A pochi giorni dalla presentazione delle liste per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Montepaschi, attese entro il 26 marzo, si profila il quadro delle mosse probabili del governo. Non c'è ancora una decisione presa -anche perché le interlocuzioni tra Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia sono in corso sul più ampio tavolo di tutte le nomine pubbliche da effettuare in queste settimane- ma una cosa appare chiara, secondo fonti a conoscenza del dossier: il board senese vivrà un cambiamento radicale. Insomma, fuori tutti o quasi.

Dei quindici consiglieri di amministrazione, dodici sono espressione del Tesoro mentre i tre sono stati eletti dalla lista di Assogestioni. Gran parte dei dodici consiglieri -scelti sotto il governo Conte I, con al Tesoro il direttore generale Alessandro Rivera- verranno sostituiti. Non tutti però: secondo indiscrezioni di fonte politica raccolte da MF-Milano Finanza, l'attuale amministratore delegato Luigi Lovaglio potrebbe restare al suo posto.

E, pare, anche l'attuale consigliere Nicola Maione, che la Lega vorrebbe schierare per la presidenza al posto dell'uscente Patrizia Grieco. Lovaglio è arrivato alla guida della banca appena tredici mesi fa e ha portato a termine un difficile aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro riuscendo a trovare investitori privati che hanno consentito l'ennesimo salvataggio dell'istituto.

Sarebbero proprio questi investitori -quantomeno quelli che sono rimasti nell'azionariato, come le fondazioni bancarie (mentre altri, come Axa, hanno venduto pochi giorni fa)- a premere perché prevalga l'ipotesi del rinnovo del mandato al top banker ex Pekao (la banca di Unicredit in Polonia). In quest'ottica, si andrebbe anche verso uno scenario stand alone per Siena per un periodo più lungo, anche se le turbolenze dei mercati bancari di questi giorni possono far mutare gli scenari con grande rapidità.

I giochi non sono appunto ancora fatti, anche perché la casella Mps è solo una del mosaico di nomine che deve essere composto dalla premier Giorgia Meloni, dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e dagli alleati di governo. La Lega punta a prendere la poltrona più alta di Siena: a Salvini piacerebbe l'ascesa di Maione, avvocato romano vicino alla Lega. Ma dentro al partito c'è chi spinge invece per una figura femminile, per confermare una donna al vertice dopo Stefania Bariatti e appunto Grieco.

I nomi che circolano sono quelli della professoressa di diritto amministrativo Barbara Lilla Boschetti, oggi nel board di Ferrovie Nord Milano (Fnm), o dell'avvocato Marta Asquasciati, oggi nel consiglio di amministrazione di Iren, entrambe considerate vicine al partito di Matteo Salvini. Sempre che naturalmente Giorgia Meloni non voglia imporre una donna alla guida della banca, ipotesi però data per meno probabile.

La poltrona di presidente di Mps è appetibile per ruolo e prestigio ma non dal punto di vista economico. I compensi sono limitati perché Mps è sotto un piano di ristrutturazione con aiuti di Stato approvato dalla DgComp della Ue: il ceo prende 466 mila euro, mentre il compenso per il presidente è di 110 mila euro lordi. Cifre troppo basse, secondo il documento di autovalutazione preparato dal board: "L'attuale remunerazione risulta inadeguata in considerazione dell'elevatissimo impegno di tempo richiesto per espletarlo adeguatamente e del raffronto con altre istituzioni comparabili, e non contribuisce a favorire l'attrattività della banca per le migliori professionalità".

red

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1608:14 mar 2023

 

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