Per dare vita a MailUp, antenata dell'odierna Growens, nel 2002 cinque amici cremonesi investirono 3.000 euro a testa. A distanza di vent'anni, a inizio febbraio l'azienda -che nel frattempo dal 2014 è quotata sull'Egm di Piazza Affari- ha deciso di liquidare alcune attività fino a oggi trainanti, incassando una cifra analoga al valore di capitalizzazione dell'intero gruppo al momento dell'annuncio. A passare di mano sono state due business unit che erogano servizi di mail marketing, automatizzando l'invio di messaggi utilizzati dalle aziende per inviare alla clientela informazioni o proposte commerciali mirate. «Le metriche a cui la transazione è avvenuta mostrano quanto in Italia il mercato delle aziende quotate, in alcuni settori, fatichi a riconoscere il reale valore di un asset: stando agli analisti, le business unit cedute valevano tra 15 e 25 milioni, mentre le abbiamo vendute per 70», racconta a Milano Finanza l'ad Nazzareno Gorni.

Previsto a inizio giugno, l'incasso non verrà distribuito sotto forma di dividendi straordinari nel 2023 ma rimarrà nelle casse del gruppo per alimentare il cambio di pelle. «L'operazione nasce con l'ottica di procurarci maggiori risorse da investire sulla business unit americana Beefree, avviata sette anni fa», racconta ancora il capo azienda. «Era nata come esperimento, ma dopo aver raggiunto un milione di utenti abbiamo deciso di creare una versione a pagamento e oggi abbiamo circa 10 milioni di ricavi ricorrenti, con una posizione di leadership pur in una nicchia di mercato come quella dell'email design». Sono strumenti che rendono possibile a tutti creare contenuti grafici senza l'utilizzo di scrittura in codice. È proprio in questa direzione che il gruppo si prepara a rafforzare sforzi e investimenti, forte di oltre 10mila clienti, tra cui figurano big come Amazon, Google, Netflix, Disney e Spotify.

Nel progetto strategico allo studio, il gruppo destinerà «qualche milione di euro» in ciascuno dei tre anni dell'arco di piano per alimentare la crescita organica, mantenendo in pancia gran parte della liquidità che potrebbe essere sfruttata anche per operazioni di m&a e irripidire così la curva di crescita. «D'altronde», ricorda Gorni, «da quando siamo quotati abbiamo già fatto sei acquisizioni e se si presenteranno opportunità -soprattutto in Usa ed Europa- saremmo pronti a coglierle». Quanto al target ideale, il numero uno di Growens indica «piccole società o start-up che siano molto sinergiche con Bee», Per adesso viene scartata l'ipotesi di rilevare competitor. «Non lo reputiamo interessante per due motivi: molti hanno fondi di venture capital nel capitale, il che si traduce in valutazioni molto elevate. In genere queste realtà hanno qualche centinaio di clienti, troppo poco per consentirci di ampliare sensibilmente la quota di mercato». Permane anche l'intenzione di regolare possibili deal con una formula cash-carta già più volte utilizzata negli ultimi anni. «Avrà senso soprattutto per operazioni negli Usa», osserva Gorni. «Considerato che in America il valore da riconoscere nelle acquisizioni è ben più alto che in Europa, è giusto che anche il maggior rischio d'impresa debba essere adeguatamente bilanciato».

La decisione di vendere alcune attività per concentrarsi su altre è anche figlia delle complicazioni legate allo status di quotata e al contesto di mercato. «Impensabile programmare altri aumenti di capitale, dal momento che sarebbero stati eccessivamente diluitivi per i soci. Al tempo stesso, con la crescita dei tassi anche indebitarsi con il ceto bancario per finanziarsi è ora meno conveniente. Così, per trovare le risorse necessarie per spingere sulla crescita abbiamo colto la palla al balzo quando TeamSystem (l'acquirente delle attività di email service provider, ndr) ci ha cercato».

Il baricentro si sta spostando verso gli Usa, dove le società di software hanno valutazioni meno compresse. «Con la cessione, oltre il 75% del fatturato di Growens sarà realizzato fuori dall'Italia». Viene da sé che in prospettiva l'azienda rifletterà sulla sua permanenza a Palazzo Mezzanotte. «Siamo ancora troppo piccoli per pensare a una quotazione negli Usa, ma di sicuro faremo valutazioni una volta eseguito il piano in preparazione. Quando buona parte del business sarà in America, potremmo valutare anche una quotazione lì».

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

February 27, 2023 04:06 ET (09:06 GMT)

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