Energia: chi ferma vento e sole (Mi.Fi.)
24 Aprile 2023 - 11:08AM
MF Dow Jones (Italiano)
Si può bloccare un progetto eolico perché la pala smonterebbe il
«perfetto asse visivo» che i raggi del sole al tramonto formano con
il campanile della cattedrale e con l'albero simbolo del paesino?
In Italia sì. Non è una storia, ma quello che si è sentito
rispondere un grande gruppo energetico italiano dalla politica
locale, alla presentazione di uno dei tanti progetti rinnovabili
che -nonostante i grandi proclami- sono ancora fermi al palo.
L'ultimo rapporto di Legambiente, scrive Milano Finanza, ha
individuato almeno 1.364 impianti sparsi in Italia che, a livello
statale, sono ancora in fase di Via (Valutazione Impatto
Ambientale), di verifica di Assoggettabilità a Via, di valutazione
preliminare e di Provvedimento Unico in Materia Ambientale. A cui
si aggiungono i 303 Gw per 4.401 richieste di connessioni alla rete
Terna da parte delle aziende e di cui solo l'1,5% è arrivato alla
fase praticamente conclusiva. Va riconosciuto che, prima con il
governo Draghi, ora con quello Meloni, sono stati compiuti alcuni
passi avanti: si pensi al potenziamento delle due Commissioni Via e
Vas (Valutazione Ambientale Strategica) per i progetti legati al
Pnrr. Eppure, nessuna riforma sembra incidere strutturalmente,
anche perché il grosso delle autorizzazioni resta appannaggio delle
regioni. Nonostante le procedure di Via siano suddivise tra Stato,
regioni e comuni in base alla potenza degli impianti (diversa anche
per ogni tecnologia), infatti, quasi tutti i progetti passano per
l'Autorizzazione Unica in capo alle Regioni o attraverso il
Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, che comprende anche
la Via.
In generale, il rapporto evidenzia l'esistenza di almeno 4
normative a livello nazionale e ben 13 a livello regionale che
stanno ostacolando la realizzazione di impianti green e quindi il
raggiungimento degli obiettivi nazionali che, giova ricordarlo,
prevedono l'installazione di poco meno di 10 Gw all'anno a partire
da quest'anno fino al 2030 (contro i 3 Gw installati nel 2022).
Guardando più da vicino la situazione regione per regione si
scoprono livelli di blocco e storie che mostrano lo specchio di
un'Italia rinnovabile ancora troppo poco conosciuta. Osservando la
cartina in pagina, si nota come a Puglia, Basilicata, Sicilia e
Sardegna facciano capo il 76% degli impianti bloccati.
La Puglia, con 462 progetti, è la prima in Italia per numero di
impianti ancora in attesa delle autorizzazioni. Alle lungaggini
burocratiche si aggiungono anche le comunità locali, che si mettono
di traverso durante le fasi di consultazione. E così che il
progetto eolico offshore Odra Energia (90 turbine per 1,3 Gw green)
è stato boicottato per motivi paesaggistici. In totale si contano
15 progetti per oltre 630 Mw bloccati. Tra i più emblematici, però,
è il parco fotovoltaico del Sin di Brindisi: 300 Mw che
sorgerebbero su un'area inquinata non bonificabile, recuperandola.
Eppure dal 2007 il Mase ha prescritto un'analisi dei rischi, che
per una ragione o per un'altra non è mai stata eseguita. Non sono
andati meglio i casi di successo: il primo parco eolico del
Mediterraneo, il Beleolico di Taranto, ha avuto un iter
autorizzativo di 14 anni, contro i 10 mesi impiegati da Renexia per
costruirlo e metterlo in funzione.
La Basilicata sembra la terra del paradosso: tra le più
gettonate tra gli operatori green per via del vento, è anche una
delle regioni che hanno legiferato contro le rinnovabili riducendo
la taglia degli impianti che hanno accesso a iter snelli (per il
fotovoltaico ad esempio è di 3 Mw dai 10 Mw previsti a livello
nazionale). La legge è stata poi giudicata contro la normativa
nazionale nel maggio 2022, ma restano i 201 progetti bloccati a
livello statale a cui si aggiungono altri 57 impianti fermi a
livello regionale. Per spiegare la situazione della Sicilia e dei
194 impianti ancora in attesa di valutazione, potrebbe bastare un
esempio. Nel febbraio 2022 la commissione Cultura siciliana ha
votato contro alcuni parchi eolici offshore al largo delle Egadi
sostenendo che il canale di Sicilia costituisce sito d'interesse
archeologico per quantità e varietà di reperti sommersi. Invece, le
campagne oceanografiche della Stazione Zoologica Anton Dohrn hanno
rilevato scarse tracce di reperti archeologici «di valore
inestimabile» e pochi relitti di navi del '900, ma ingenti danni
causati dalla pesca a strascico.
Ci sono poi gli esempi della Sardegna, con i 177 impianti in
attesa di autorizzazione. Nell'isola, beghe e rallentamenti si
estendono addirittura alle opere di repowering. Si pensi
all'impianto eolico Nulvi-Polanghe e ai lavori che avrebbero
portato, a fronte di un aumento di 80 Mw della potenza, a ridurre
il numero di pale da 51 a 27. A ottobre 2019 arriva l'ok lato Via,
ma a dicembre il Ministero dei Beni Culturali ha dato parere
negativo. Ne è scaturita una battaglia a colpi di ricorsi che
sembrava essersi conclusa a maggio 2022 con il parere favorevole al
progetto del Consiglio dei Ministri. E invece la Regione è ricorsa
nuovamente al Tar e ora si aspetta il parere del Consiglio di
Stato.
Nel Molise, che conta 59 progetti in attesa di essere
(auspicabilmente) approvati, la regione ha bloccato tra fine 2020 e
inizio 2021 i progetti fotovoltaici di una decina di società
perché, se realizzati, avrebbero superato il limite di 500 Mw di
una legge regionale del 2009. E intanto a maggio 2022 erano solo
111 i Mw installati. C'è poi il caso dell'Umbria, che mostra quanto
occorra superare il disallineamento delle regioni dalla normativa
nazionale.
Oltre a qualche caso di blocco per impianti "grandi", gli stop
arrivano anche sui piccolissimi. A livello nazionale è previsto che
l'installazione di pannelli fotovoltaici e termici sugli edifici
siano classificati come manutenzione ordinaria non subordinata a
permessi. Ma l'Umbria non ha aggiornato il suo regolamento edilizio
regionale che invece esclude queste semplificazioni. A finire la
sintetica carrellata dei casi emblematici, c'è il delirio di carte
avvenuto in Toscana. Il progetto protagonista è un parco eolico da
7 pale per 29,6 Mw di potenza che genererebbero 80 Gwh di
elettricità, facendo risparmiare 40mila tonnellate l'anno di Co2.
Alla richiesta di valutazione depositata nel 2019, è seguita la
risposta della commissione Via al gruppo con 64 richieste di
integrazione; a marzo 2020 inizia la procedura in cui vengono
coinvolti 59 enti e un'inchiesta pubblica durata 5 mesi e terminata
con l'obbligo a fornire 360 richieste di integrazione. A febbraio
2022 viene rilasciata l'autorizzazione per l'avvio lavori, ma i
Beni Culturali non vedono di buon occhio la strada che sarebbe
stata costruita per trasportare le pale. La vicenda si è conclusa
positivamente solo con l'intervento della Presidenza del Consiglio
dei Ministri che ha autorizzato l'opera lo scorso settembre, tre
anni dopo l'inizio dell'iter.
alu
fine
MF-DJ NEWS
2410:52 apr 2023
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April 24, 2023 04:53 ET (08:53 GMT)
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