Il passaggio di mano di Prelios potrebbe essere una delle operazioni più rilevanti per il 2023 della finanza italiana. In lizza per il gruppo presieduto da Fabrizio Palenzona e guidato da Riccardo Serrini c'è la Ion di Andrea Pignataro che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, proprio in queste settimane starebbe discutendo con un pool di banche americane il finanziamento dell'operazione. La cifra su cui si sta ragionando sarebbe vicina ai 750 milioni mentre a tirare le fila del consorzio potrebbe essere Jp Morgan, istituto che in passato ha già lavorato diverse volte con Pignataro.

Se tutto andrà come previsto, un accordo con le banche potrebbe essere raggiunto in tempi brevi, mentre il punto di svolta nelle discussioni tra Ion e il fondo Davidson Kempner (attuale proprietario di Prelios e assistito nella trattativa da Goldman Sachs) dovrebbe arrivare entro il primo trimestre dell'anno. Va detto che le aspettative di prezzo del venditore sono ambiziose (nei mesi scorsi era circolata la cifra di 1,4 miliardi), ma Ion appare determinato.

Pignataro del resto ha già fatto molte operazioni rilevanti sul mercato italiano. In prima battuta l'imprenditore ha comprato Cedacri, il leader tricolore nei servizi informatici integrati per banche, istituzioni finanziarie, assicurazioni e società di servizi, mettendo sul piatto 1,5 miliardi. Quindi, insieme al Fsi guidato da Maurizio Tamagnini e al Fondo sovrano di Singapore (Gic), ha lanciato un'opa su Cerved, la public company milanese attiva nelle informazioni commerciali e nella gestione dei crediti deteriorati.

Negli ultimi mesi Ion è entrata anche nel capitale di Banca Mps con un investimento da 50 milioni nel corso dell'ultimo aumento di capitale da 2,5 miliardi. E oggi il gruppo di Pignataro è a caccia di nuove opportunità sul mercato italiano per costruire tassello dopo tassello un gruppo basato sull'ingegnerizzazione dei dati finanziari.

Veniamo a Dk. Entrato nel capitale nel 2017, dopo un accordo con il nocciolo duro di azionisti composto allora da Pirelli, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Fenice, ora il fondo americano, al termine di un turnaround e di un ritorno a una redditività crescente che ha portato in cinque anni il gruppo a salire da 300 a circa 750 dipendenti, è pronto per vendere. Di ipotesi ne sono state esplorate diverse, da Intrum e Tinexta fino a Banca Progetto. Secondo vari osservatori però le discussioni con Ion sarebbero in fase più avanzata rispetto alle precedenti e questa volta un deal potrebbe essere vicino.

red

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