Dopo il blitz di Apple nel credito al consumo, il dibattito sulle big tech si è fatto rovente. Già oggi gli intermediari digitali rappresentano il 35% del valore totale dell'industria dei servizi finanziari. Una percentuale che nei prossimi anni potrà solo crescere se governi e regolatori non imporranno un'inversione di tendenza. Uno scenario plausibile? Non è detto. Di certo, secondo il fondatore di Illimity Corrado Passera, le big tech costituiscono un problema non solo per le banche, ma anche - e forse soprattutto - per i risparmiatori.

Domanda. Passera, Apple Pay è entrata nel mercato del buy now pay later. Le banche italiane hanno ragione di preoccuparsi?

Risposta. Il servizio del buy now pay later è già oggi disponibile anche in Italia. Ci sono già operatori di successo e altri si stanno attrezzando. Certamente è stato sottovalutato il suo potenziale.

D. La pandemia in ogni caso ha impresso un'accelerazione alle big tech. Come sta cambiando il mercato del credito?

R. Tutto il credito standardizzabile e basabile su dati e algoritmi verrà attaccato da chi possiede i dati. Le big tech conoscono sempre di più caratteristiche, abitudini e bisogni dei loro utenti e forniranno loro sempre più spesso anche servizi di credito. Pensi ad Amazon: dei suoi merchant sa praticamente tutto. Perché non dovrebbe dare loro anche il credito assumendosi un rischio quasi nullo? Per questo motivo illimity si è da sempre specializzata in settori del credito alle pmi - più difficili da attaccare perché più complessi -, dove la competenza e valutazione umana è ancora determinante.

D. I banchieri sollevano spesso il problema dell'asimmetria regolamentare. Da un lato - si sostiene - c'è il far west e dall'altro soggetti ipervigilati. Il problema esiste?

R. Il problema delle asimmetrie regolamentari è evidente: trovo contrario all'interesse comune - e anche al buon senso - che le big tech possano avere a disposizione dati e informazioni degli altri operatori - banche comprese - ma non valga il contrario. Stesso discorso è purtroppo, di fatto, altrettanto vero per le norme antitrust e per quelle della privacy.

D. Che soluzioni si potrebbero immaginare?

R. Se hanno lasciato comprare a Facebook sia WhatsApp sia Instagram pensa che oggi ci sia la se pur minima volontà di sanare le asimmetrie? Siamo al paradosso che abbiamo delegato alle big tech il potere di censurare o meno i messaggi che pubblicano, garantendo comunque loro l'impunità per ciò che pubblicano.

D. Forse la soluzione sta nella concorrenza. Nei giorni scorsi è nato Euronext Tech Leaders, che è stato definito il Nasdaq europeo. Lei crede che l'Europa potrà colmare il divario con la Silicon Valley? È possibile una Apple europea?

R. Euronext Tech Leaders è una apprezzabile iniziativa e ci fa molto piacere che Illimity sia stata inclusa in un segmento che conta oltre cento società europee del settore tecnologico, selezionate tra quelle con maggiore tasso di crescita. Quanto alla Apple europea, anni fa sembrava impossibile che una azienda europea potesse competere con Boeing, ma siamo riusciti a creare Airbus. Nel settore tecnologico, come in altri, dobbiamo certamente puntare a crescere nello stesso modo, ma non andremo lontano senza un vero mercato unico in tanti settori ancora frammentati a livello nazionale, banche comprese.

D. Abbiamo parlato di competitor. Qualcuno però ritiene che oggi le big tech siano una minaccia soprattutto per i risparmiatori. Condivide?

R. Eccessive concentrazioni di potere, nel big tech e in numerosi altri settori, sono minacce prima di tutto per i cittadini. Stiamo sottovalutando il potere di influenza non solo economica che imprese di tali dimensioni possono avere. Possono essere a rischio le stesse istituzioni democratiche.

D. Parlando di innovazione nel mondo della finanza, un altro ambito che molti suoi colleghi guardano con diffidenza è quello delle criptovalute. Rischio o opportunità?

R. Le crypto piattaforme sono una opportunità perché offrono servizi altrimenti non disponibili. Oggi sono spesso ancora troppo complicate, energivore e costose. Bisogna regolarle per evitare che diventino, di fatto, dei meccanismi di scambi in forma anonima, cioè senza i controlli che devono valere su tutte le transazioni. Crypto asset come Bitcoin sono estremamente volatili, manipolabili ed energivore: l'investitore retail è libero di acquistarle, ma deve essere correttamente informato su questi aspetti e sui limiti della loro convertibilità in valute a corso legale. E quindi, del fatto che non c'è nessuna garanzia di restituzione del proprio investimento. Le crypto currency o stable coin, cioè crypto asset che si presentano come convertibili in monete legali, sono sostanzialmente degli schemi Ponzi perché sono in gran parte convertibili in moneta legale solo nella misura in cui c'è qualcuno disponibili a comprarle. Diverso il discorso delle cosiddette Central Bank Digital Currencies come l'Euro Digitale: circolando su reti digitali di nuova generazione permetterebbero una diversa modalità di utilizzo della nostra valuta, abilitando, in un contesto di piena legalità, moltissimi servizi oggi non disponibili. L'Europa ci sta lavorando, ma bisogna fare di più e più in fretta. Se non acceleriamo, il rischio è lasciar crescere troppo e disordinatamente le stable coin, o concedere troppo vantaggio al renminbi e al dollaro digitale.

red

MF-DJ NEWS

1308:15 giu 2022

 

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