PER SALVARE L'ITALIA: La ricetta per la Borsa(Mi.Fi.)
29 Agosto 2022 - 8:20AM
MF Dow Jones (Italiano)
Nell'ambito della campagna Per Salvare l'Italia promossa da
MF-Milano Finanza e da tutti i media di Class Editori proponiamo
gli interventi di Marcello Bianchi e Stefano Micossi, vicedirettore
generale e direttore generale di Assonime.
La crisi del mercato dei capitali italiano dura da lungo tempo e
riflette una crisi dell'intero eco-sistema che dovrebbe sostenerne
lo sviluppo. Le cause hanno profonde radici in debolezze storiche
del sistema nazionale, quali l'inefficienza del sistema della
giustizia civile e penale, l'incertezza e la variabilità del
sistema fiscale sulle imprese, il limitato sviluppo dell'industria
dei servizi finanziari, oltre a una strutturale reticenza culturale
delle imprese a intraprendere il salto di trasparenza richiesto per
accedere al mercato dei capitali. Anche gli approcci di vigilanza
hanno tardato ad adeguarsi alla crescente concorrenza di sistemi
più dinamici.
Il peso della capitalizzazione del mercato principale rispetto
al pil si era avvicinato alla fine degli anni '90 a quella degli
altri principali Paesi dell'Europa continentale sotto la spinta
della massiccia campagna di privatizzazioni e della sistematica
riforma del sistema delle regole, culminata nel Testo Unico della
Finanza, entrambe guidate dall'allora direttore generale del Tesoro
Mario Draghi. Da allora si è assistito a un graduale declino cui ha
contribuito una progressiva divaricazione del sistema normativo
italiano dagli standard internazionali, con una moltiplicazione di
oneri e rischi per le società quotate scoraggiando l'accesso al
mercato. Negli ultimi anni alcuni dei maggiori gruppi industriali
di matrice italiana hanno scavalcato gli oneri del sistema italiano
spostando all'estero la sede sociale della principale holding del
gruppo o ricorrendo alla quotazione sulle piazze finanziarie
internazionali più dinamiche: oggi quasi un quarto della pur
modesta capitalizzazione del mercato nazionale è rappresentato da
gruppi italiani che hanno trasferito all'estero la sede; alcune
delle più importanti nuove quotazioni di società italiane sono
avvenute su mercati esteri. La rigidità del sistema italiano
rischia di diventare un pesante ostacolo allo sviluppo del mercato.
Se si guarda all'evoluzione recente dei mercati internazionali, si
nota che le piazze finanziarie dove le nuove quotazioni stanno
registrando una crescita significativa (New York, Amsterdam,
Stoccolma) sono quelle i cui sistemi regolatori, mantenendo un
livello di protezione elevato per gli investitori, sono più
flessibili e consentono alle imprese di sperimentare forme e
strumenti innovativi di accesso al mercato: dalle azioni a voto
multiplo alle varie forme di direct listing.
Il Mef ha recentemente pubblicato un Libro Verde per promuovere
la competitività dei mercati finanziari italiani che sembra
condividere queste preoccupazioni facendo proprio l'obiettivo di
una maggiore flessibilità dell'ordinamento. È importante che questa
diagnosi si traduca in un piano d'azione che riconsideri almeno
alcuni dei principali elementi di peculiarità della disciplina
italiana, molti dei quali sono stati introdotti come reazione agli
scandali societari dell'inizio degli anni 2000.A distanza di 20
anni il sistema di governance è molto maturato, grazie anche
all'autodisciplina, e sono state adottate regole estremamente
rigorose sui conflitti di interesse degli azionisti di controllo e
dei manager, che costituivano il principale problema all'origine di
quelli scandali.
Oggi però è possibile superare la fase emergenziale e tornare
allo spirito del Testo Unico. In particolare, si potrebbe aprire
una riflessione sul sistema di nomina degli amministratori delle
società quotate. Nella sua versione originale il Tuf del 1998
lasciava questa area alla piena autonomia statutaria delle società,
coerentemente con l'impostazione del Codice Civile e con quanto
avviene in tutti gli altri Paesi, mentre aveva imposto per il solo
collegio sindacale delle società quotate un voto basato su liste di
candidati con l'obbligo di rappresentanza delle minoranze.
L'estensione di questo sistema all'elezione del cda fece parte
degli interventi emergenziali e ha sicuramente prodotto risultati
positivi, tuttavia presuppone una chiara distinzione tra liste di
maggioranza presentate dall'azionista di controllo e liste di
minoranza presentate dagli azionisti di mercato. È un confine non
sempre tracciabile, soprattutto nelle società a proprietà più
diffusa. L'evoluzione degli assetti proprietari, prevalentemente
nelle società di maggiori dimensioni dove si è più frequentemente
manifestato il cortocircuito del voto di lista (inversione
maggioranza-minoranze), e il mutato contesto di riferimento europeo
che tende a responsabilizzare lo stesso cda nel processo di nomina
degli amministratori dovrebbero imporre una riflessione
sull'adeguatezza dell'attuale sistema.
Un quadro normativo più flessibile potrebbe consentire alle
società di adottare il sistema di nomina degli amministratori più
funzionale alle loro esigenze e ai loro assetti proprietari, anche
sulla base delle prassi prevalenti a livello internazionale. Queste
offrono un ampio ventaglio di strumenti, dalla presentazione di una
lista da parte del cda uscente, sulla base di procedure trasparenti
e sostenute da un'efficace autovalutazione e definizione delle
caratteristiche ottimali della composizione del consiglio, alla
previsione di una scadenza differenziata dei componenti (staggered
board) e al voto sui singoli candidati. Starà poi al mercato
esprimersi sulle scelte effettuate e individuare le migliori
prassi.
Per superare il sottosviluppo del mercato italiano bisognerebbe
quindi rivitalizzare l'Agenda Draghi. A tal fine il governo che
uscirà dalle elezioni dovrebbe avviare, nel quadro delle riforme
strutturali funzionali alla realizzazione del Pnrr, una profonda
revisione del Tuf per recuperare il gap accumulato nei confronti
dei competitor europei e internazionali ridefinendo anche compiti e
funzioni dell'autorità di vigilanza, introducendo tra i suoi
obiettivi, come avviene in altri grandi Paesi, quello di favorire
l'accesso al mercato dei capitali.
red
MF-DJ NEWS
2908:04 ago 2022
(END) Dow Jones Newswires
August 29, 2022 02:05 ET (06:05 GMT)
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