Auto: per transizione a elettrico la soluzione della Motor Valley è lavorare meno
28 Febbraio 2023 - 8:55AM
MF Dow Jones (Italiano)
Lavorare meno per lavorare tutti, soprattutto nel comparto auto
quando si deve affrontare una rivoluzione come la transizione verso
la mobilità elettrica. Gli esempi non mancano. E sono per lo più
concentrati nella Motor Valley, tra Toyota, Lamborghini, Ducati e
Bosch. Aziende che i leader dei sindacati metalmeccanici, dal
numero uno della Fim-Cisl Roberto Benaglia ai segretari della Uilm,
Rocco Palombella, e della Fiom, Michele De Palma, prendono come
base per proporre la stessa ricetta: riduciamo le ore di lavoro, a
parità di salario, per evitare che l'impatto sociale della
transizione verso l'elettrico sia eccessivo, dai 60.000 a 120.000
posti di lavoro persi, a seconda delle previsioni. Il tutto, però,
dovrebbe essere sostenuto da una dose di contributi pubblici.
Le intese raggiunte in alcune aziende del bolognese, a partire
dalla Toyota Material Handling Manufacturing Italy, sono un punto
di partenza, spiega Repubblica. La multinazionale giapponese nei
due stabilimenti di Borgo Panigale e Crespellano, dove 750 addetti
producono carrelli elevatori elettrici, ha turni diversi dalle
canoniche 8 ore. O meglio. La paga è quella delle 8 ore, ma gli
addetti in produzione lavorano 7 ore. E non mancano formule
particolari, come ad esempio il part-time di emergenza che può
essere richiesto per un solo mese. Un sistema che funziona, non
solo a detta dei rappresentanti dei lavoratori.
"Dopo più di un anno gli effetti sono positivi - sottolinea
Simone Selmi, segretario della Fiom di Bologna - si tratta di
accordi che nella nostra area affondano le radici in una prassi
consolidata di conciliazione tra vita e lavoro". Il cosiddetto
"turno alla bolognese", quello più corto del contratto nazionale.
"Una conciliazione che aumenta però la produttività e i posti di
lavoro", dice Selmi. D'accordo anche il collega Giuseppe Lelli
della Uilm di Bologna: "è vero, l'azienda paga 8 ore a fronte di un
turno di 7, ma non c'è nulla di regalato perché le performance
migliorano. Questo è un dato di fatto che abbiamo potuto verificare
anche di recente".
La Toyota bolognese è in piena crescita: incrementi del 30%
degli ordini e spazi negli stabilimenti limitati. E poi circa 130
assunzioni nell'ultimo anno. "E' vero, l'orario compatto a sette
ore migliora l'efficienza, abbatte in maniera consistente
l'assenteismo, anche se per noi il costo del personale aumenta",
sottolinea il capo delle risorse umane dei siti bolognesi della
multinazionale nipponica, Michele Fruzzetti. Sarebbe possibile lo
stesso accordo in una situazione differente, non espansiva, come
nel caso delle fabbriche in Emilia Romagna della Toyota? "Non allo
stesso modo - risponde Fruzzetti - lavorare meno a parità di
salario e di diritti è difficile in una situazione di difficoltà
aziendale o trasformazione. Si può scegliere come strada, ma anche
i lavoratori devono mettere qualche cosa per compensare". Che ci
sia una riduzione dello stipendio o delle ore di permesso. Insomma,
qualche forma compensativa.
Toyota non è l'unica. Anche alla Ducati gli operai che
assemblano le moto lavorano 7 ore e vengon o pagati 8, e nel
reparto macchine utensili, dove il ciclo è continuo, la media
settimanale è di 32 ore non 40. In Lamborghini i turni di giorno
sono di 7 ore, pagate 8, ma la notte si scende a 6 ore. "La
riduzione dell'orario per noi è una prassi - dice Selmi della Fiom
- sono pochissime quelle che non lo applicano". Anche alla Bosch di
Modenae Reggio, in casi particolari, l'orario può scendere a 33 ore
e mezza contro le 40 previste. "Questa è la strada giusta anche per
affrontare la transizione verso l'elettrico - dice Selmi - ma per
sostenere il passaggio verso l'elettrico deve intervenire lo Stato
che, a fronte di finanziamenti e nuovi ammortizzatori, sostiene la
formazione e la conversione dei lavoratori".
cos
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February 28, 2023 02:40 ET (07:40 GMT)
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