I listini azionari Usa trattano in forte rialzo, guidati dai titoli del settore tecnologico mentre i rendimenti obbligazionari sono in calo. I guadagni arrivano nonostante un quadro macro ancora debole, come evidenziato dalla fiducia consumatori Usa, sui minimi storici.

Il Dow Jones guadagna il 2,10% e l'S&P 500 il 2,32%. Il Nasdaq Composite avanza del 2,43%.

L'indice di fiducia dei consumatori statunitensi elaborato dall'Universitá del Michigan, secondo la lettura finale di maggio, si è attestato a 50 punti, sul minimo storico, rispetto ai 50,2 della lettura preliminare.

Il sentiment rialzista che si respira nei mercati azionari oggi "potrebbe essere prematuro", affermano Roberto Perli e Benson Durham di Piper Sandler in una nota ai clienti. Gli investitori "stanno diventando piú ottimisti perchè i segnali di rallentamento economico alimentano le speranze che la Fed possa alzare i tassi piú lentamente, o addirittura iniziare a tagliarli". In genere, le azioni salgono quando i mercati si aspettano che la Fed mantenga i tassi relativamente bassi. Ma Perli e Durham sottolineano, tra le altre cose, che "le stime degli utili devono ancora diminuire; se o quando lo faranno, i prezzi delle azioni dovrebbero subire ulteriori pressioni al ribasso". I due esperti avvertono che "i segnali potenzialmente ribassisti sembrano almeno bilanciare i segnali rialzisti".

"È un rally di sollievo", ha detto Mohamed El-Erian di Allianz su 'Squawk Box' della CNBC. "È un sollievo dopo una settimana difficile, sei settimane difficili, un anno difficile ed è davvero il benvenuto".

Zach Stein, chief investment officer della societá di consulenza d'investimento Carbon Collective, sottolinea però che, sebbene i mercati abbiano iniziato a riprendersi, le preoccupazioni che hanno spinto l'azionario in un mercato orso, come l'aumento dell'inflazione, una Federal Reserve aggressiva, l'aumento dei prezzi del petrolio e le tensioni geopolitiche, restano ben presenti.

"Sebbene la Fed abbia assicurato agli investitori il proprio impegno nel contrastare l'inflazione, è improbabile che le sue tattiche siano sufficienti a ridurre l'indice dei prezzi al conusmo che non è determinato da un eccesso di offerta monetaria, ma piuttosto da un'offerta insufficiente di beni", sottolinea Stein. "La banca centrale ha poco potere per accelerare la catena di approvvigionamento, che è alla base dell'inflazione che abbiamo visto".

Le aspettative di rialzo dei tassi sono scese perchè gli investitori hanno valutato una maggiore probabilitá di mosse piú morbide da parte della Fed nei prossimi mesi. I mercati si aspettano ora un taglio dei tassi nella seconda metá del prossimo anno. "La crescita sta calando, forse anche prima del previsto. Questo dovrebbe consentire alla Fed di ammorbidirsi a un certo punto", commenta Esty Dwek, chief investment officer di FlowBank.

L'economia statunitense dovrebbe registrare una temporanea contrazione nella prima metá del 2023 a causa di probabili aumenti piú rapidi ed estesi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, affermano infine il capo economista di Commerzbank Joerg Kraemer e il senior economist Bernd Weidensteiner.

È probabile che il Pil diminuisca in media dello 0,5% l'anno prossimo, in una recessione che difficilmente sará profonda come quella successiva alla crisi finanziaria del 2008, poichè attualmente non vi sono squilibri macroeconomici significativi. Commerzbank si aspetta che la Fed alzi il tasso di interesse di riferimento al 4%, anzichè al 3,5% previsto in precedenza, a causa dell'aumento dei rischi di inflazione.

lus

 

(END) Dow Jones Newswires

June 24, 2022 11:15 ET (15:15 GMT)

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