Italia-Francia: campioni d'Europa (Mi.Fi.)
04 Luglio 2022 - 09:25AM
MF Dow Jones (Italiano)
Parte da Italia e Francia, sempre più vicine, la spinta
all'evoluzione dei campioni nazionali e franco-italiani in campioni
europei. La conferma, scrive Milano Finanza, arriva dal V Forum
bilaterale delle imprese promosso da Irefi, l'Istituto per le
relazioni economiche Francia Italia, che si è tenuto il 30 giugno e
l'1 luglio a Roma, a Palazzo Farnese. Da Euronext, al quale sta
stretta l'etichetta di gruppo "francese", a Leonardo e Thales, che
indicano nei programmi europei la strada per la sovranità
tecnologica dell'Ue, fino a Generali, Bnp Paribas, Edison,
StMicroelectronics e via dicendo, è evidente che tutti i grandi
gruppi intervenuti al Forum condividono lo stesso timore:
l'autonomia fa presto a diventare irrilevanza. O, per dirla con
l'ambasciatore francese in Italia, Christian Masset,
"l'integrazione europea va sempre più veloce e le imprese possono
giocare un ruolo anche in questo processo".
Crescere in Borsa e nei grandi progetti di ricerca. «Sono molti
gli attori economici che condividono la necessità di creare dei
campioni europei, ma restano pur sempre una minoranza. Gli altri
preferiscono fare gli europeisti a casa loro», ha detto il cfo di
Euronext, Giorgio Modica. "Eppure, alcuni numeri dovrebbero far
riflettere. Un solo giorno di trading di Apple equivale ai volumi
dei tre maggiori mercati azionari europei. Come Euronext stiamo
cercando di dare sempre maggiore visibilità alle nostre imprese,
per dimostrare che l'alternativa al mercato dei capitali Usa c'è.
Lo stiamo facendo per esempio con Tech Leaders". Subito
soprannominato il Nasdaq europeo, è il nuovo segmento di mercato
che raccoglie le imprese ad alta tecnologia, con una
capitalizzazione stimata in circa mille miliardi di euro. E se si
parla di hi-tech, si arriva al cuore di questa V edizione del Forum
Irefi. "Il ruolo della ricerca è fondamentale, come strategia
economica e industriale di Italia e Francia e in generale
dell'Unione Europea", secondo il presidente, Fabrizio Maria Romano,
che ha condiviso con i gruppi partner l'analisi elaborata da Irefi
sui contenuti del Trattato del Quirinale e dei piani di ripresa e
resilienza dei due Paesi. Su quali settori puntare?
Digitalizzazione, cyber-sicurezza, cloud, intelligenza artificiale,
spazio. Senza tralasciare la transizione ecologica, con la lotta ai
cambiamenti climatici e l'idrogeno verde.
Santo Borsellino, presidente di Generali Insurance Asset
Management, ha suggerito una diversa via di sviluppo valida per
tutti i settori guidati dalla ricerca e dallo sviluppo tecnologico.
"Andrebbe ribaltato il concetto di cooperazione che parte a valle
dei processi industriali, bisognerebbe piuttosto iniziare a
cooperare a monte, partendo dalle idee e sviluppando progetti di
ricerca con università e venture capital. Così potranno nascere i
prossimi campioni", ha detto, aggiungendo che allo stesso tempo è
fondamentale lavorare a livello europeo anche per convogliare i
capitali verso strumenti d'investimento legati all'economia reale,
così da aiutare le imprese ad avere altri sbocchi per
finanziarsi.
Difesa ed energia i business del momento.Visto il particolare
contesto di mercato, cresce anche l'attenzione per il business
della Difesa, aspetto sottolineato dall'ad di Thales Italia, Donato
Amoroso, che punta oltre che sulla collaudata collaborazione
Italia-Francia (la jv per lo spazio con Leonardo), anche sui
programmi europei, destinati a crescere per importanza e budget.
Parlando di contesto, anche al Forum Irefi non poteva mancare un
riferimento all'emergenza energia, con Giovanni Brianza, ad di
Edison Next, secondo il quale per la transizione energetica ben
vengano le collaborazioni tra Paesi europei, a patto di trovare un
equilibrio tra costi delle tecnologie e prezzi dell'energia.
"Questo è il vero tema da sviluppare".
C'è ovviamente del buono anche nel piccolo, e lo ha ricordato
Andrea Munari, presidente di Bnl (Gruppo Bnp Paribas),
sottolineando come a trainare l'export italiano siano proprio le
pmi. L'ambiente è fertile anche per le start-up, come dimostra Bif,
Business Innovation Factory, l'acceleratore lanciato a inizio anno
da Leonardo. Dove investono gli italiani. Dal Forum è arrivato
anche un aggiornamento sul quadro degli investimenti tra Italia e
Francia. Gli italiani preferiscono Parigi, ma non disdegnano la
Costa Azzurra. Secondo i dati della Camera di Commercio Italiana a
Nizza, diffusi da Irefi, le regioni francesi che attraggono più
investimenti dall'Italia sono l'Ile-de-France (30%),
l'Auvergne-Rhône-Alpes (15%) e la Provence-Alpes-Côte d'Azur (8%).
In generale, la Francia rimane il principale Paese di destinazione
degli investimenti italiani in Europa, col 44% del totale. Seguono
la Gran Bretagna (11%) e la Germania (10%). Come si legge nel Bilan
2021 des investissements internationaux en France (il rapporto
sugli investimenti internazionali in Francia per il 2021) prodotto
dall'agenzia nazionale per l'internazionalizzazione dell'economia
francese Business France, nel 2021 le imprese straniere in generale
(non solo italiane, quindi) hanno avviato oltre 1.600 nuovi
progetti di investimento in Francia, con un aumento del 32%
rispetto al 2020. Questi progetti hanno creato o mantenuto più di
45mila posti di lavoro nel Paese (+30% rispetto al 2020).Tornando
all'Italia, nel 2021 sono stati avviati 96 nuovi progetti, che a
loro volta hanno generato 1.830 posti di lavoro, con una crescita
di ben il 61% rispetto all'anno precedente. Le acquisizioni di
aziende francesi hanno rappresentato il 6% dei progetti, e in
particolare sono raddoppiate quelle di imprese in difficoltà.
Mentre le aziende transalpine hanno investito principalmente
nella creazione o nell'espansione di attività industriali (29% dei
progetti), in altre attività legate ai siti aziendali (28%) e in
R&S, ingegneria e progettazione (16%), gli investitori italiani
hanno rappresentato il 10% di tutti i progetti di ricerca e
sviluppo intrapresi in Francia da aziende straniere. I settori
interessati sono il turismo alberghiero e della ristorazione (16%),
l'automotive (15%), l'edilizia e le costruzioni (15%), la
lavorazione del vetro, della ceramica, del legno e della carta
(13%) e i mobili (13%). Nell'analisi di Romano, i settori più
promettenti per rafforzare nuove forme di cooperazione tra Italia e
Francia comprendono sia interventi capital intensive - per i quali
è indispensabile la presenza pubblica (key enabling technologies,
ecosistemi dell'innovazione, Infrastrutture, tecnologie
satellitari, aerospazio) - sia interventi a gestione
prevalentemente privatistica, ma sempre con un contributo di
finanziamenti pubblici, per esempio agro-alimentare e mobilità.
Andando ancora più nel dettaglio, unendo i rispettivi Pnrr, alla
voce Mobilità e Infrastrutture vengono impegnati complessivamente
31,5 miliardi di euro. "Francia e Italia ambiscono a importanti
prospettive strategiche che sarebbe opportuno pensare in una logica
bi-laterale", è l'osservazione di Irefi. "A questi investimenti si
legano, strategicamente anche i circa 18 miliardi di euro
complessivi dei due piani per le politiche di transizione
energetica, che trovano un forte terreno comune sul tema
dell'idrogeno".
red
fine
MF-DJ NEWS
0409:09 lug 2022
(END) Dow Jones Newswires
July 04, 2022 03:10 ET (07:10 GMT)
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