Ambiente: ceramiche all'idrogeno verde e stabilimenti a impatto zero (Sole)
26 Gennaio 2023 - 10:17AM
MF Dow Jones (Italiano)
Tutto inizia con una telefonata. Al gruppo Iris Ceramica è
sempre così. Romano Minozzi, 85 anni, fondatore dell'azienda
emiliana nel 1961 e presidente ancora in carica e attivo, chiama la
figlia Federica, amministratore delegato. Parte una di quelle
richieste che farebbe fare a chiunque un salto sulla sedia: 'ho
deciso che non dobbiamo più inquinare. Dobbiamo produrre a
emissioni e residui zero'.
Non è la prima richiesta visionaria ma categorica. Federica e il
management di Iris, 550 milioni di fatturato, quartier generale a
Fiorano Modenese, impianti a Castellarano, Fiorano e Sassuolo,
stabilimenti e uffici in otto Paesi nel mondo, sono abituati alle
apparenti improvvisate del presidente-fondatore. La telefonata è
del 2018. Il dibattito europeo sulle emissioni zero nel 2030 o nel
2050 è agli albori, ma Romano Minozzi, un imprenditore che negli
anni Sessanta affiggeva nei suoi stabilimenti manifesti con scritto
'Economia uguale Ecologia' è già avanti.
Federica, racconta il Sole 24 Ore, convoca il responsabile della
ricerca, Domenico Marchi, che propone un piano in due fasi:
"dobbiamo eliminare subito gli inquinanti e in parallelo dobbiamo
lavorare sull'abbattimento delle emissioni di CO2". I livelli sono
già la metà di quelli della media del settore e ampiamente sotto i
limiti imposti dalla legge. Ma il diktat è emissioni zero, il punto
d'arrivo di un percorso iniziato con l'avvio dell'azienda. Marchi
riuscirà ad arrivare a zero residui, con il tempo, molta fatica e
la consulenza dell'Università di Milano. "L'ultima misurazione, di
qualche settimana fa - racconta Minozzi - è stata inferiore ai 2
microgrammi sui 50 previsti dalla legge. Ma i tecnici ci hanno
spiegato che siamo sotto il margine di errore della macchina.
Credo, e spero, che mio padre possa essere soddisfatto".
Resta da risolvere il nodo delle emissioni di CO2. La soluzione
di Marchi è in due fasi: dapprima l'efficientamento per la
riduzione, poi la conversione dello stabilimento a idrogeno verde
per l'azzeramento delle emissioni. Qui occorre aprire una
parentesi. Minozzi, oltre che imprenditore creativo è anche un
investitore di primo livello nel panorama finanziario italiano. La
rivista Forbes gli attribuisce un patrimonio di 1,6 miliardi di
euro che nel tempo è stato investito in imprese strategiche, tra
cui Snam, di cui Minozzi è secondo azionista con il 7,5% del
capitale ed è stato ascoltato membro del consiglio
d'amministrazione. In quel periodo Snam valuta l'idrogeno e ne
studia le possibili applicazioni. Romano Minozzi decide di cogliere
la palla al balzo e di esplorare la strada della produzione di
idrogeno verde da utilizzare nel polo produttivo di Castellarano.
E' il primo in Italia.
"L'idrogeno verde - dice Federica Minozzi - è la seconda gamba
del progetto emissioni zero, ma è una strada impervia. Le
operazioni di efficientamento delle emissioni, iniziate molto prima
del 2018, ci hanno portato nel triennio 2019-2021 a un risparmio di
44.773 tonnellate di CO2, grazie anche all'acquisto di energia
verde che copre il 60% del nostro fabbisogno annuo. L'idrogeno
verde è una soluzione drastica e per niente economica. Si deve
costruire in casa un impianto di produzione e si devono
ingegnerizzare i forni adatti".
Qui entra di nuovo in campo Marchi, che chiede tre giorni di
tempo per studiare il progetto e l'offerta di macchine sul mercato.
Quando torna dall'amministratore delegato ha la sentenza: per la
produzione dell'idrogeno verde si deve costruire un impianto da
zero. Per il forno, sul mercato non c'è niente che faccia al caso
di Iris, bisogna farne costruire uno ad hoc. "La ceramica - spiega
Federica Minozzi - ha bisogno di livelli precisi di calore,
arriviamo a 1.200 gradi, e di punti di vapore. Basta sbagliare la
taratura di un forno e la qualità del prodotto è compromessa".
A rafforzare le convinzioni dei Minozzi arriva l'impennata dei
prezzi del gas e poi la guerra in Ucraina. I progetti vanno avanti
in parallelo e procedono speditamente, almeno fino a quando la
carenza di chip e la guerra frenano le forniture e, di conseguenza,
la ricerca. Il piano iniziale, che prevedeva l'avvio della
produzione a idrogeno verde a fine 2022, slitta alla seconda metà
del 2023, ma i progressi dei due cantieri di Castellarano sono
notevoli. La H2 Factory è stata costruita ed è al bivio della
scelta dell'elettrolizzatore. Iris ha firmato un memorandum of
understanding con Snam che prevede un impianto di piccole
dimensioni, ma le riflessioni sono in corso. L'avvio della
produzione di ceramiche, che segue la produzione dell'idrogeno
verde, è previsto con il 10% di idrogeno per arrivare al 50% nel
2024 e al 100% nel 2027. L'investimento per l'idrogeno è di 7,5
milioni di euro.
cos
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January 26, 2023 04:02 ET (09:02 GMT)
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