Chiusa la trattativa sulle grandi società quotate a controllo pubblico (Eni, Enel, Leonardo, Terna), ora la politica deve prendere decisioni importanti su altre centinaia di poltrone in scadenza di qui alla primavera del 2024. Non ci sono solo quelle delle Ferrovie, ma le controllate minori di Tesoro, Rai, Poste, Cassa depositi e prestiti, delle stesse aziende quotate.

Lo scrive la Stampa spiegando che c'è da decidere la sorte di aziende come Manifattura Tabacchi o Corneliani, un marchio storico del tessile finito sotto il controllo di Invitalia (altra controllata pubblica) andata in soccorso del privato. Con scorno di chi lamenta eccessi liberisti, lo Stato intermedia sempre metà del Pil italiano, e a scorrere la lista delle società in scadenza se ne ha una plastica riprova. Entro il 31 dicembre c'è da rinnovare i vertici e i consigli di amministrazione di dieci società a diretto controllo pubblico, 51 di secondo livello, quattro di terzo. Di qui al 2024 c'è da rinnovare circa 130 aziende su cui la politica avrà l'ultima parola, non meno di cinquecento poltrone. Per citarne alcune in ordine sparso: Consip, Poligrafico dello Stato, Invimit, Sogesid, Consap, Sogin, Difesa servizi, Sose, Infratel, Lng shipping.

Sia come sia, la partita imminente e più delicata per Giorgia Meloni riguarda il futuro delle Ferrovie. Superata l'ipotesi di mandare l'attuale numero uno della capogruppo Luigi Ferraris in soccorso dei problemi di Enel, ci sono comunque da scegliere i nuovi vertici delle due principali aziende controllate: quella che gestisce l'alta velocità (Trenitalia) e la rete, ovvero Rfi.

Per queste due poltrone Salvini (coadiuvato dal fedele sottosegretario Edoardo Rixi) ha pronto un ticket sul quale c'è il massimo riserbo. Nei palazzi e in azienda girano voci secondo le quali l'attuale amministratore di Trenitalia Luigi Corradi potrebbe essere confermato, o essere spostato a Rfi, su consiglio di Ferraris. I candidati alternativi a Corradi alla guida di Rfi sono ben quattro: Vincenzo Macello, Umberto Lebruto, Maria Annunziata Giaconia o Arrigo Giani. Fatto salvo quest'ultimo (è l'amministratore delegato della milanese Atm) gli altri sono manager interni.

La premier ha poi un altro problema urgente da affrontare, ovvero il destino dell'amministratore delegato uscente di Terna Stefano Donnarumma. Uscito sconfitto dal conclave che lo doveva nominare gran capo di Enel, è rimasto schiacciato fra i dubbi dei fondi azionisti di Enel, le richieste di Salvini e la decisione di Meloni di nominare a ogni costo una donna (la manager di Nokia Giuseppina Di Foggia) come primo amministratore delegato di una grande azienda quotata pubblica (finora erano state scelte solo per la meno importante carica di presidente). Ora a Donnarumma - rimasto disoccupato a causa del legame con Meloni - sarebbe stata promessa la poltrona di Cdp venture capital, una delle tante società della galassia pubblica della cassaforte del Tesoro. Ebbene, il suo passaggio si sta complicando per almeno due ragioni: il lauto emolumento che gli garantiva la poltrona di Terna (impossibile in una partecipata molto più piccola) e i rischi legali associati al passaggio da una società all'altra dello stesso gruppo.

alu

fine

MF-DJ NEWS

2512:15 apr 2023

 

(END) Dow Jones Newswires

April 25, 2023 06:16 ET (10:16 GMT)

Copyright (c) 2023 MF-Dow Jones News Srl.
Grafico Azioni Terna Trasmissione Elett... (BIT:TRN)
Storico
Da Feb 2024 a Mar 2024 Clicca qui per i Grafici di Terna Trasmissione Elett...
Grafico Azioni Terna Trasmissione Elett... (BIT:TRN)
Storico
Da Mar 2023 a Mar 2024 Clicca qui per i Grafici di Terna Trasmissione Elett...