Eni: riparte arbitrato in Nigeria (MF)
02 Febbraio 2023 - 10:36AM
MF Dow Jones (Italiano)
Eni non molla la presa sulla Nigeria, dove è ancora in atto il
braccio di ferro per la licenza esplorativa Opl 245, finita al
centro di un lungo processo che ha visto il Cane a sei zampe, il
partner Shell e i rispettivi manager assolti con formula piena da
ogni accusa di corruzione internazionale il 17 marzo 2021, a
conclusione di un iter giudiziario che si è trascinato per ben 8
anni. All'Icsid di Washington, il centro della Banca Mondiale per
le dispute internazionali sugli investimenti, dopo una lunga pausa
è ripreso l'arbitrato richiesto proprio da Eni il 14 settembre 2019
attraverso le controllate Eni International B.V., Eni Oil Holdings
B.V., e Nigerian Agip Exploration Ltd, contro la Repubblica
Federale della Nigeria.
La ripartenza della procedura, scrive MF-Milano Finanza, è stata
possibile grazie alla ricostituzione del Tribunale, avvenuta solo
il 17 gennaio, dopo che per un anno c'è stato solo un rimpallo di
richieste inframmezzato dalle dimissioni, a un anno di distanza
l'una dall'altra, di due dei tre membri chiamati ad arbitrare la
disputa. La nuova terna arbitrale vede riconfermato Laurent Levy
(brasiliano/svizzero), presidente su nomina di comune accordo dalle
parti, con J. William Rowley (canadese/britannico), nominato dai
ricorrenti, e Zachary Douglas KC (australiano), nominato dal
convenuto, rispettivamente al posto dei dimissionari Stanimir A.
Alexandrov e Kamal Hossain. Di conseguenza, ora il procedimento è
ripreso "ai sensi del regolamento del Centro internazionale per la
risoluzione delle controversie in materia di Investimenti".
Per acquistare la licenza, Eni e Shell il 29 aprile 2011 avevano
versato la somma di 1,3 miliardi di dollari. Ma a maggio 2021 il
progetto minerario nigeriano relativo all'esplorazione del blocco
offshore è scaduto. La richiesta di Eni di poterla convertire in
licenza di sviluppo è basata sul "pieno convincimento di aver
rispettato tutti i termini contrattuali, le condizioni e i
requisiti per tale conversione, compresa la tempestiva notifica
alla controparte". Il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi,
assisito dagli studi legali Three Crowns di Londra e Aluko &
Oyebode di Lagos, ha chiesto perciò all'Icsid "di valutare il
comportamento della Nigeria in merito al contratto firmato nel 2011
che concedeva a Eni e Shell il diritto di esplorazione Opl 245". Il
ritardo della messa in produzione, spiegano da Eni, "priva la
Nigeria di un importante fonte di reddito".
La richiesta è che da esplorativa (Opl sta per Opl (Oil
prospecting licence), la licenza diventi produttiva, sotto forma di
Oml (Oil mining licence). "Se la Opl 245 non viene trasformata in
Oml, vanno in fumo 2,5 miliardi di investimenti già fatti da Eni e
Shell per aggiudicarsi la licenza esplorativa e per effettuare le
ricerche", è la posizione del Cane a sei zampe, "La richiesta di
arbitrato ha la finalità di evitare questo spreco di risorse e di
opportunità". Il contratto, oltretutto, si basa sui cosiddetti
back-in rights riconosciuti alla Nigeria, che costituiscono il
diritto di partecipare in ogni momento al 50% degli utili del
giacimento senza dover concorrere nel relativo rischio industriale,
che grava solo su Eni e Shell. "La clausola consente non solo di
ottenere direttamente i benefici economici derivanti dallo
sfruttamento del Blocco, senza correre rischi di investimento di
capitale", si legge nei documenti Eni, "ma anche di far partecipare
dal punto di vista industriale le aziende locali, consentendo la
trasmissione di tecniche e know-how e favorendo la crescita
nazionale (la clausola che prevede i back-in rights è inserita
nell'art. 11 del Block 245 Resolution Agreement)".
Ma il governo nigeriano continua a nicchiare: va detto che non
ha ne mmeno ritirato e rimesso sul mercato la licenza, come invece
minacciava di fare procedendo a una nuova assegnazione.
Semplicemente, la tiene congelata. Nel frattempo, l'11 novembre
2022, la Corte d'Appello di Milano ha rigettato l'appello avanzato
dalla Nigeria, costituitasi parte civile, che mirava ad ottenere un
risarcimento nell'ambito del procedimento. Intanto, Eni ha nominato
il nuovo responsabile Identity Management: si tratta di Antonio
Funiciello, gia capo di gabinetto nei governi Draghi e
Gentiloni.
red
fine
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