Novamont: Bastioli, verso quotazione a Piazza Affari (Mi.Fi.)
01 Agosto 2022 - 10:02AM
MF Dow Jones (Italiano)
Sei anni di arbitrato. Poi l'intesa. Il 25 marzo Novamont e
Versalis ( Eni) hanno firmato l'accordo transattivo che chiude la
controversia sulla jv Matrica, creata per riconvertire la
petrolchimica di Porto Torres. Lo scontro si è concluso, per
Novamont, con un aumento di capitale da 141 milioni, attraverso cui
Versalis è passata dal 25 al 35% della società e con
l'accantonamento di 151 milioni in oneri futuri di partecipazioni.
Un prezzo alto, già incorporato nel bilancio 2021 della azienda di
Novara che affonda le radici nella scuola di scienza dei materiali
Montedison e che dal 1989 è diventata leader nel mondo delle
bioplastiche lanciando il Mater-B, di cui sono fatti gli shopper
compostabili. Il bilancio evidenzia una forte dinamica industriale:
i ricavi crescono del 44% a 414 milioni, l'ebitda è a 50 milioni
(-6%). Il risultato netto è invece negativo per 136,3 mln (-313,7
rispetto all'esercizio precedente) a causa del conto pagato per
l'accordo.
Nella sua prima intervista dopo il superamento dell'arbitrato
Catia Bastioli, ceo di Novamont, ha anticipato a ClassCnbc
strategia e priorità della nuova fase. Senza escludere un futuro in
Borsa, partendo dalla valorizzazione post aumento di 1,4 miliardi,
anche se a decidere saranno i soci. Ovvero al 65% i fondi NB
Reinassance e Investitori Associati, oltre a Versalis stessa.
Domanda. Bastioli, da dove riparte Novamont?
Risposta. L'accordo è molto importante, non solo come soluzione
dell'arbitrato, ma perché segna il rilancio della partnership. La
strategia di Versalis e Novamont è finalmente riconosciuta nei
fatti e non solo a parole. Ricominciamo a costruire insieme e vedo
grandi opportunità: partiamo da un'incredibile piattaforma che
integra agricoltura, rifiuti, chimica, biotecnologie ed energie
rinnovabili.
D. In passato non siete andati d'accordo. Perché il futuro
dovrebbe essere diverso?
R. Era una collaborazione nata con certe idee, che poi si è
bloccata nel tempo. Oggi, però, entrambe le società vedono la
bio-economia come grande motore di trasformazione e hanno un piano
in comune. Abbiamo entrambi investito in Matrica ed investiremo
ancora per portare la società a break-even. Per noi è un anello
fondamentale della strategia, sia perché simbolo della
rigenerazione dei territori sia perché può vantare due prodotti
fondamentali: l'acido azelaico e quello pelargonico. Il primo serve
per le bio-plastiche, il secondo è un erbicida naturale in grado di
ridurre l'impatto della chimica in agricoltura. Funziona
meravigliosamente. Stiamo aspettando le autorizzazioni. Speriamo
arrivino rapidamente.
D. Oltre ai tempi, quali sono le sfide?
R. Prendiamo le nostre bioplastiche per sacchetti e imballaggi
che sfruttano i monomeri rinnovabili. Oggi competono con prodotti
in arrivo dalla Cina che non pagano tasse sulla Co2. Noi abbiamo
investito in grandi impianti in Europa, dove paghiamo per la Co2
emessa secondo lo schema dell'European Trading System. Mentre sui
prodotti importati dalla Cina non si paga nulla, anche se hanno
impatti ambientali del 60 o 70% maggiori.
D. Sta dicendo che il mercato dei prodotti biodegradabili è
pieno di falsi?
R. È un problema in più. In Italia e Francia i sacchetti per la
frutta devono avere un contenuto di rinnovabile al 60 o 50%. Molti
prodotti in circolazione, invece, sono ampiamente sotto questo
valore. E non è tutto: dal punto di vista della biodegradabilità ci
sono prodotti totalmente «fake». Almeno 20 mila tonnellate di
shopper in circolazione sono ancora falsamente biodegradabili. E
nessuno ha le competenze per vigilare. Serve inserire il tema della
bioeconomia circolare nelle strategie italiane ed europee.
D. Il Pnrr lo ha messo al centro...
R. Solo a parole però. Quello che serve è la logica sistemica
che noi spingiamo da sempre. Non basta pensare all'energia
rinnovabile, ma bisogna rivolgere l'attenzione anche ai prodotti
generati dagli scarti naturali che riducono l'impatto
ambientale.
D. Il bilancio da cui siamo partiti è del 2021. Come sta andando
quest'anno?
R. Nella prima parte del 2022 abbiamo sofferto per il rincaro
dell'energia, ma l'andamento è ancora molto positivo. La sfida
arriva adesso. Penso che la cosa più importante sarà la risposta
del Paese ai prodotti «fake» che sono sul mercato.
D. I vostri azionisti di controllo sono gli stessi due fondi da
metà degli anni '90. Una anomalia per il private equity. L'exit
oggi è più vicina?
R. Neuberger Berman e Investitori Associati ci hanno
accompagnato e sostenuto per vent'anni perché credevano in questo
progetto. Oggi ci possono essere tante possibilità da esplorare.
Immagino che guarderanno con attenzione tutte le strade, mettendo
al centro la salute dell'azienda che anche quest'anno è stata
confermata unica, nella categoria «Chemicals», ad ottenere il
riconoscimento «BCorp Best for the World».
D. L'aumento di capitale vi assegna una valorizzazione da un
miliardo e 400 milioni. C'è la borsa nel vostro futuro?
R. Decideranno gli azionisti. È importante che quanto abbiamo
fatto sia ora valorizzato e resta aperta sia la possibilità di
entrare in Borsa sia quella di fare altre alleanze. Ma la cosa
fondamentale è avere tecnologie organiche alla nostra crescita e
una strategia chiara su dove vogliamo andare. Questo facilita
eventuali partnership e anche un'eventuale quotazione.
D. Faciliterà anche nuove acquisizioni? L'ultima l'avete fatta
l'anno scorso con la norvegese Bio Bag...
R. Diciamo che guardiamo con interesse a tutto quello che ci
circonda. Se ci saranno opportunità, le coglieremo.
alu
fine
MF-DJ NEWS
0109:46 ago 2022
(END) Dow Jones Newswires
August 01, 2022 03:47 ET (07:47 GMT)
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