Sale la tensione fra Stellantis il suo ex partner cinese Guangzhou Automobile Group (Gac).

Ieri, scrive Mf-Milano Finanza, il ceo della casa nata dalla fusione fra Fca e Psa aveva accusato il governo di Pechino di essere responsabile della rinuncia di Stellantis a conquistare il controllo della joint-venture locale. Dichiarazioni definite da Gac «incredibili». Diverse iniziative di Stellantis «non hanno ottenuto successo, il che è il risultato della mancanza di rispetto per i clienti nel mercato automobilistico cinese», ha chiosato il gruppo di Guangzhou in una nota. Nel presentare i conti semestrali, Tavares ha così spiegato l'improvvisa retromarcia sull'intesa con Gac. «Avevamo stretto un memorandum d'intesa vincolante che ci avrebbe portato ad avere maggioranza della jv con l'obiettivo di renderla redditizia», ha rimarcato. «Quando è arrivato il momento di inviare il documento finale per ottenere l'approvazione dal governo, Gac si è improvvisamente tirata indietro preferendo essere inadempiente al contratto». Secondo Gac, invece, la joint venture «non è stata in grado di stabilire un meccanismo di funzionamento fondato sulla reciproca fiducia, adatto al panorama altamente competitivo in Cina». Questo fallimento ha resso impossibile «ribaltare la situazione sfavorevole caratterizzata da continue perdite negli ultimi anni». Gac ha poi ribattuto di non aver presentato i documenti necessari alla conclusione dell'affare perché «non si era raggiunto un accordo» e perché Stellantis «non ha rispettato i suoi impegni».

Quale che sia la verità, di sicuro lo scontro con Gac e indirettamente con Pechino non agevolerà la penetrazione di Stellantis in Cina, primo mercato auto al mondo ma da sempre ostile tanto per Fca quanto per Psa. D'altra parte, il Paese sembra scivolare di giorno in giorno più in basso nell'agenda del manager portoghese che ha privilegiato Europa, Stati Uniti e India nella ripartizione dei 30 miliardi di investimenti al 2025. Sugli Usa, in particolare, punta anche Alfa Romeo. «Pensiamo a un modello ad hoc per quel mercato, con un'architettura dedicata, sviluppato ma non prodotto in America», ha spiegato il ceo del Biscione, Jean-Philippe Imparato. «Penso a un modello di segmento E a ruote alte, che sia Suv ma non solo e che dovrebbe vedere la luce nel 2027».

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MF-DJ NEWS

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