Per risolvere il caso Eurovita serve un gruppo assicurativo con le spalle larghe che faccia da capofila dell'operazione. Ma nessuno, almeno per ora, sembra disposto a farsi avanti e il salvataggio della compagnia assicurativa finita in amministrazione temporanea - con le polizze congelate fino a fine marzo - resta lontano.

L'occasione per discutere della questione Eurovita tutti insieme è stata la riunione, tenutasi ieri mattina, del comitato esecutivo dell'Ania. Il piano per la messa in sicurezza della compagnia non era formalmente all'ordine del giorno dell'associazione assicurativa, ma Eurovita in questo periodo è il dossier più caldo per il settore e non poteva non essere al centro del dibattito. Che si è però chiuso con la generica apertura di una fase di riflessione. Secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, a prevalere, specie tra i big italiani (prima tra tutte Generali), è stato infatti lo scetticismo, che nasce dalla constatazione che i rischi di un intervento di salvataggio di Eurovita sono alti (come riscatti in massa) e non ci sono reti protettive.

Anche la posizione di Intesa Sanpaolo Vita (benché meno netta di quella di Generali) sarebbe stata piuttosto fredda. Allo stesso modo Unipol (che non fa parte di Ania) aveva già espresso le sue perplessità nei giorni scorsi.

Segnali di apertura, a sorpresa, sarebbero arrivati da assicurazioni di medie dimensioni (anche estere), ma l'operazione di salvataggio di sistema, come detto, difficilmente potrà avviarsi senza l'intervento di almeno una big. Del resto, nonostante Cinven nei giorni scorsi abbia versato a fondo perduto 100 milioni di euro, all'appello mancano almeno altri 300 milioni e serve appunto qualcuno pronto a uno sforzo maggiore e che sia poi in grado di aggregare altri operatori, come le banche che hanno distribuito le polizze di Eurovita (da Fineco a Sparkasse), cui aggiungere magari un'altra iniezione di capitale da parte di Cinven (anche questa ancora teorica).

Certo è che il tempo stringe. Il mandato di Alessandro Santoliquido (commissario per la gestione provvisoria), come anche il congelamento dei riscatti delle polizze, scade a fine mese e a quel punto potrebbe essere inevitabile avviare la liquidazione coatta amministrativa. O in alternativa il commissariamento straordinario, ma solo qualora esista la concreta possibilità di una soluzione, che ad oggi non c'è.

Intanto nei giorni scorsi l'agenzia di rating Fitch ha sottolineato che la situazione delle altre assicurazioni italiane ed europee, tutte alle prese con il rialzo dei tassi che potrebbe spingere i clienti a riscattare anticipatamente le polizze, è ben diversa da quella di Eurovita. Il business mix, con la presenza di polizze miste (mentre Eurovita ha un forte peso di tradizionali) e il Solvency più elevato portano a pensare che non ci siano rischi di contagio. Forse è facendo affidamento su ciò che le grandi compagnie italiane non vogliono entrare nel salvataggio. Ma i rischi reputazionali per l'intero settore? Eurovita sarebbe la prima assicurazione vita italiana a finire in liquidazione e rappresenterebbe la prova che una compagnia può non rispettare i suoi impegni.

alu

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0808:14 mar 2023

 

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