Slitta a dopo le elezioni l'offerta non vincolante di Cdp e Macquarie a Tim sulla rete unica, il progetto di integrazione delle reti primarie e secondarie in fibra e rame concentrate in Netco, con l'acquisto di quest'ultima da parte di Open Fiber. A questo proposito, a fine maggio è stato siglato un accordo-quadro (Mou) fra Cassa, Open Fiber, Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited (Mam), Teemo BidCo (Kkr) con termine ultimo il 31 dicembre per chiudere l'operazione.

Nei giorni scorsi i vertici di via Goito avrebbero sondato il Tesoro, suo azionista con l'82,77%, Palazzo Chigi ma anche i futuri stakeholders del nuovo governo, a cominciare da FdI: da questo giro d'orizzonte, scrive Il Messaggero, è emersa l'opportunità di rinviare a subito dopo il voto la delibera della proposta non binding che, secondo l'accordo-quadro, avrebbe dovuto vedere la luce ai primi di agosto per poi seguire con una proposta vincolante entro il 31 ottobre.

L'offerta dovrebbe essere congiunta tra Cdp, Macquarie e Open Fiber, partecipata dai primi due (rispettivamente 60 e 40%). Open Fiber ha un cda in calendario martedì 20, Cdp mercoledì 28 ma entrambi, di routine, quasi certamente non serviranno per procedere con l'operazione. E a questo punto non ci sono certezze sulla tempistica anche perchè, nei colloqui fra i vertici di Cassa con Giorgia Meloni, quest' ultima avrebbe fatto sapere la posizione riguardo la rete unica: sì, ma sul modello Terna e Snam con modalità attuative tutte da definire.

Al momento la strada è quella di una valorizzazione della rete Tim sulla quale Vivendi, primo socio con il 23,9% da una parte e Cdp, socio di Tim con il 9,8% ma anche di Open Fiber sono separati fino a 12 miliardi: per la media company francese la rete vale fino a 34 miliardi, per Cassa fino a 22 miliardi.

Sul negoziato, mediato dagli advisor, pendono due scambi di accuse epistolari da parte di Arnaud de Puyfontaine, ad di Vivendi che ritiene Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cdp in conflitto di interesse per la presenza contestuale nel cda di Tim. Nella seconda lettera il manager parigino sollecitava altresì l'ad Pietro Labriola a procedere sulla cessione di una quota di Tim Enterprise, la società di servizi che nascerà post scorporo della rete, sulla quale verrà lanciata una gara per la sua valorizzazione.

Nei mesi scorsi era arrivata un'offerta di Cvc che la valorizzava 6 miliardi di euro, cifra ritenuta troppo bassa. C'è da aggiungere che fra le grandi banche italiane esposte verso Tim girano riflessioni sull'aumento dei tassi in rapporto al debito della società (30 miliardi lordi totali)e al suo eventuale rifinanziamento: a questi tassi, i bond potrebbero dover pagare interessi più elevati provocando pressioni sulla società. Ma Tim fa sapere che l'80% del debito è tarato sul fisso che però ha una componente legata all'Euribor che, come è noto, varia.

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1309:35 set 2022

 

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