Si può bloccare un progetto eolico perché la pala smonterebbe il «perfetto asse visivo» che i raggi del sole al tramonto formano con il campanile della cattedrale e con l'albero simbolo del paesino? In Italia sì. Non è una storia, ma quello che si è sentito rispondere un grande gruppo energetico italiano dalla politica locale, alla presentazione di uno dei tanti progetti rinnovabili che -nonostante i grandi proclami- sono ancora fermi al palo.

L'ultimo rapporto di Legambiente, scrive Milano Finanza, ha individuato almeno 1.364 impianti sparsi in Italia che, a livello statale, sono ancora in fase di Via (Valutazione Impatto Ambientale), di verifica di Assoggettabilità a Via, di valutazione preliminare e di Provvedimento Unico in Materia Ambientale. A cui si aggiungono i 303 Gw per 4.401 richieste di connessioni alla rete Terna da parte delle aziende e di cui solo l'1,5% è arrivato alla fase praticamente conclusiva. Va riconosciuto che, prima con il governo Draghi, ora con quello Meloni, sono stati compiuti alcuni passi avanti: si pensi al potenziamento delle due Commissioni Via e Vas (Valutazione Ambientale Strategica) per i progetti legati al Pnrr. Eppure, nessuna riforma sembra incidere strutturalmente, anche perché il grosso delle autorizzazioni resta appannaggio delle regioni. Nonostante le procedure di Via siano suddivise tra Stato, regioni e comuni in base alla potenza degli impianti (diversa anche per ogni tecnologia), infatti, quasi tutti i progetti passano per l'Autorizzazione Unica in capo alle Regioni o attraverso il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, che comprende anche la Via.

In generale, il rapporto evidenzia l'esistenza di almeno 4 normative a livello nazionale e ben 13 a livello regionale che stanno ostacolando la realizzazione di impianti green e quindi il raggiungimento degli obiettivi nazionali che, giova ricordarlo, prevedono l'installazione di poco meno di 10 Gw all'anno a partire da quest'anno fino al 2030 (contro i 3 Gw installati nel 2022). Guardando più da vicino la situazione regione per regione si scoprono livelli di blocco e storie che mostrano lo specchio di un'Italia rinnovabile ancora troppo poco conosciuta. Osservando la cartina in pagina, si nota come a Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna facciano capo il 76% degli impianti bloccati.

La Puglia, con 462 progetti, è la prima in Italia per numero di impianti ancora in attesa delle autorizzazioni. Alle lungaggini burocratiche si aggiungono anche le comunità locali, che si mettono di traverso durante le fasi di consultazione. E così che il progetto eolico offshore Odra Energia (90 turbine per 1,3 Gw green) è stato boicottato per motivi paesaggistici. In totale si contano 15 progetti per oltre 630 Mw bloccati. Tra i più emblematici, però, è il parco fotovoltaico del Sin di Brindisi: 300 Mw che sorgerebbero su un'area inquinata non bonificabile, recuperandola. Eppure dal 2007 il Mase ha prescritto un'analisi dei rischi, che per una ragione o per un'altra non è mai stata eseguita. Non sono andati meglio i casi di successo: il primo parco eolico del Mediterraneo, il Beleolico di Taranto, ha avuto un iter autorizzativo di 14 anni, contro i 10 mesi impiegati da Renexia per costruirlo e metterlo in funzione.

La Basilicata sembra la terra del paradosso: tra le più gettonate tra gli operatori green per via del vento, è anche una delle regioni che hanno legiferato contro le rinnovabili riducendo la taglia degli impianti che hanno accesso a iter snelli (per il fotovoltaico ad esempio è di 3 Mw dai 10 Mw previsti a livello nazionale). La legge è stata poi giudicata contro la normativa nazionale nel maggio 2022, ma restano i 201 progetti bloccati a livello statale a cui si aggiungono altri 57 impianti fermi a livello regionale. Per spiegare la situazione della Sicilia e dei 194 impianti ancora in attesa di valutazione, potrebbe bastare un esempio. Nel febbraio 2022 la commissione Cultura siciliana ha votato contro alcuni parchi eolici offshore al largo delle Egadi sostenendo che il canale di Sicilia costituisce sito d'interesse archeologico per quantità e varietà di reperti sommersi. Invece, le campagne oceanografiche della Stazione Zoologica Anton Dohrn hanno rilevato scarse tracce di reperti archeologici «di valore inestimabile» e pochi relitti di navi del '900, ma ingenti danni causati dalla pesca a strascico.

Ci sono poi gli esempi della Sardegna, con i 177 impianti in attesa di autorizzazione. Nell'isola, beghe e rallentamenti si estendono addirittura alle opere di repowering. Si pensi all'impianto eolico Nulvi-Polanghe e ai lavori che avrebbero portato, a fronte di un aumento di 80 Mw della potenza, a ridurre il numero di pale da 51 a 27. A ottobre 2019 arriva l'ok lato Via, ma a dicembre il Ministero dei Beni Culturali ha dato parere negativo. Ne è scaturita una battaglia a colpi di ricorsi che sembrava essersi conclusa a maggio 2022 con il parere favorevole al progetto del Consiglio dei Ministri. E invece la Regione è ricorsa nuovamente al Tar e ora si aspetta il parere del Consiglio di Stato.

Nel Molise, che conta 59 progetti in attesa di essere (auspicabilmente) approvati, la regione ha bloccato tra fine 2020 e inizio 2021 i progetti fotovoltaici di una decina di società perché, se realizzati, avrebbero superato il limite di 500 Mw di una legge regionale del 2009. E intanto a maggio 2022 erano solo 111 i Mw installati. C'è poi il caso dell'Umbria, che mostra quanto occorra superare il disallineamento delle regioni dalla normativa nazionale.

Oltre a qualche caso di blocco per impianti "grandi", gli stop arrivano anche sui piccolissimi. A livello nazionale è previsto che l'installazione di pannelli fotovoltaici e termici sugli edifici siano classificati come manutenzione ordinaria non subordinata a permessi. Ma l'Umbria non ha aggiornato il suo regolamento edilizio regionale che invece esclude queste semplificazioni. A finire la sintetica carrellata dei casi emblematici, c'è il delirio di carte avvenuto in Toscana. Il progetto protagonista è un parco eolico da 7 pale per 29,6 Mw di potenza che genererebbero 80 Gwh di elettricità, facendo risparmiare 40mila tonnellate l'anno di Co2. Alla richiesta di valutazione depositata nel 2019, è seguita la risposta della commissione Via al gruppo con 64 richieste di integrazione; a marzo 2020 inizia la procedura in cui vengono coinvolti 59 enti e un'inchiesta pubblica durata 5 mesi e terminata con l'obbligo a fornire 360 richieste di integrazione. A febbraio 2022 viene rilasciata l'autorizzazione per l'avvio lavori, ma i Beni Culturali non vedono di buon occhio la strada che sarebbe stata costruita per trasportare le pale. La vicenda si è conclusa positivamente solo con l'intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha autorizzato l'opera lo scorso settembre, tre anni dopo l'inizio dell'iter.

alu

fine

MF-DJ NEWS

2410:52 apr 2023

 

(END) Dow Jones Newswires

April 24, 2023 04:53 ET (08:53 GMT)

Copyright (c) 2023 MF-Dow Jones News Srl.
Grafico Azioni Terna Trasmissione Elett... (BIT:TRN)
Storico
Da Mar 2024 a Apr 2024 Clicca qui per i Grafici di Terna Trasmissione Elett...
Grafico Azioni Terna Trasmissione Elett... (BIT:TRN)
Storico
Da Apr 2023 a Apr 2024 Clicca qui per i Grafici di Terna Trasmissione Elett...