Dal crac FonSai ci ha guadagnato "Unipol, che veniva da un aumento di capitale nel 2010 e che a fine 2011 non se la passava tanto bene, dopo l'annessione di FonSai a prezzi di saldo, ha fatto registrare utili mai visti prima nel corso della sua storia, unitamente a ricchissimi dividendi preziosi per le coop azioniste. Un'operazione che è stata un unicum nel panorama finanziario europeo e non solo".

Così Jonella Ligresti nella lunga intervista che sarà pubblicata sul numero di Milano Finanza in edicola domani, in cui, a nove anni dal suo arresto e dopo il suo proscioglimento definitivo, ripercorre le tappe salienti dello smembramento dell'impero costruito da suo padre oltre che delle vicissitudini giudiziarie sue e della sua famiglia, in cui membri sono stati tutti assolti.

In merito all'accordo di buonuscita che la famiglia chiese a Mediobanca, il famoso papello rivelato dal Corriere della Sera: "Il papello è stato l'accordo privato tra Mediobanca e mio padre, che recepiva gli accordi resi pubblici al mercato nel gennaio 2012.

L'intervento irrituale della Consob in sostanza nelle vesti di consulente dell'operazione, allo scopo di evitare agli acquirenti l'onore di un'Opa obbligatoria, determinò la modifica dello schema di intervento di Unipol e il ritiro del contenuto delle side letter che tuttavia vennero poi trasfuse nel papello firmato da Nagel e mio padre", aggiunge Ligresti, che nega che ci sia stato un dissesto nel gruppo che portava il cognome di suo padre Salvatore, grave a tal punto che Mediobanca si occupò di salvarlo.

"Nessun dissesto. La fine del 2011 è stata caratterizzata da instabilità politica con le dimissioni di Berlusconi chieste a gran voce dall'Europa e da speculazione finanziaria di cui l'Italia è stata vittima. Il dg dell'epoca ha poi fatto il resto", procedendo "a massicce svalutazioni che hanno fatto lievitare la perdita di fine anno e la presunta esigenza di capitalizzazione. Il risultato finale è stato l'impoverimento di quei risparmiatori che non hanno potuto sottoscrivere l'aumento di capitale del 2012 e l'arricchimento di chi ha potuto farlo".

Cosa ricorda di più del periodo che ha vissuto in prigione e cosa si sente di dire della sua esperienza?

"Le carceri non sono tutte uguali, esistono posti in cui è davvero impossibile sopravvivere per tanto tempo se non con l'aiuto di farmaci che intontiscono. A Torino ho passato davvero i momenti più difficili, le celle sono davvero fatiscenti, non degne di uno stato di diritto. Ero in una cella di 2x4 con un letto a castello e una ribaltina per appoggiare il piccolo fornellino da campeggio con cui mi riscaldavo le cose che mi mandavano i miei figli quando mi venivano a trovare in carcere. Il bidet era il mio frigorifero, facevo scorrere l'acqua tutto il giorno, e appoggiavo intorno le cose che mi compravo da mangiare così che potessero non marcire in fretta", continua la figlia di Salvatore Ligresti, che spiega quanto sia stato difficile passare "22 ore chiusa in una cella" sapendo di essere assolutamente innocente.

Ha chiuso tutti i conti con la giustizia italiana, vorrebbe un risarcimento? "Utilizzerò gli strumenti che la legge mette a disposizione, ma non credo che nulla possa ristorare delle sofferenze e dei danni che ha subito la mia famiglia".

Ha ancora fiducia nella giustizia, cosa cambierebbe del sistema? "La giustizia nel nostro caso si è corretta, ma purtroppo ci sono voluti tanti anni e tante sofferenze da parte di tutti noi. E comunque le conseguenze sono irreversibili. Non deve essere possibile arrestare qualcuno senza avere la certezza che non ci siano strumenti differenti da adottare. Non deve essere usata la carcerazione preventiva come strumento di coercizione per indurre l'indagato al patteggiamento".

alb

 

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June 10, 2022 13:24 ET (17:24 GMT)

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