L'ultima nota del ministero della Difesa azero porta la data del 30 marzo 2023: unità delle forze armate hanno preso il controllo di una serie di alture e aree nel distretto di Lachin, vicino al confine con l'Armenia. Qui verrà realizzata una nuova strada che collegherà il Karabakh, la regione più infiammabile dell'area, all'Armenia. MF-Milano Finanza scrive che è la prova di quello che anche la Farnesina evidenzia nei suoi avvisi, sconsigliando anche solo di lambire il Nagorno-Karabakh, e in generale le aree di confine tra Azerbaijan e Armenia: i focolai dello scontro sono sempre accesi. Riporta la Tass che gli armeni starebbero esaminando una nuova bozza di accordo di pace proposto da Baku.

Ma intanto il governo di Erevan dà voce a tutta la sua paura: l'Europa delle sanzioni alla Russia chiude un occhio su questa guerra strisciante pur di assicurarsi maggiori forniture di gas tramite gasdotti che oltretutto bypassano l'Armenia, lasciandola senza nulla in mano. Ai giacimenti azeri del Caspio, Europa e Italia attingono per riempire i tubi del Tap (partecipato col 20% da Snam), al ritmo di 10 miliardi di metri cubi l'anno, con prospettive di raddoppio.

Per cercare di fare chiarezza, MF-Milano Finanza ha parlato con Alessandro Lanza, professore a contratto di Energy and environmental policy alla Luiss, già vicedirettore della Divisione Energia e Ambiente dell' Agenzia Internazionale dell'Energia/Ocse, capo economista di Eni, direttore esecutivo della Fondazione Eni Enrico Mattei e autore di diverse pubblicazioni (l'ultimo lavoro è Energia arcobaleno, il futuro è dell'Idrogeno, edito da Il Mulino).

Domanda. Professore, davanti alla fame di gas esistono conflitti di serie B?

Risposta. Quello tra Armenia e Azerbaijan è un conflitto mai sopito, che nel 2020 si è riacceso con una guerra guerreggiata durata un mese e mezzo, terminata con una vittoria azera sul campo e una difficile tregua mediata dalle grandi potenze. Mi lasci dire che se i contratti di fornitura si facessero solo con Paesi senza macchia, rimarremmo presto senza gas. Non è che la Russia prima dell'invasione dell'Ucraina fosse irreprensibile, eppure era il nostro primo fornitore.

Oggi compriamo gas in misura crescente da Paesi come Algeria, Qatar e Libia. E bisognerebbe essere a dir poco naif per affermare di sapere con esattezza come impiegano quei soldi.

D. Resta il fatto che gli armeni temono di essere sacrificati alle ragioni energetiche.

R. La loro è una legittima preoccupazione. Il pericolo di escalation c'è sempre, basta guardare cosa succede tra Cipro e Turchia, o ancora peggio tra Israele e Palestina. Ed è comprensibile che, vedendo l'Europa alimentare le casse di Baku con gli acquisti di gas, gli armeni temano che quelle risorse vadano anche a rafforzare le azioni militari ai loro danni. Ma, a mio parere, il fatto che l'Europa sia in affari con l' Azerbaijan potrebbe invece essere un bene, e ottenere l'effetto opposto.

D. In che modo?

R. Non certo con azioni di politica estera, perché una vera politica estera non c'è. La situazione è rimasta più o meno la stessa di quando Kissinger si chiedeva «chi devo chiamare se voglio parlare con l'Europa?». Mi riferisco invece alla presenza dei grandi gruppi internazionali dell'energia che operano con Baku e hanno accordi con il campione nazionale Socar. Sono quasi tutti quotati e con una larga presenza di investitori attenti ai criteri Esg. Non amano muoversi su terreni instabili e in contesti incerti, ne risentono il titolo e gli affari. Credo perciò che la loro stessa presenza possa contribuire ad abbassare le tensioni. Una sorta di moral suasion industriale e finanziaria, più efficace di qualsiasi azione politica. A noi serve il gas, ma a Baku servono le nostre aziende.

D. E Mosca? Che posizione ha ora che Baku fornisce più gas all'Europa?

R. La Russia aveva un rapporto privilegiato con l'Azerbaijan, e anche in tempi recenti i due Paesi hanno cercato di mantenerlo. Ma non c'è dubbio che Baku abbia assunto un ruolo di fornitore strategico dell'Europa, approfittando delle sanzioni che hanno bloccato la Russia e ostacolato Gazprom. E questo al Cremlino non piace, anche se l'approccio dei russi resta pragmatico, con il sospetto, non si sa quanto fondato, che un recente incremento di forniture di gas russo verso l'Azerbaijan serva ad aggirare le sanzioni dell'Europa.

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

April 03, 2023 03:32 ET (07:32 GMT)

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