Le continue tensioni al vertice di Generali Ass. e un eventuale cambio di impostazione rischiano di ripercuotersi sull'intero settore. Unipol dovrebbe ripristinare l'attività sindacale all'interno del gruppo e consolidare la categoria rientrando in Ania. Per le banche serve un chiaro indirizzo politico e istituzionale che disegni un sistema su più poli, radicato sui territori, in modo da consentire che il settore bancario-assicurativo sia centrale per lo sviluppo del Paese. In questo contesto, se il Tesoro vuole davvero realizzare il progetto della Banca del Sud, deve cambiare passo in Banca Popolare di Bari. E, soprattutto, Banca Monte dei Paschi di Siena non deve essere considerata come un problema, ma bisogna darle il tempo di realizzare il piano industriale e poi tornare a essere attrattiva per un investitore. In un'intervista a Mf-DowJones il segretario generale della Uilca, Fulvio Furlan, traccia il quadro del settore bancario-assicurativo alle prese con emergenze internazionali, come la guerra in Ucraina, e riorganizzazione a livello nazionale con una spinta alle aggregazioni che devono essere 'coerenti' con una visione di sistema e avere una 'logica industriale di lungo periodo'.

D) Tra le ultime novità nella partita al vertice di Generali Ass. ci sono le dimissioni dal cda di Francesco Gaetano Caltagirone. Una mossa a sorpresa che ha spento le speranze di chi pensava che l'unanimità sul voto di Andrea Sironi alla presidenza fosse un segnale di pace da parte dell'imprenditore romano. Il sindacato come vive queste fibrillazioni? Siete preoccupati che possano bloccare l'azione del management?

R) La preoccupazione è rivolta a Generali, ma anche al settore. Un cambio di impostazione da parte di Generali potrebbe avere ripercussioni sull'intero comparto, soprattutto in una fase delicata come questa che vede l'avvio del rinnovo del contratto nazionale che noi auspichiamo si chiuda in tempi rapidi. La preoccupazione rispetto alle ultime notizie è che, se si acuisce il clima di tensione in Generali, possano esserci ripercussioni anche a livello di rapporti con Ania. Il timore è che in un'azienda che vive quel tipo di fibrillazioni non si riesca ad avere una gestione che si muove serenamente verso i suoi obiettivi. La conduzione di Donnet non può non risentire di queste tensioni e noi pensiamo che queste non possono non ripercuotersi sui lavoratori e sull'intero settore.

D) Unipol ha presentato qualche giorno fa il nuovo piano 'Opening New Ways', che ha l'obiettivo di 'aprire nuove strade' negli ecosistemi

Mobility, Welfare e Property e nella Bancassicurazione. I target

finanziari del triennio 2022-2024 sono tutti in rialzo rispetto a quelli del piano precedente. Voi cosa pensate del piano?

R) Il piano di Unipol è stato già accolto con perplessità dal mercato, ma non è quello che ci preoccupa. Ci preoccupa molto la possibilità di gestire le ricadute del piano all'interno di relazioni sindacali costruttive che da tempo in Unipol non ci sono. Noi chiediamo che si ritorni ad avere delle relazioni sindacali che consentano di gestire le ricadute, soprattutto in una fase in cui Unipol ha chiesto di sedere con Ania per la definizione del contratto nazionale, pur non facendo più parte dell'associazione. Da anni noi auspichiamo il ritorno di Unipol in Ania. Però le scelte devono essere fatte a tutto tondo, con chiarezza. Partecipare a una trattativa non può voler dire solo cogliere gli aspetti positivi per azienda. Auspichiamo quindi l'applicazione del contratto e la ripresa delle trattative a tutto tondo in Unipol dove le relazioni sindacali sono interrotte da mesi.

D) Il mercato bancario è in fermento. Ci sono tanti movimenti che potrebbero disegnare un nuovo assetto. Queste operazioni dove porteranno il sistema creditizio italiano?

R) Noi crediamo che sia necessario un chiaro indirizzo che deve coinvolgere il soggetto pubblico e le istituzioni (governo-Mef e Bankitalia, ndr) su quale sistema economico-finanziario serva all'Italia. Che sia adeguato a favorire lo sviluppo del Paese e a sostenere famiglie e imprese. Deve essere un sistema su più poli, radicato sui territori, in modo da consentire che l'architettura sia coerente con il fatto che il sistema bancario-assicurativo sono centrali per la vita del Paese.

D) Se mi dice così avrà un'idea precisa di quello che potrebbe il nuovo assetto...

R) Non faccio il toto-aggregazioni. Ma devono essere coerenti con questa visione, devono avere una logica industriale di lungo periodo ed essere in grado di strutturarsi perché possano favorire più poli e la presenza sui territori. In questo senso, le aziende si muovono secondo logiche -legittime- ma funzionali solo alla sua visione, di impresa, non necessariamente coerente con una visione complessiva. Manca un indirizzo politico e una gestione di sistema.

D) Si sta riferendo per caso a B.Mps?

R) Anche. Il dossier Monte Paschi non può essere vissuto come un problema da risolvere, se non lo inserisco in una visione di settore che serve al Paese. Questo ci è sembrato il problema quando la trattativa con Unicredit è saltata. L'idea del governo era di togliersi un problema, e la legittima idea di Unicredit era di voler fare un affare. Ma nessuno ha inserito questa possibile soluzione in un discorso di sistema. Com'era successo, per esempio, quando Intesa Sanpaolo ha comprato le banche venete. Noi non vediamo il disegno che si vuole realizzare. Domani c'è la Banca d'Italia, vediamo se dirà qualcosa su questi temi. Altrimenti determinate situazioni restano irrisolte per le aziende e per il Paese. Ci sono richiami a fare le aggregazioni bancarie perché sono troppo piccole. Ma se si aggregano due possibili aggregatori, come Unicredit e Banco Bpm, cosa succede? Ribadisco, non c'è un indirizzo chiaro. E quindi ognuno si muove in modo isolato. Legittimamente, secondo logiche di impresa, ma per noi non funzionale al ruolo che le banche hanno nel Paese.

D) Questo discorso vale anche per la Banca Popolare di Bari?

R) Per B.P.Bari c'è un problema dal punto di vista gestionale: non ragiona come gruppo. Mediocredito centrale è capogruppo, però opera come se la capogruppo fosse Popolare di Bari. Questa sorta di strabismo non porta mai a un indirizzo che consenta almeno di vedere una direzione chiara. Se poi la direzione è la costituzione della Banca del Sud, allora si vede ancora meno. Il problema della Bari non è il piano, ma la gestione che appare slegata dalla capogruppo. Crediamo che le intenzioni e le condizioni ci siano, ma non vediamo il cambio di passo che servirebbe a indirizzare la Popolare di Bari in un'ottica diversa da quella che era e che è ancora. Vediamo una situazione di galleggiamento che non serve alla Bari per riprendersi e all'idea della Banca del Sud per svilupparsi.

D) Tornando a Mps. Il nuovo ad sta preparando il piano che verrà presentato alla fine di giugno. Poi la ricapitalizzazione. E' la volta buona per il Monte?

R) Siamo in attesa del piano industriale. Ci stanno lavorando con l'ottica di essere adeguati alle aspettative dell'Europa. Al Monte Paschi serve un piano che sia orientato a dare una prospettiva alla banca per diventare un soggetto che possa trovare qualcuno interessato come valore e non come problema. Un po' come è successo per B.Carige. Per fare questo serve tempo. Il soggetto pubblico deve rimanere e garantire la continuità aziendale, e soprattuto l'Ue deve dare il tempo necessario perché il piano si applichi completamente. Se facciamo un piano a tre anni, e poi dopo un anno l'Ue costringe alla vendita, il piano parte zoppo. Serve coerenza nella volontà di far uscire Monte Paschi dalla situazione di difficoltà. Anche perché tutti gli scenari del settore hanno bisogno di tempo per poter chiudere le operazioni in corso ed eventualmente gestire la questione Mps in una visione di settore. Penso a Credit Agricole con Creval, a Bper e Carige. Ci vorrà del tempo.

D) Un tema molto delicato riguarda la chiusura degli sportelli. Al Centro e al Sud ci sono interi territori senza un'offerta bancaria. Le banche sono imprese private e possono scegliere di non essere presenti nei territori che non considerano redditizi. Come si risolve questo problema?

R) E' necessario un intervento pubblico. Non si può rimanere

indifferenti su questo tema della desertificazione bancaria. Un soggetto pubblico dovrebbe avere a cuore la presenza delle banche sul territorio, anziché lasciare che le banche abbandonino interi territori rinunciando quindi a un presidio di legalità. Ci si può muovere con delle agevolazioni fiscali come è stato fatto, per esempio, con le Dta per le aggregazioni bancarie. Serve un intervento per il recupero del ruolo sociale delle banche.

D) Qualche giorno fa tutte le organizzazioni sindacali del credito sono state audite dalla Commissione di inchiesta sul settore bancario e finanziario sulle pressioni commerciali. E' un tema molto sentito...

R) Quello delle pressioni commerciali è un problema enorme. Dobbiamo continuare a gestirlo applicando anche meglio gli accordi che abbiamo sottoscritto, con Abi nel 2017, e poi con le singole aziende. Ho salutato con molto favore l'audizione in Commissione banche. Questo non può essere solo un tema di relazioni sindacali, ma deve essere tema di carattere sociale. Per noi è anche un tema di benessere del lavoro, di salute. Siamo consapevoli che questa partita non la risolviamo solo con le aziende, ma bisogna allargare il dibattito ad altri livelli istituzionali.

vs

valeria.santoro@mfdowjones.it

 

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May 30, 2022 13:30 ET (17:30 GMT)

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