenute
fiscali e previdenziali sugli stipendi". E ora un nuovo regalo,
alla faccia di Campedelli, scrive MF-Milano Finanza.
Il quale avrà avuto modo di riflettere sul destino che la lobby
del calcio riserva ai non allineati. Ma anche al rapporto
incestuoso che lega quel mondo al Palazzo in un vortice di
conflitti di interesse Non che fra destra e sinistra ci siano
profonde differenze di sensibilità rispetto al calcio. Va però
detto che la maggioranza politica responsabile dell'ultimo
scandaloso regalo ai potenti club di serie A, gentilmente omaggiati
della possibilità di pagare le tasse in 60 comode rate proprio
mentre infuria la tempesta giudiziaria sulle plusvalenze, è
identica (pur con sigle leggermente diverse) a quella che governava
vent'anni fa, al tempo di altri imbarazzanti omaggi fiscali. Il
primo addirittura natalizio. Il 24 dicembre 2002 il secondo governo
presieduto dal padrone del Milan Silvio Berlusconi concede di
spalmare in dieci anni i debiti delle squadre di calcio, ovviamente
compreso il suo Milan che ne aveva per 242 milioni.
Nel 2003, dopo la finale di Champions League tutta italiana fra
Milan e Juventus, vinta dal club di Berlusconi ai rigori, viene
recapitato al Fisco un singolare interpello. Si chiede di sapere se
è corretto che sui diritti televisivi della Champions non si paghi
l'Iva. La risposta è la seguente: "Certo che no!". Con la
motivazione che "la prestazione" avviene a Ginevra, in Svizzera,
non appartenente all'Unione europea. Passi che l'utilizzo di quei
diritti avvenga in Italia. Milan e Juve ringraziano. Passa qualche
mese e la Lazio di Sergio Cragnotti sta fallendo. Deve al fisco 157
milioni e non sa dove prenderli. Allora si fa avanti un
imprenditore del settore delle pulizie, Claudio Lotito, che si
offre di comprare. Non prima di aver ottenuto, però, di pagare le
imposte, scontate, in 23 anni. Lo prevede un decreto dello stesso
governo Berlusconi, che autorizza l'Agenzia delle Entrate a
concludere transazioni con i contribuenti morosi. E il caso vuole
che due decenni dopo sia lo stesso Lotito a manovrare per far
ottenere ai club di serie A l'ultima super rateizzazione. Stavolta
da una posizione ben diversa. È senatore del partito di Berlusconi,
senatore a sua volta come anche Adriano Galliani, l'amministratore
delegato del Monza calcio: il nuovo club del Cavaliere. A
dimostrazione che il parlamento e la politica esercitano per i
padroni del pallone un'attrazione irresistibile. Fin dai tempi del
fascismo. Con la tradizione che si afferma sempre di più dal
dopoguerra in poi. Nomi pesanti del calcio sbarcano in politica.
"Un grande Napoli per una grande Napoli" è lo slogan della campagna
elettorale di Achille Lauro. E può il presidente della Roma Dino
Viola evitare di candidarsi al senato con la Dc nel 1983 dopo che i
giallorossi hanno appena vinto il secondo scudetto della storia? In
Senato occupa il seggio democristiano che fino al 1979 è stato
dell'ex presidente della Juve e della Federcalcio Umberto Agnelli.
E si ritrova collega di partito del presidente del Bari Antonio
Matarrese, in procinto di assumere la presidenza della Federcalcio.
Poltrona che vent'anni più tardi conquisterà un altro onorevole
democristiano, allora in forza all'altro ramo del parlamento:
Giancarlo Abete. E si potrebbe andare avanti, ricordando anche le
decine di calciatori che hanno scelto la strada della politica. Ma
il calcio è così tenuto in palmo di mano dalla politica da riuscire
a incassare favori anche a sua insaputa. Succede nel 2019 con il
primo governo grilloleghista di Conte. L'articolo 5 del cosiddetto
decreto "Crescita" per favorire il "rientro dei cervelli"
stabilisce che chi viene a lavorare in Italia per almeno due anni
dopo averne trascorsi almeno due all'estero paga le tasse su appena
il 30 per cento del reddito. Ma siccome la norma non prevede
paletti di alcun tipo, la cosa può riguardare tutti. E chi
normalmente viene dall'estero a lavorare in Italia, per giunta con
redditi elevatissimi? Ovvio: i calciatori e gli allenatori.
L'Agenzia delle Entrate non sa dire quante tasse abbiano
risparmiato dal 2019 allenatori e calciatori. Ma è certo che grazie
a questa bella pensata del governo a trazione M5s una bella fetta
degli stipendi stellari dei lavoratori della pedata la paghiamo
noi.
red
fine
MF-DJ NEWS
3008:49 gen 2023
(END) Dow Jones Newswires
January 30, 2023 02:50 ET (07:50 GMT)
Copyright (c) 2023 MF-Dow Jones News Srl.
Grafico Azioni Juventus Football Club (BIT:JUVE)
Storico
Da Mar 2024 a Apr 2024
Grafico Azioni Juventus Football Club (BIT:JUVE)
Storico
Da Apr 2023 a Apr 2024