Usa: le Big Corporate che rinunciano al capitale umano
23 Novembre 2022 - 08:44AM
MF Dow Jones (Italiano)
Il rallentamento della crescita economica, l'aumento dei tassi
di interesse e l'inflazione elevata sta esercitando una pressione
sui grandi datori di lavoro statunitensi che, nel dover far
quadrare i bilanci ridotti, stanno riducendo l'organico.
I posti di lavoro vengono tagliati non solo per il debole
scenario macroeconomico: tra i fattori più citati ci sono le scelte
azzardate effettuate durante la pandemia. Sono tante le aziende
americane che hanno implementato la forza lavoro durante l'epidemia
di Coronavirus per rispondere alla forte domanda dettata dal
periodo, la quale si è poi indebolita nella fase post-pandemiche,
per contrarsi sempre di più in scia alle deboli prospettive
economiche globali.
Amazon e Meta Platforms sono tra le prime aziende tecnologiche
che hanno annunciato i licenziamenti. Ma anche la Warner Bros.
Discovery ha ridotto il proprio organico, così come Walt Disney ha
pianificato dei tagli al personale. Mentre molte grandi aziende
stanno effettuando tagli, il mercato del lavoro americano, nel suo
complesso, continua a mostrare una certa resistenza. I datori hanno
aggiunto 261.000 posti di lavoro in ottobre e il tasso di
disoccupazione è salito al 3,7%.
A metà novembre Amazon ha pianificato tagli nelle fila aziendali
come risposta alle previsioni economiche poco chiare. E' stimato
che il gigante dell'e-commerce arrivi a tagliare circa 10.000 posti
di lavoro, includendo anche le divisioni di vendita al dettaglio,
dispositivi e risorse umane.
All'inizio del mese, Meta ha deciso di licenziare più di 11.000
lavoratori, segnando così la prima ampia ristrutturazione
dell'azienda. Meta, secondo quanto sostiene la società, ha commesso
un errore nel ritenere che l'incremento dell'attività online
durante la pandemia sarebbe continuata. Oltre i licenziamenti, la
capogruppo di Facebook sta anche riducendo gli uffici ed estendendo
il blocco delle assunzioni fino al primo trimestre del 2023.
Tra i nomi delle big Tech figura anche Twitter che ha eliminato
circa 3.750 dipendenti all'inizio del mese dopo l'acquisizione
dell'azienda da parte di Elon Musk, il quale ha citato una perdita
di 4 milioni di dollari la giornp. La scorsa settimana altri
dipendenti di Twitter hanno deciso di lasciare l'azienda dopo
l'ultimatum di Musk nel quale chiedeva di dover "lavorare per molte
ore ad alta intensità" ed essere "estremamente duri", oppure
lasciare l'azienda e prendere tre mesi di liquidazione.
L'azienda di ride-hailing Lyft ha tagliato quasi 700 posizioni
all'inizio del mese, prevedendo un rallentamento dell'economia e a
causa dell'aumento dei costi assicurativi del ride-hailing. Anche
Microsoft, dopo aver registrato la crescita degli utili più lenta
degli ultimi due anni - a causa del calo del business del cloud,
dell'indebolimento delle vendite di videogiochi e degli effetti del
dollaro forte - ha pianificato una serie di tagli ai lavoratori,
senza specificarne il numero.
Circa 1.000 dipendenti da aprile a oggi sono stati invece
cacciati dalla Warner Bros. Discovery, che prevede ulteriori tagli
a causa di un debito aziendale elevato. Anche la Disney, all'inizio
del mese, ha pianificato un taglio dei posti di lavoro, senza però
specificare una quantità. Il taglio all'organico segue una
deludente relazione sugli utili, con il servizio Disney+ che ha
perso più di 8 miliardi di dollari negli ultimi tre anni. Dopo
l'annuncio dei licenziamenti, il consiglio di amministrazione della
Disney ha annunciato il ritorno di Robert Iger come amministratore
delegato, in sostituzione di Bob Chapek.
ann
anna.dirocco@mfdowjones.it
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