La Banca d'Italia e la People Bank of China sono tra gli azionisti dell'Enel che il prossimo 10 maggio dovranno eleggere il nuovo consiglio di amministrazione. Secondo le ultime rilevazioni ottenute dalla società in base allo stacco dei dividendi, la Banca d'Italia ha in portafoglio l'1,2% del capitale mentre alla banca centrale cinese fa capo un altro 2%. Tra i fondi internazionali Blackrock avrebbe aumentato la propria quota poco sopra il 5%, Vanguard Group sarebbe al 2,8%, Norges al 2,15%, State Street all'1,8%, Mondrian all'1,7% e Amundi all'1,6%.

Parteciperanno tutti all'assemblea? Si saprà solo il 28 aprile, giorno del deposito delle azioni, scrive La Repubblica. Per esempio, il fondo Mondrian, che negli ultimi giorni ha criticato aspramente il processo con cui Tesoro è arrivato a formulare la sua lista di candidati, storicamente partecipa alle assemblee Enel con un terzo della sua quota, circa lo 0,4%. Inoltre è utile domandarsi se la banca centrale cinese voglia entrare in una disfida che vede contrapporsi la lista di maggioranza presentata dal Tesoro (con Paolo Scaroni presidente e Flavio Cattaneo ad), una seconda lista "corta" presentata da Assogestioni e una terza lista di sei persone presentata dal fondo Covalis di Zach Mecelis, titolare dello 0,63%. I cinesi, a ben guardare, sono molto interessati alla politica energetica italiana. Sono infatti presenti, fin dal 2014, con State Grid al 35% nel capitale di Cdp Reti che dà diritto ad avere un rappresentante nei cda delle partecipate Snam e Terna. Una finestra che permette ai cinesi di essere al corrente delle mosse italiane sul fronte dell'energia. Ora con il 2% di Enel potrebbero influire sulla partita delle nomine.

All'ultima assemblea del 2020 è suonato un campanello d'allarme per il Tesoro: sul 70,8% del capitale che ha partecipato al voto (contro il 52,7% del 2017 e il 58,8% del 2014), solo il 47,8% si è indirizzato verso la lista del governo mentre il 51,1% è confluito su Assogestioni. È dunque possibile che questa volta si venga a formare un nocciolo di investitori italiani attorno al 23,58% di proprietà del Tesoro. Sicuramente vi sarà la Banca d'Italia con il suo 1,2%, ma anche altre istituzioni come la Cassa Forense, accreditata di uno 0,5%, altre casse con quote minori e gestori come Poste Vita, Anima, Fideuram.

Dall'altra parte bisogna vedere quando stia attecchendo tra grandi e piccoli fondi la campagna di Mecelis in nome della maggiore trasparenza. Un aiuto o una stroncatura può arrivare dalle indicazioni di voto delle agenzie indipendenti, Iss, Glass Lewis e Frontis, in arrivo nei prossimi giorni. Mecelis nei giorni scorsi ha incontrato diversi gestori, tra Londra e New York, per raccogliere consenso intorno alla sua battaglia, che si incentra sull'opacità del processo di formazione delle liste. Nel senso che non c'è stato dialogo tra il Mef e gli investitori istituzionali nella fase di preparazione della lista di maggioranza. Nella sua lista ha indicato solo un possibile presidente (Marco Mazzucchelli) ma non un ad e questo lo fa apparire un ibrido tra un attivista e una lista di minoranza.

Considerando che il 17% del capitale Enel è in mano ai piccoli risparmiatori, rimane un 53% che dovrà decidere se andare in assemblea e quale delle tre liste votare. Il punto più delicato sarà l'elezione del presidente, che per statuto è votato separatamente dalle liste ma sempre in assemblea. C'è dunque la possibilità che la lista che risulta vincente per il cda non sia la stessa che esprime anche il presidente. E bisognerà vedere cosa conglierà Assogestioni visto che non ha nella sua lista un presidente.

red

 

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April 26, 2023 02:47 ET (06:47 GMT)

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