La cessione della banca russa da parte di SocGen "è stato il frutto di un lavoro intenso svolto in queste settimane, fatto nel silenzio, che ha dimostrato la grande capacità manageriale e di esecuzione della banca. Il rapporto costi/benefici della nostra presenza in Russia è cambiato drasticamente dopo il 24 febbraio, e ne abbiamo dovuto trarre le conseguenze. Nei prossimi anni l'economia russa non avrà grandi prospettive, per le banche rappresenta un rischio. Abbiamo valutato che, nell'interesse dei nostri azionisti, fosse più conveniente eliminare per sempre l'incertezza sull'esposizione in Russia".

Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, appena confermato presidente di Societé Generale, in un'intervista al Sole 24 ore nella quale ha lanciato anche un monito a livello Ue sulla garanzia unica dei depositi: "Non è accettabile che venga escluso dal sistema europeo di garanzia oltre un terzo del sistema bancario tedesco, rappresentato dalle casse di risparmio".

Gli azionisti di SocGen hanno rinnovato a Bini Smaghi il mandato alla presidenza per altri 4 anni. A sorpresa, il ceo Frederic Oudea ha invece preannunciato che uscirà' tra un anno. Per il passaggio di consegne, SocGen intende "mettere in atto una procedura standard che assicuri un pieno coinvolgimento del consiglio e porti alla scelta migliore per la banca. Entro l'autunno annunceremo il nome del nuovo ceo. Frederic rimane comunque ancora fino al maggio 2023, garantendo con la sua professionalità ed etica la continuità dell'azione manageriale".

Sulle prossime mosse dell'istituto, "abbiamo alcune ristrutturazioni da completare, come la fusione delle due reti territoriali di Credit du Nord e Societe Generale e il riposizionamento della banca d'investimento. Tutto questo avviene in un contesto di crescita, come testimoniano i risultati del 2021 e quelli del primo trimestre di quest'anno".

Nei giorni scorsi sui media è stata rilanciata l'ipotesi di aggregazione UniCredit-Commerzbank, rilanciando la domanda "sul tavolo da anni" se sia arrivato il momento delle fusioni cross border in Europa. "La risposta -ha sottolineato il banchiere- richiede alcune considerazioni. Primo: le fusioni e acquisizioni non rappresentano un fine, ma semmai uno strumento, al servizio di una strategia ben chiara agli investitori. Secondo, quando le valutazioni di mercato si scostano notevolmente dai valori contabili, come purtroppo è il caso oggi, è difficile che tali operazioni creino valore per gli azionisti. È meglio allora che il management si concentri piuttosto su azioni concrete che consentano di valorizzare meglio l'azienda. Infine, parlerei pubblicamente di operazioni non organiche solo quando stanno per essere realizzate, non quando sono solo ipotesi teoriche".

L'Unione Bancaria è ancora da completare. Quanto alle ipotesi di accordo sulla garanzia unica dei depositi, "bisogna evitare di ripetere gli errori del passato, come ad esempio nel caso del Srf (Fondo di Risoluzione Unica), la cui costituzione ha fortemente penalizzato la redditività delle banche europee in questi anni (Sg contribuirà nel 2022 con circa 800 milioni), creato forti distorsioni tra banche, anche per colpa di un sistema di contribuzione discrezionale, senza ridurre il costo del capitale del sistema bancario europeo. Il sistema di garanzia unica dei depositi non deve creare gli stessi problemi. Per essere chiari, non è accettabile che venga escluso dal sistema europeo oltre un terzo del sistema bancario tedesco, rappresentato dalle casse di risparmio".

Parlando delle prospettive per le banche europee in un contesto di aumento dell'inflazione e tassi in rialzo, con rischi per la crescita, "uscire dalla situazione di tassi d'interesse negativi nella quale l'Europa si trova, diversamente dagli Stati Uniti o del Regno Unito, non è necessariamente una cosa negativa -ha messo in evidenza Bini Smaghi- Elimina una tassa iniqua e consente di liberare risorse per aumentare il capitale e dunque il credito all'economia. Sarebbe paradossale se alla restrizione monetaria si sovrapponesse una ulteriore restrizione prudenziale, come sembra preconizzarsi, in particolare per quel che riguarda i finanziamenti a leva alle imprese". "Capisco le preoccupazioni riguardo alle conseguenze del rallentamento economico sui bilanci delle banche. Ma la capacità di gestire il rischio -ha continuato- è fortemente migliorata in questi anni, grazie anche all'attenzione posta dalla Bce, e i buffer di capitale sono molto ampi. Si deve evitare a tutti i costi la pro-ciclicità della politica monetaria e di vigilanza". Alla domanda se la fine della Tltro di Bce, con "scalino" dei rimborsi a metà 2023, può creare rischi di credit crunch, "questo è un punto chiave -ha sottolineato il banchiere- Il bilancio della Bce dovrà inevitabilmente ridursi con l'aumento dei tassi d'interesse. Tuttavia, se non si riducono i titoli pubblici, per timore che aumentino gli spread, dovrà contrarsi il rifinanziamento del sistema bancario, il che si tradurrà in minor credito all'economia reale. In assenza di un mercato dei capitali europeo integrato, a causa soprattutto dell'opposizione delle autorità nazionali che non capiscono l'irrilevanza dei loro piccoli mercati nazionali, il sistema bancario rimane il principale canale di finanziamento, soprattutto per le Pmi. Se si riduce il rifinanziamento al sistema bancario, si riduce il flusso alle imprese. E' necessario mantenere la Tltro, magari con dei vincoli, se non si vuol rischiare una contrazione del credito all'economia".

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May 24, 2022 03:54 ET (07:54 GMT)

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