È record storico. Mai un'obbligazione corporate mono-tranche destinata al mercato retail aveva ricevuto richieste per un ammontare così elevato. Sono state di oltre 10 miliardi di euro, cioè 10 milioni di obbligazioni dal valore di 1.000 euro ciascuna, quelle ricevuti dal bond sustainability-linked di Eni, più di cinque volte sopra l'offerta massima da 2 miliardi.

Un valore, scrive MF-Milano Finanza, peraltro che era già stato incrementato nel corso della scorsa settimana, raddoppiando l'offerta iniziale di un miliardo. A riprova del successo del collocamento, i cui responsabili sono stati Intesa Sanpaolo e Unicredit, ieri la società guidata dall'ad Claudio Descalzi ha comunicato che il tetto massimo delle richieste, 2 miliardi, era già stato raggiunto nel corso della prima giornata di offerta, lunedì 16 gennaio, confermando quanto anticipato da MF-Milano Finanza. Il tasso di interesse annuo lordo del bond è stato fissato al 4,3%, il minimo garantito dall'offerta, che può salire al 4,39% laddove non venga raggiunto il cosiddetto evento di step up, cioè le due condizioni stabilite da Eni come impegno con gli investitori in ambito di sostenibilità: obiettivi relativi alla capacità installata per la produzione di energia elettrica da rinnovabili e al Net Carbon Footprint Upstream, cioè l'indicatore che considera le emissioni provenienti dagli asset upstream di Eni. Il prezzo delle obbligazioni è pari al 100% del loro valore nominale.

Va da sé che, visto lo sforamento della domanda rispetto all'offerta, per l'assegnazione dei titoli sia stato necessario un riparto tra i 309.672 soggetti destinatari, nessuno dei quali, ha precisato Eni, fa riferimento ai responsabili del collocamento o ai membri del gruppo di direzione del Cane a sei zampe. Date le regole di riparto, e visto che i richiedenti sono stati sotto la cifra (decisamente alta anche per i numeri da record dell'emissione) del milione, i bond sono stati assegnati così: ciascun richiedente ha avuto diritto al lotto minimo richiesto, cioè 2.000 euro, e le obbligazioni residuali sono state assegnate in proporzione alle richieste non soddisfatte. In caso di ulteriore residuo, questo è stato spartito mediante sorteggio tra i richiedenti che hanno partecipato al riparto proporzionale. Soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa dall'ad Claudio Descalzi, che ha ricordato come «il successo dell'emissione sia stato straordinario e sorprendente», testimoniando «la fiducia da parte del pubblico italiano: è questo che ci dà maggiore soddisfazione e ci rafforza».

Vari fattori, secondo gli analisti, hanno contribuito al successo dell'obbligazioni di Eni, la cui emissione è ora prevista per il 10 febbraio con scadenza il 10 febbraio 2028. Primo, il ghiotto tasso lordo al 4,3%, più elevato di numerose emissioni anche con duration inferiore di un anno e in grado di fare concorrenza, seppur con una maggiore tassazione, al Btp di pari durata, che ieri rendeva il 3,47%.

Secondo, il forte impatto comunicativo dell'emissione, che ha segnato il ritorno di Eni sul mercato retail dopo oltre un decennio tramite uno strumento finanziario a bassissimo rischio. La società, inoltre, è considerata estremamente solida (il suo rating è perfino più alto di quello del Tesoro italiano). E poi c'è un tema legato alle abitudini di investimento degli italiani, che può fare da motore propulsore per emissioni simili in futuro.

Come spiega Pantaleo Cucinotta, responsabile Dcm Origination della Divisione Imi Cib di Intesa Sanpaolo, «oltre 300 mila italiani hanno dimostrato di avere grande fiducia nel futuro di Eni e di apprezzarne gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità». L'ampia disponibilità di risparmio degli italiani e la loro buona propensione all'investimento obbligazionario, aggiunge, «sono elementi distintivi del mercato domestico nazionale: la strada è sicuramente aperta anche per altri emittenti di elevato standing, che vogliano approfittare del favorevole momento di mercato».

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