SocGen: Bini Smaghi; nuovo ceo in autunno, da Ue no sconti a tedeschi (Sole)
24 Maggio 2022 - 10:09AM
MF Dow Jones (Italiano)
La cessione della banca russa da parte di SocGen "è stato il
frutto di un lavoro intenso svolto in queste settimane, fatto nel
silenzio, che ha dimostrato la grande capacità manageriale e di
esecuzione della banca. Il rapporto costi/benefici della nostra
presenza in Russia è cambiato drasticamente dopo il 24 febbraio, e
ne abbiamo dovuto trarre le conseguenze. Nei prossimi anni
l'economia russa non avrà grandi prospettive, per le banche
rappresenta un rischio. Abbiamo valutato che, nell'interesse dei
nostri azionisti, fosse più conveniente eliminare per sempre
l'incertezza sull'esposizione in Russia".
Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, appena confermato presidente di
Societé Generale, in un'intervista al Sole 24 ore nella quale ha
lanciato anche un monito a livello Ue sulla garanzia unica dei
depositi: "Non è accettabile che venga escluso dal sistema europeo
di garanzia oltre un terzo del sistema bancario tedesco,
rappresentato dalle casse di risparmio".
Gli azionisti di SocGen hanno rinnovato a Bini Smaghi il mandato
alla presidenza per altri 4 anni. A sorpresa, il ceo Frederic Oudea
ha invece preannunciato che uscirà' tra un anno. Per il passaggio
di consegne, SocGen intende "mettere in atto una procedura standard
che assicuri un pieno coinvolgimento del consiglio e porti alla
scelta migliore per la banca. Entro l'autunno annunceremo il nome
del nuovo ceo. Frederic rimane comunque ancora fino al maggio 2023,
garantendo con la sua professionalità ed etica la continuità
dell'azione manageriale".
Sulle prossime mosse dell'istituto, "abbiamo alcune
ristrutturazioni da completare, come la fusione delle due reti
territoriali di Credit du Nord e Societe Generale e il
riposizionamento della banca d'investimento. Tutto questo avviene
in un contesto di crescita, come testimoniano i risultati del 2021
e quelli del primo trimestre di quest'anno".
Nei giorni scorsi sui media è stata rilanciata l'ipotesi di
aggregazione UniCredit-Commerzbank, rilanciando la domanda "sul
tavolo da anni" se sia arrivato il momento delle fusioni cross
border in Europa. "La risposta -ha sottolineato il banchiere-
richiede alcune considerazioni. Primo: le fusioni e acquisizioni
non rappresentano un fine, ma semmai uno strumento, al servizio di
una strategia ben chiara agli investitori. Secondo, quando le
valutazioni di mercato si scostano notevolmente dai valori
contabili, come purtroppo è il caso oggi, è difficile che tali
operazioni creino valore per gli azionisti. È meglio allora che il
management si concentri piuttosto su azioni concrete che consentano
di valorizzare meglio l'azienda. Infine, parlerei pubblicamente di
operazioni non organiche solo quando stanno per essere realizzate,
non quando sono solo ipotesi teoriche".
L'Unione Bancaria è ancora da completare. Quanto alle ipotesi di
accordo sulla garanzia unica dei depositi, "bisogna evitare di
ripetere gli errori del passato, come ad esempio nel caso del Srf
(Fondo di Risoluzione Unica), la cui costituzione ha fortemente
penalizzato la redditività delle banche europee in questi anni (Sg
contribuirà nel 2022 con circa 800 milioni), creato forti
distorsioni tra banche, anche per colpa di un sistema di
contribuzione discrezionale, senza ridurre il costo del capitale
del sistema bancario europeo. Il sistema di garanzia unica dei
depositi non deve creare gli stessi problemi. Per essere chiari,
non è accettabile che venga escluso dal sistema europeo oltre un
terzo del sistema bancario tedesco, rappresentato dalle casse di
risparmio".
Parlando delle prospettive per le banche europee in un contesto
di aumento dell'inflazione e tassi in rialzo, con rischi per la
crescita, "uscire dalla situazione di tassi d'interesse negativi
nella quale l'Europa si trova, diversamente dagli Stati Uniti o del
Regno Unito, non è necessariamente una cosa negativa -ha messo in
evidenza Bini Smaghi- Elimina una tassa iniqua e consente di
liberare risorse per aumentare il capitale e dunque il credito
all'economia. Sarebbe paradossale se alla restrizione monetaria si
sovrapponesse una ulteriore restrizione prudenziale, come sembra
preconizzarsi, in particolare per quel che riguarda i finanziamenti
a leva alle imprese". "Capisco le preoccupazioni riguardo alle
conseguenze del rallentamento economico sui bilanci delle banche.
Ma la capacità di gestire il rischio -ha continuato- è fortemente
migliorata in questi anni, grazie anche all'attenzione posta dalla
Bce, e i buffer di capitale sono molto ampi. Si deve evitare a
tutti i costi la pro-ciclicità della politica monetaria e di
vigilanza". Alla domanda se la fine della Tltro di Bce, con
"scalino" dei rimborsi a metà 2023, può creare rischi di credit
crunch, "questo è un punto chiave -ha sottolineato il banchiere- Il
bilancio della Bce dovrà inevitabilmente ridursi con l'aumento dei
tassi d'interesse. Tuttavia, se non si riducono i titoli pubblici,
per timore che aumentino gli spread, dovrà contrarsi il
rifinanziamento del sistema bancario, il che si tradurrà in minor
credito all'economia reale. In assenza di un mercato dei capitali
europeo integrato, a causa soprattutto dell'opposizione delle
autorità nazionali che non capiscono l'irrilevanza dei loro piccoli
mercati nazionali, il sistema bancario rimane il principale canale
di finanziamento, soprattutto per le Pmi. Se si riduce il
rifinanziamento al sistema bancario, si riduce il flusso alle
imprese. E' necessario mantenere la Tltro, magari con dei vincoli,
se non si vuol rischiare una contrazione del credito
all'economia".
vs
(END) Dow Jones Newswires
May 24, 2022 03:54 ET (07:54 GMT)
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