Di Francesca Gerosa (Milanofinanza.it)

I fondamentali delle grandi banche italiane restano solidi. I risultati del primo semestre di quest'anno sono stati rassicuranti, così come le previsioni per il resto dell'anno, secondo quanto riporta Marco Troiano, team leader di Scope Ratings, in una nota vista in anteprima da milanofinanza.it. In effetti, le banche italiane hanno registrato un aumento dei ricavi e degli utili in tutti i settori. La crescita economica, l'aumento dei prestiti, l'aumento dei tassi di mercato e le basse perdite sui crediti sono stati i fattori chiave della forte performance, spiega l'esperto.

"La resilienza dei ricavi non è stata una sorpresa data la forte crescita dell'economia italiana e dei dati di settore che indicano un aumento sia dei volumi di prestito sia dei tassi di interesse sui prestiti. Le banche sono state in grado di compensare le pressioni inflazionistiche attraverso le azioni di riduzione dei costi pianificate da lungo tempo, mentre le perdite su crediti sono rimaste ai minimi storici con un ratio Npl medio lordo al 3,7%, in calo di 50 pb rispetto all'inizio dell'anno e non ci aspettiamo che le banche si fermino qui. Per le otto banche italiane nel nostro campione, il rendimento del capitale proprio nel primo semestre 2022 è stato di circa il 6,5%", ha osservato Troiano, aggiungendo che su base annua il margine di interesse è cresciuto per la maggior parte degli istituti domestici.

Parallelamente è cresciuta la componente commerciale del margine di interesse grazie ai maggiori volumi di impiego e in parte al rimbalzo dei tassi sui prestiti, soprattutto per i nuovi mutui. Infine, il margine di interesse è stato favorito dall'aumento dei rendimenti obbligazionari e dall'apprezzamento della cedola dei titoli indicizzati all'inflazione (in particolare nel caso della Banca Popolare di Sondrio). La crescita economica italiana ha continuato a sostenere le commissioni nette delle banche, sebbene la performance non sia stata omogenea. In particolare, le banche con una maggior dipendenza dalla gestione patrimoniale sono state colpite dai mercati azionari ribassisti, ad esempio Intesa Sanpaolo, che hanno ridotto le commissioni di performance.

I costi operativi sono diminuiti su base annua nel primo semestre. Sebbene la struttura dei costi delle banche sia meno influenzata dai prezzi dell'energia rispetto ad altri settori, l'inflazione ha colpito i costi amministrativi. Tuttavia, gli istituti di credito italiani sono stati generalmente in grado di compensare tali pressioni attraverso misure di riduzione dei costi. Le banche che hanno mostrato un aumento dei costi sono state quelle che hanno accelerato gli investimenti, ad esempio nella digitalizzazione o in iniziative strategiche ( Mediobanca ha potenziato la rete distributiva nella sua divisione di wealth management). Il cost/income del settore è sceso da oltre il 58% in media nel primo trimestre del 2021 al 56,5% nel primo semestre del 2022.

Mentre nei primi sei mesi del 2022 il costo del rischio delle banche italiane è sceso dai 55 pb del 2021 a una media di 43 pb. Questo è stato il risultato di quattro fattori principali, chiarisce Troiano: i tassi di insolvenza sono ancora ai minimi storici, il parziale ribaltamento degli overlay correlati alla pandemia, la bassa esposizione diretta o indiretta a Russia, Ucraina e Bielorussia, ad eccezione di Unicredit e Intesa Sanpaolo, l'esposizione limitata ai settori ad alta intensità energetica, che secondo Banca d'Italia rappresentavano l'8,5% dei prestiti alle imprese nel 2021. La probabilità di default a un anno nei settori ad alta intensità energetica è risultata inferiore anche alla media degli altri settori, 1,2% vs 1,9%, secondo i dati AnaCredit. I management hanno offerto indicazioni confortanti per il resto dell'anno, con un costo del rischio per l'intero anno previsto intorno a 40 punti base, in media.

I costi sono sotto controllo e i trend positivi della qualità degli attivi rimangono intatti, "per ora", precisa l'analista. In media, le banche italiane sono ben capitalizzate nonostante le generose politiche di distribuzione (a giugno 2022 la posizione patrimoniale delle banche italiane era solida, con un buffer MDA medio sui requisiti Cet1 di circa 560 pb. In media, il Cet1 ratio è diminuito di oltre 40 punti base nei primi sei mesi dell'anno). "Il margine d'interesse core beneficerà sempre più dei rialzi dei tassi d'interesse. Certo, le prospettive per le commissioni nette sono meno visibili, ma l'inflazione e la crescita economica dovrebbero essere di supporto", continua.

Troiano poi non prevede un'oscillazione significativa della redditività nella seconda metà del 2022 nonostante uno scenario macroeconomico più sfidante. I benefici per il margine di interesse dell'aumento dei tassi ufficiali, ora previsti intorno allo 0,50%/0,75% a fine anno, saranno considerevoli, nell'ordine dell'8%-20% circa rispetto ai livelli del 2021, a seconda delle caratteristiche del modello di business delle banche e della composizione del bilancio. Tuttavia, il pieno impatto sui margini si realizzerà solo nel 2023.

Unicredit e Intesa Sanpaolo tengono sotto controllo la loro esposizione alla Russia, ma le strategie di uscita non sono ancora chiare. Nel secondo trimestre, Unicredit ha ridotto in modo rilevante la sua esposizione transfrontaliera alla Russia (di oltre 2,7 miliardi di euro, da 5,5 miliardi a 3,8 miliardi), mentre per Intesa Sanpaolo il calo è stato meno marcato rispetto a Unicredit (-400 milioni di euro dall'inizio della guerra). Dopo gli accantonamenti iniziali presi nel primo trimestre di quest'anno, l'impatto sugli utili e sul capitale dovrebbe essere contenuto, considerando la solidità finanziaria dei clienti russi e la resilienza delle attività locali. I due gruppi hanno cercato soluzioni per uscire dal mercato a costi contenuti, senza fornire una strategia chiara.

"Siamo più cauti sul 2023. Man mano che gli effetti di base e gli stimoli alla crescita economica, dovuti alla domanda repressa svaniscono, è probabile che la crescita dell'Italia converga verso una normalità poco stimolante. Mentre il margine di interesse core è visto espandersi grazie all'aumento dei tassi, la qualità dei prestiti potrebbe iniziare a deteriorarsi", ha avvertito Troiano, vedendo rischi al ribasso legati al contesto economico generale e all'instabilità politica. La crisi energetica comporta inevitabilmente dei rischi al ribasso, così come il rallentamento globale, in parte una risposta politica alla minaccia inflazionistica. Inoltre, le elezioni lampo del 25 settembre "potrebbero innescare una nuova fase di volatilità sugli asset italiani sensibili alla fiducia, che potrebbe danneggiare i ricavi delle banche italiane, i costi di finanziamento e, negli scenari più gravi, la capacità di attingere ai mercati per i fondi wholesale", ha concluso l'esperto di Scope Ratings.

red/cce

 

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August 09, 2022 08:49 ET (12:49 GMT)

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