Pagamenti: le regine del cashless (Mi.Fi.)
12 Dicembre 2022 - 9:05AM
MF Dow Jones (Italiano)
Mentre in Italia infuria il dibattito politico tra carte e
contanti il mondo si muove in una direzione ben definita e
probabilmente irreversibile. Alla fine di quest' anno, ha calcolato
un rapporto dell'Area Studi di Mediobanca, le transazioni cashless
dovrebbero sfondare per la prima volta nel mondo la soglia dei
1.000 miliardi (grafico in pagina), per arrivare il prossimo anno
sopra i 1.250 miliardi. Una traiettoria di crescita esponenziale,
scrive MF-Milano Finanza, in cui l'Asia, complice il peso specifico
del gigante indiano e della sua crescente classe media, è destinata
a fare da protagonista assoluta: se infatti ancora nel 2019 Asia,
Europa e Nord America si spartivano fette tutto sommato simili
della torta complessiva, l'anno prossimo il continente asiatico
dovrebbe sfiorare il 50% delle transazioni totali, col l'Europa
ferma al 25% ma comunque in crescita costante (+48% rispetto al
2019).
Cashless all'italiana. L'Italia, nonostante la bagarre politica
in atto sul tema possa suggerire il contrario, è perfettamente
allineata al trend generale. L'Osservatorio Innovative payments
della School of management del Politecnico di Milano ha calcolato
che nel primo semestre di quest' anno il transato dei pagamenti
digitali in Italia ha raggiunto quota 182 miliardi di euro,
segnando una crescita annua del 22%. Salvo che la crescita dei
consumi non venga impattata radicalmente dall'inflazione, a fine
anno si potrebbe arrivare in una forchetta compresa tra 390 e 405
miliardi, pari al 40% del totale speso dagli italiani, sempre più
vicino al contante, che è ormai sceso sotto la soglia del 50%. Nel
2021, ha proseguito lo studio, il totale dei pagamenti digitali ha
sfiorato i 330 miliardi, 127 dei quali attribuibili al contactless
e quasi 10, in aumento su base annua del 90%, derivati dai
cosiddetti pagamenti innovativi, cioè quelli che vengono effettuati
tramite smartphone o accessori indossabili, come gli smart watch.
Unicorni tricolore. Che l'Italia sia sulla giusta strada nel
percorso dei pagamenti digitali è evidente anche dai nuovi
unicorni, startup non quotate che raggiungono il miliardo di
valore, nati nel Paese nel corso di quest' anno. La recente
indagine The State of European Tech 2022 condotta dal fondo
d'investimento Atomico ha rivelato che tra i soli quattro unicorni
nati in Europa meridionale tra lo scorso anno e quello in corso ben
due sono italiani, ed entrambi fanno riferimento al settore dei
pagamenti digitali. Si tratta di Satispay, che ha raggiunto lo
status di unicorno a fine settembre, in seguito a un round di
raccolta da 320 milioni guidato dal fondo americano Addition, e
Scalapay, startup del buy-now-pay-later che a febbraio ha superato
la valutazione di un miliardo dopo un aumento di capitale da 215
milioni di dollari con il sostegno della cinese Tencent. La
caratteristica che accomuna queste due società fintech è il modello
di business alternativo a quello dei gruppi di pagamenti
elettronici tradizionali, come possono essere Visa o
Mastercard.
Satispay, al pari della competitor PayPal, offre la possibilità
di effettuare pagamenti digitali tra persone fisiche o in negozi
convenzionati ma offre, rispetto al colosso americano co-fondato da
Elon Musk, alcuni servizi aggiuntivi, come la possibilità di
beneficiare di un cashback negli esercizi commerciali aderenti e i
servizi di ricarica telefonica, che lo scorso anno hanno
rappresentato peraltro la prima voce di ricavi del gruppo (32
milioni su 43 totali). Scalapay, dal canto suo, si è invece
inserita nel business crescente del Buy-now-pay-later (Bnpl), che
permette di dilazionare i pagamenti nel tempo senza dover sborsare
tutto in un'unica rata al momento dell'acquisto di un bene o
servizio. Un mercato che nel 2021, secondo dati Crif, ha registrato
un tasso di crescita del 134%, ben maggiore rispetto al
tradizionale credito al consumo finalizzato, tanto che Compass, la
controllata di Mediobanca che si occupa proprio di credito al
consumo, ha di recente annunciato l'acquisizione del 100% della
fintech italiana Soisy e del 19,5% della svizzera HeidiPay,
entrambe attive nel Bnpl.
Consolidamento a sconto. A differenza degli Stati Uniti, dove
l'ecosistema paytech si è progressivamente consolidato intorno a
pochi grandi player, molti dei quali quotati in borsa (si veda la
tabella in pagina), in Europa il mercato è ancora caratterizzato da
una profonda frammentazione. Questo perché, ha evidenziato Credit
Suisse in un suo recente studio, "molti Paesi hanno ancora schemi
di pagamenti specifici (l'attualità italiana è un esempio calzante,
ndr), infrastrutture bancarie -inclusi i pagamenti- separate e
sistemi bancari interni frammentati, in gran parte guidati da
istituti dominanti nei loro Paesi ma poco rilevanti su scala
continentale o globale". A fronte di ciò, gli analisti della banca
svizzera hanno individuato sei potenziali poli aggregatori:
acquirenti non bancari tradizionali (come Nexi, che ha costruito il
polo paneuropeo dei pagamenti digitali con Sia e Nets); aggregatori
non bancari, come PayPal; acquirenti moderni focalizzati sui
servizi di e-commerce come l'olandese Ayden; bancari non-europei;
bancari europei e bancari locali. Rientra in quest' ultima
categoria ad esempio Bper, che a fine maggio ha raggiunto l'intesa
per la partnership strategica sulle carte di pagamento proprio con
Nexi. Ad avvantaggiare il possibile consolidamento c'è anche la
contrazione delle valutazioni, dopo che lo scorso anno l'intero
settore tech (dati Bain & Company) aveva raggiunto massimi a
27-30 volte l'ebitda, che difficilmente saranno recuperati
nell'immediato futuro. Il caso più eclatante è stato quello della
svedese Klarna, attiva anch' essa nel buy-now-pay-later, che lo
scorso luglio ha completato un round di investimento da 800 milioni
di dollari ma con una valutazione di 6,7 miliardi, l'85% in meno
dei 45,6 miliardi dell'anno precedente.
Le regine di borsa. Nel suo rapporto, basato sui bilanci del
2020, l'Area Studi di Mediobanca ha censito 25 società dei
pagamenti digitali con ricavi superiori al miliardo di euro, la
maggior parte delle quali sono quotate in borsa. Guardando alla
loro composizione, la quasi totalità ha sede negli Stati Uniti, che
si confermano leader assoluti in questo particolare segmento del
fintech. A livello di performance, quella media del 2022 è stata
negativa per oltre il 17%, e soltanto quattro società, peraltro tra
le più piccole a livello di capitalizzazione, riescono a viaggiare
sopra la parità. Va osservato inoltre che queste società hanno
perso terreno anche in rapporto allo sprint successivo alla scoppio
della pandemia da Covid-19, registrando da febbraio 2020 un
rendimento medio negativo nell'ordine dell'11%. La flessione del
2022 è stata meno marcata per i colossi dei pagamenti digitali
tradizionali (Mastercard e Visa hanno perso rispettivamente il 3,3%
e 4,1%) mentre ha colpito più duramente le società innovative, come
PayPal (-60%) e la stessa Nexi (-44%) che ora, a valutazioni più
basse ma con un modello di business ancora solido, sarebbe finita
nell'orbita di vari fondi di private equity.
Fondi ed Etf per scommettere sul trend. Oltre ai singoli titoli,
il settore dei pagamenti digitali sta captando sempre più
l'interesse delle società di risparmio gestito, che hanno costruito
una serie di fondi ed Etf dedicati. Prodotti che si caratterizzano,
come rilevato dalla società di analisi finanziaria Fida per
MF-Milano Finanza, per una certa sovrapposizione dei titoli più
pesati in portafoglio: Global Payments, Mastercard, Visa e American
Express sono alcuni dei nomi ricorrenti. Gli Stati Uniti, come
prevedibile, sono l'area di esposizione maggiore, con incidenze
prossime all'80%. Legal & General Im (Lgim), dal canto suo, ha
sviluppato un Etf dedicato specificamente ai pagamenti digitali, il
Digital payments, la cui prima esposizione al 31 ottobre era nella
statunitense Btrs (4,8% del portafoglio).
red
fine
MF-DJ NEWS
1208:48 dic 2022
(END) Dow Jones Newswires
December 12, 2022 02:50 ET (07:50 GMT)
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