Il tema della corporate governance è sempre più decisivo per il
suo impatto sul profilo societario e sui risultati aziendali. E lo
è in particolar modo per le società quotate che sono chiamate ad
adottare meccanismi di governance efficaci proprio nella
composizione del cda. Roger Abravanel, economista e presidente
onorario del Forum della Meritocrazia ha risposto alle domande di
ClassCnbc.
Domanda. Lei sostiene che questa idea di gestione della
corporate governance vale anche nel mondo del calcio. Le dimissioni
del cda della Juventus riflettono una governance inadeguata?
Risposta. Mi sembra un atto dovuto, poi si capirà se il cda è
colpevole del falso in bilancio. C'è chi dice che se la Juve non
fosse stata quotata la flessibilità contabile non avrebbe portato
all'indagine e che c'è chi dice che i principi contabili sono gli
stessi per una quotata. Io penso che le dimissioni del cda siano
giuste ed un atto dovuto per come è stata governata la squadra in
questi tre anni e alla fine saranno un bene per tutti, tifosi ed
azionisti.
Dopo 9 anni di successi gli stakeholders chiave - azionisti e
tifosi - sono delusi, e i recenti recuperi vogliono dire poco.
Risultati non buoni sul campo e nei conti più scivolate di stile
non proprio da Juve. La società nel passato spendeva ma otteneva
risultati sul campo, quella di oggi non lo fa. Perciò era
necessario un cambiamento di leadership e management.
Anni fa quando ero ancora in Mckinsey facemmo per la Lega
Calcio, all'epoca di Umberto Agnelli, un'analisi che dimostrò
proprio questo, una correlazione tra spesa e risultati in
classifica. Quindi i soldi contano ma l'analisi dimostrò anche
degli outlier in positivo, il Chievo, e in negativo, l'Inter di
Massimo Moratti. Oggi questa analisi dimostrerebbe la stessa cosa
con outlier in positivo come Atalanta, Napoli e Milan e altri in
negativo, come la Juventus.
D. Quindi il management e la governance contano anche nel
calcio. Non bisogna solo cambiare allenatore ma anche squadra di
governo e gestione?
R. Il management nel calcio conta nel senso che non basta
spendere, ma bisogna spendere bene. Impostare la strategia, puntare
sulla valorizzazione di giovani talenti o sull'acquisto di campioni
che costano il giusto per il tempo che hanno ancora da giocare. Poi
merchandising, stadio di proprietà, per le sponsorizzazioni scelta
del team e soprattutto dell'allenatore. La chiave è avere nella
leadership il giusto mix di business e conoscenza del calcio
nell'ad, nel dg e nel presidente che lo sceglie e che lo controlla.
Non è molto diverso da una azienda industriale classica.
Il miglior esempio in Europa è il Bayern. Intanto non è quotato,
né è di proprietà di uno sceicco, oligarca o private equity. Al 75
% è dei tifosi, il Real Madrid è al 100 % dei socios, e il 25 % di
Adidas, Audi e Allianz e la leadership e la governance sembrano
all'altezza. Il ceo di FC Bayern oggi è Oliver Kahn, leggendario ex
capitano del Bayern e della nazionale che però è anche diventato un
businessman e ha preso un Mba: un Del Piero con un Mba. La business
competence è rappresentata da Heiner che è stato il ceo di Adidas e
oggi è il presidente del FC Bayern: un Marchionne presidente della
Juve.
Ovviamente ci sono altri modelli, li ha avuti anche la Juve, ma
quello che conta è il mix e la qualità della leadership. La
meritocrazia vale anche nel calcio e conta come si seleziona il
team e chi lo fa. Nella mia carriera sono stato testimone di
esperienze simili. Vertici aziendali che avevano fatto cose egregie
che però dovevano evolvere perché bisognava trasformare strategie e
leadership. Di solito ci vuole una governance all'altezza, una
proprietà (la governance con la g maiuscola) che scelga il miglior
cda e il presidente (governance con la g minuscola) che a sua volta
scelga il management (ad/dg).
D. Ma alla fine qual è il problema? I tifosi dell'Inter del
passato e quelli della Juve di oggi sono arrabbiati, dopo un lungo
ciclo positivo adesso c'è uno negativo. Un imprenditore investe i
suoi soldi e quelli della sua società per creare un divertimento
per sè e per i suoi concittadini e se le cose vanno male butta via
i suoi soldi e fa lui la brutta figura.
R. Verissimo. E' stato il caso di Moratti che ha speso più di 1
miliardo, d'accordo con Gianmarco e Letizia che però avevano come
responsabilità sociale San Patrignano e non una squadra di calcio.
Se aveva fatto brutte figure prima del triplete, la faccia l'aveva
messa lui, come poi ha preso il merito del triplete. Poi ha deciso
di vendere probabilmente perché la famiglia non voleva sopportare
più quei costi ma i soldi erano suoi. Lo stesso vale per De
Laurentis che oggi è sugli scudi a Napoli, ma se e quando il Napoli
andrà male la faccia ce la rimette lui.
Il problema Esiste anche a in Europa dove le squadre sono di
proprietà di tycoons, sceicchi come nel caso del PSG, oligarchi
russi, imprenditori che spesso usano il calcio come un mezzo di
responsabilità sociale d'impresa nella comunità, o semplicemente
come un modo per divertirsi e coinvolgere i figli. Poi ci sono le
novità degli imprenditori americani, che alla fine vogliono fare un
affare rivendendo dopo avere valorizzato il club, come pure fanno i
fondi private. Iniziano anche da noi ad arrivare: Elliott lo ha
fatto per guadagnarci, non tanto per divertirsi, né per un gesto di
responsabilità sociale nei confronti dei milanesi. Ci sono
imprenditori americani e cinesi che vogliono soprattutto fare un
buon affare spesso spendendo il meno possibile, come Gerry
Cardinale che ha un fondo di prvate equity. Ma ci sono anche molti
imprenditori italiani che hanno sempre meno risorse per il calcio
di serie A.
Questi tycoons falsano il capitalismo del calcio e lo rendono
insostenibile perché la governance non è adeguata.
Nel senso che molte squadre europee perdono soldi o hanno
problemi di liquidità soprattutto dopo il Covid. Ci sono poche
eccezioni e il Bayern Monaco è appunto una di queste. Il Bayern ha
anche il vantaggio di essere in Baviera dove ci sono le big
corporations tedesche, che spiega le sponsorizzazioni principesche
che assieme alla Tv fanno un fatturato molto sostenibile con costi
accettabili.
Anche il Real Madrid ha un modello simile, è di proprietà dei
socios che nominano Florentino Peres che ha recentemente ottenuto
un rifinanziamento del debito da Hedge Fund Providence, una specie
di Elliott, per fronteggiare i problemi di liquidità del Covid 19.
Dove invece ci sono i tycoon non ci sono problemi a finanziare le
perdite, ma la governance ne soffre. In Europa il PSG è un esempio
di spese folli, e senza vincere la Coppa dei campioni. Il Bayern fa
molto meglio da sempre perché è meglio governato e gestito.
D. Alla Juve non era così?
R. Lo era. Gli Agnelli sono stati un tycoon della Juve per più
di mezzo secolo. Mettevano soldi propri ed era una forma di
responsabilità sociale della Fiat su Torino. Oggi non è più così.
Dopo essere stata salvata da Umberto Agnelli che portò Marchionne,
la Fiat oggi è più francese che italiana e la Jeep può continuare a
sponsorizzare la Juve senza che gli azionisti della Fiat e gli
Agnelli continuino a pompare denaro nella Juve. Il ruolo sociale
non esiste più. Ma soprattutto Andrea Agnelli non è nè Moratti né
De laurentis perché la squadra non è completamente sua.
Exor è proprietaria al 60 % della Juventus (Adidas , Audi,
Allianz assieme hanno il 25%) e a sua volta non è tutta degli eredi
della famiglia uniti nella Giovanni Agnelli ma anche del
mercato.
La quotazione in borsa in minoranza della Juve secondo le
antiche tradizioni del capitalismo italiano non ha niente a che
vedere con la proprietà dei tifosi di Bayern, Real Madrid,
Barcellona con 140 mila socios.
E sicuramente Exor non mi sembra un Blackstone, né come detto
Adidas-Allianz-Audi. L'attuale modello di proprietà non protegge
gli interessi degli azionisti di minoranza della Juve, né quelli
degli azionisti di minoranza di Exor, né quelli della famiglia
nella Gianni Agnelli che non sono più interessati a pompare soldi
nel calcio. Il cda della Juventus non è considerato una best
practice da società quotate, è dominato dall'azionista di
maggioranza e ci si domanda se il contratto da 50 milioni di
Allegri senza clausole di performance è stato abbastanza
dibattuto.
D. Se lei fosse il consulente di Elkann cosa suggerirebbe?
R. Adesso deve nominare un nuovo cda ma poi deve decidere chi è
il miglior proprietario della Juve e le vicende di questi giorni
gli aprono nuovi gradi di libertà. Ovviamente esiste l'opzione di
vendere la società a un vero tycoon o a un fondo di private equity
americano. Exxor varrrebbe un po' di più. Sarebbe la cosa più
facile dal punto di vista pratico, difficile dal punto di vista
delle emozioni in occasione del centenario. Exor potrebbe anche
portare un private equity come socio e assieme cambiare la
governance e il cda della Juve e un top team all'altezza.Qualunque
opzione si scelga, bisogna prima o poi delistare la Juve dalla
borsa.
D. Nel lungo termine la Juventus non potrebbe essere un buon
affare se passasse qualcosa di simile alla Superlega che è stato il
progetto su cui si è concentrato ed esposto maggiormente Andrea
Agnelli?
R. Andrea Agnelli ha sicuramente ragione sul fatto che un torneo
europeo migliorerebbe i conti di tutte le squadre. La Coppa dei
Campioni ha ricavi molto migliori delle coppe nazionali. Purtroppo
come era stata strutturata la Superlega era un progetto
inaccettabile socialmente e politicamente. Selezionare poche
squadre che indipendentemente dal risultato in classifica
partecipassero a una Coppa dei Campioni più ampia avrebbe portato a
una insurrezione dei tifosi per esempio dell'Atalanta, che c'è
stata, oltre ad essere anti-meritocratico. Altre squadre erano
ovviamente interessate ma hanno saggiamente lasciato che Andrea
Agnelli ci mettesse la faccia facendo arrabbiare metà dei tifosi
europei. L'idea che sia stato fatto nel basket non vuole dire nulla
perché i tifosi di basket sono poca cosa rispetto a quelli del
calcio. Per ottenere l'obiettivo giusto di avere più partite
europee bisognerebbe riformare la pessima Uefa e le leghe
nazionali. Avere campionati nazionali con meno squadre e le prime
partecipano a una Coppa dei Campioni più intensa, puntare a un
tetto ai compensi per giocatori e commissioni di agenti come in
Nba. Ma è difficilissimo e ci vorrebbero molti anni.A breve meglio
rifocalizzarsi sulla governance e leadership della Juve, delistarla
e poi venderla oppure portare un partner di private equity per
cambiare la proprietà.
alu
fine
MF-DJ NEWS
3008:30 nov 2022
(END) Dow Jones Newswires
November 30, 2022 02:32 ET (07:32 GMT)
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