Potrebbe non essere sufficiente nemmeno la comfort letter firmata da Andrea M. Gacki, director del Department of the Treasury (ministero del Tesoro Usa) a Federico Eichberg, capo di gabinetto del Mimit guidato dal ministro Adolfo Urso come scudo alle banche cui è stato chiesto un finanziamento di 580 milioni per sostenere la continuità della raffineria Isab di proprietà della Lukoil tramite la Latisco. Per gli istituti (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Mcc, Cdp coinvolte nell'operazione garantita al 90% da Sace) che ieri avrebbero fatto un giro di consultazioni fra loro, più dello scudo americano, in primis serve comprendere il decreto di amministrazione fiduciaria del governo con la nomina di un commissario affiancato subito dal gruppo Eni, visto che il testo non è ancora pubblico.

Le banche, scrive Il Messaggero, vogliono capire le implicazioni giuridiche dello schermo fiduciario e i suoi rapporti con la proprietà russa dal punto di vista di eventuali estensioni di responsabilità, come soluzione-ponte alla vendita che è ormai la strada maestra del governo, come ha indicato Urso, escludendo una nazionalizzazione a regime. Accertato questo, potrà essere presa in considerazione la comfort letter. Anche perchè, osservano i legali dei creditori, la missiva con la richiesta di garanzie che gli istituti non siano esposti al rischio di sanzioni statunitensi per il solo fatto di aver effettuato transazioni associate a tale prestito ponte, utilizza molti condizionali che potrebbero indebolire l'efficacia dello scudo. E i legali delle banche vogliono essere certi della sua totale e indiscussa validità.

"L'erogazione di un prestito ponte da parte di soggetti italiani a Isab non comporterebbe attività proibite ai sensi delle autorità sanzionatorie dell'Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che amministra e applica sanzioni economiche e commerciali basate sulla politica estera degli Stati Uniti e sugli obiettivi di sicurezza relative alla Russia - si legge nella lettera di cui Il Messaggero è venuto in possesso - Di conseguenza, l'Ofac non imporrebbe sanzioni o intraprenderebbe un'azione di applicazione delle sanzioni nei confronti di entità italiane solo per aver partecipato a transazioni relative alla fornitura di un prestito ponte a Isab, come descritto sopra". E' il passaggio-chiave che nelle intenzioni del governo dovrebbe contribuire a favorire la disponibilità delle banche.

Venerdì scorso le banche convocate da Sace per conto del Mimit, avevano però mosso una serie di eccezioni preliminari, a cominciare appunto dalla mancanza materiale del decreto varato giovedì scorso dal Cdm. In attesa di leggere la formulazione della norma, lo scudo americano avrebbe potuto aprire la strada. Ma, come detto, troppi condizionali frenano le buone volontà delle banche.

Ieri intanto è entrato il vigore il cap sul prezzo del petrolio russo. Alle 20 il Wti americano perdeva il 2,5% a 77,9 dollari al barile, nonostante i paesi Opec+ hanno deciso di proseguire con il loro piano di tagli alla produzione e nonostante l'embargo sul greggio russo via mare con il price cap a 60 dollari al barile concordato tra Ue, G7 e Australia. L'accordo consente di spedire il petrolio russo a Paesi terzi utilizzando navi cisterna del G7 e dell'Ue, solo se il carico viene acquistato a un prezzo pari o inferiore al limite massimo.

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