La crisi bancaria iniziata con la bancarotta di Svb, proseguita con il salvataggio di Credit Suisse e lo scivolone di Deutsche Bank, si è ricomposta velocemente. Merito dell'intervento delle banche centrali e dei governi che sono riusciti a convincere i mercati che non siamo alla vigila di una stagione di fallimenti bancari come avvenuto nel 2008. Vicino anche il salvataggio di Eurovita. Verrà, infatti, trovata una soluzione di sistema per la compagnia assicurativa italiana, ora in amministrazione straordinaria, entrata in crisi ancora prima della californiana Svb, ma per le stesse ragioni, ovvero il disallineamento temporale tra raccolta e impieghi di capitale. Già perché non sono solo le banche ad avere talloni d'Achille.

MF-Milano Finanza scrive che l'attuale contesto macroeconomico rende Morgan Stanley molto cauta nei confronti delle compagnie assicurative europee con un'elevata e/o crescente esposizione al credito e agli asset illiquidi (attività come mutui, prestiti, debito privato, private equity e immobili). «Rimaniamo costruttivi sul settore assicurativo europeo in quanto le società presentano bilanci solidi con un coefficiente Solvency II del 217% e un interessante rendimento del free cash flow, pari all'11% circa al 2024, a sostegno di un rendimento totale del capitale dell'8% al 2024. Tuttavia, c'è un rischio che vediamo per le assicurazioni: è il rischio di credito collegato ai bond liquidi BBB e a quelli illiquidi», spiega Ashik Musaddi, analista di Morgan Stanley.

L'esposizione complessiva a queste due categorie di asset per le compagnie assicurative che l'esperto copre è pari a circa 1,1 trilioni di euro e quindi le persistenti preoccupazioni per il rischio di credito potrebbero nuocere al comparto.

Sotto la lente di ingrandimento sono finite, infatti, sia l'esposizione agli immobili commerciali: Generali, Axa e Ageas sono le società con la più alta leva finanziaria sul settore immobiliare (la leva media è del 70% e del 42%, rispettivamente, su base Ifrs e su base fondi propri) sia ai bond corporate che rappresentano circa il 28% degli investimenti totali delle compagnie. Più in dettaglio, tra le obbligazioni corporate quotate, Morgan Stanley ha una visione prudente su quelle con rating BBB a causa del rischio di un declassamento a un livello inferiore a quello di investment grade. Sebbene al momento un cambio del rating non sia per l'analista della banca d'affari fonte di preoccupazione, la precedente analisi del 2019 indicava che il maggior potenziale impatto negativo sulla solvibilità del settore è un downgrade da BBB ad high yield.

«Considerando l'elevata volatilità macro, il forte aumento dei tassi di interesse, i recenti problemi del settore bancario e un potenziale credit crunch, è importante essere consapevoli dell'esposizione a quest'asset class», avverte Musaddi. «In media, le obbligazioni BBB o high yield costituiscono il 51% dei portafogli di obbligazioni corporate delle compagnie contro il 50% del primo semestre 2022. Munich Re, Generali e Swiss Re hanno la quota più alta di obbligazioni BBB o con rating più basso nel loro portafoglio. Generali ha, invece, la quota più alta di obbligazioni con rating BBB tra i competitor. Ci sono anche i bond emessi dal settore finanziario in pancia alle compagnie, rappresentano in media il 32% delle obbligazioni corporate, e una parte significativa di queste è probabilmente costituita dalle obbligazioni emesse dalle banche europee. Ma niente panico. L'esposizione ai bond Additional Tier 1 (quelli che Credit Suisse ha dovuto svalutare a zero nell'ambito della fusione con Ubs) è generalmente bassa e le assicurazioni europee sembrano detenere la maggior parte della loro esposizione in obbligazioni bancarie senior. Rischio gestibile, quindi. Come quello verso i titoli di Stato.

Ne sanno qualcosa Poste Italiane e Generali, le più esposte ai Btp. Una sfida per i coefficienti di solvibilità, in quanto un aumento dello spread può portare a un calo del coefficiente Solvency II. Ma Musaddi non vede nessun rischio Italia, per ora, e consiglia di sovrappesare (overweight) in portafoglio Poste Italiane (target price a 14,8 euro, rendimento del dividendo a valere sul bilancio 2023 del 7,3%) insieme ad Allianz, Axa, Aviva, M&G, Prudential, St James's Place, NN Group, Munich Re, Scor Re, Beazley e Hiscox. Underweight (sottopesare), invece, su Phoenix, Swiss Re, Admiral, Lancashire e l'italiana Generali (target price a 18 euro, rendimento del dividendo a valere sul bilancio 2023 del 6,8%), tra le più esposte agli asset illiquidi, ai corporate bond e agli immobili.

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

April 03, 2023 03:00 ET (07:00 GMT)

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