Mentre il dibattito sulla rete unica continua a tenere banco a livello politico, ieri il primo consiglio d'amministrazione di Tim senza rappresentanti del primo socio Vivendi (dopo le dimissioni a sorpresa di Arnaud De Puyfontaine) ha iniziato l'analisi sui conti del gruppo. Al netto delle decisioni sulle operazioni straordinarie, con evidente riferimento alla possibile cessione di Netco, la società cui fanno capo le attività infrastrutturali del gruppo, il mercato inizia a scaldare i motori in attesa di vedere come saranno i conti del 2023 di Telecom, soprattutto alla luce del piano industriale presentato dall'ad Pietro Labriola.

Lo scrive MF aggiungendo che una prima importante indicazione riguarda l'indebitamento che nel terzo trimestre era salito per la maxi rata finale da 1,7 miliardi legata alle frequenze 5G, ma che negli ultimi mesi dell'anno è stato ridotto di circa 100 milioni. Il debito netto after lease è quindi previsto intorno a 20 miliardi, inferiore alle stime di parte degli analisti.

Le difficoltà che sta affrontando il settore delle telecomunicazioni infatti sono molteplici e anche di questo si è parlato ieri nel corso del primo round di incontri organizzati al Dipartimento per la trasformazione digitale dal sottosegretario Alessio Butti, con gli operatori delle tlc e le associazioni di categoria. In particolare, sarebbe stato affrontato il tema del consolidamento del settore, con la convinzione degli operatori, che un mercato eccessivamente competitivo non consenta adeguati investimenti. Tra gli altri argomenti trattati ci sono stati i Bandi Italia 1 giga (relativi alle aree grigie), ma anche formazione e competenze legate al mondo del lavoro fino al decommissioning (che consentirebbe di accelerare e in qualche modo «forzare» il passaggio dal rame alla fibra).

Gli incontri proseguiranno mercoledì prossimo con una seconda tranche di incontri, lo stesso giorno in cui è previsto un nuovo appuntamento del tavolo tra governo e azionisti di Tim al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. In quella sede si tornerà a parlare con Vivendi e Cdp delle tecnicalità con cui dare vita a una rete di telecomunicazioni nazionale. L'ipotesi considerata più probabile è la creazione di una newco controllata da Cassa e partecipata da Macquarie che rilevi Netco, ma il tema resta delicato e soggetto a molte variabili esterne e non è detto che l'impianto dell'operazione non possa cambiare anche radicalmente.

Ieri, intanto, il Senato ha dato il via libera al Decreto Priolo che tra le altre cose introduce anche una modifica che individua, per i cavi in fibra ottica, le caratteristiche tecniche e gli standard cui devono attenersi gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell'infrastruttura di rete, in modo da assicurare adeguati livelli qualitativi e prestazioni elevate di connettività. Si tratta di un emendamento che è stato ribattezzato anti-cavi cinesi, che non va a toccare le principali società italiane del settore e che in ogni caso entrerà in vigore a partire dai prossimi bandi.

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

January 19, 2023 02:18 ET (07:18 GMT)

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