Mes: Sapelli; va ratificato ma non usato, meglio Pnrr (Mi.Fi.)
30 Gennaio 2023 - 08:36AM
MF Dow Jones (Italiano)
C'è chi lo paragona alla Troika e chi lo interpreta come un
passo verso l'Unione Bancaria. E chi, come l'Italia, resta l'unico
Paese dell'Eurozona a non aver ratificato la proposta che ne
prevede la riforma. Il riferimento è al Meccanismo Europeo di
Stabilità (Mes), intervento ideato nel 2012 per reagire alla grande
recessione. La sua funzione è dare assistenza finanziaria agli
Stati che ne fanno richiesta. E per assolvere il compito ha in dote
704,8 miliardi di capitale sottoscritto, di cui 80,5 già in pancia
(l'Italia si è impegnata per 125,3 miliardi e ne ha versati più di
14). Finora però se ne sono serviti solo Grecia, Spagna e Cipro,
perché chi si avvale del Mes deve sottostare a condizioni
stringenti. "C'è un motivo se Mario Draghi non ha mai chiesto di
ratificarlo", spiega l'economista Giulio Sapelli a MF-Milano
Finanza. "Il Fondo salva-Stati non è un semplice trattato;
controlla i conti pubblici ed esautora i Parlamenti: lo Stato che
riceve i fondi deve seguire il pilota automatico".
Domanda. Professore Sapelli, secondo lei il Parlamento italiano
deve ratificare la riforma del Mes?
Risposta. Sì, perché in caso contrario qualsiasi governo in
carica sarebbe accusato di anti-europeismo dagli oppositori
politici interni e dagli Stati che hanno già aderito. Dopo averlo
ratificato però la cosa migliore è non chiederne mai
l'applicazione, come pensava di fare l'ex premier Draghi.
D. Che cosa accadrebbe se l'Italia facesse richiesta dei soldi
del Mes?
R. Ad esempio, saremmo costretti a tagliare le pensioni perché
il Fondo salva-Stati impone una serie di politiche pro-cicliche che
favoriscono l'aggravarsi delle crisi. Inoltre il Mes è regolato
secondo i criteri della corporate governance; gli amministratori
sono tenuti al segreto e non possono riferire neanche agli organi
politici che li hanno nominati. È una vera e propria authority. Per
questo la Corte Costituzionale tedesca ha avuto difficoltà a dare
il via libera alla ratifica.
D. Che cosa dovrebbe fare allora l'Italia in caso di difficoltà
economiche?
R. Abbiamo già il Pnrr, oltre al Fondo Europeo per la
Disoccupazione.
Non c'è da preoccuparsi se sapremo sfruttare i soldi che stanno
arrivando dall'Europa.
D. Giorgia Meloni vorrebbe correggere il Fondo salva-Stati.
R. Bisognerebbe trasformarlo in un organismo governato da
decisioni politiche e non da regole di corporate governance. Il Mes
non dovrebbe imporre condizioni che non vengono approvate dai
Parlamenti dei singoli Stati. La politica economica diventa dannosa
se manovrata dall'alto perché di solito non impone riforme
anti-cicliche. D. Meglio puntare sul fondo sovrano europeo? R. Sì,
perché è una proposta che mira alla mutualizzazione del debito e
porterà alla nascita degli eurobond. D. E' di buon auspicio
l'apertura agli eurobond del cancelliere Olaf Scholz?
R. È un segnale storico ma anche indicativo delle difficoltà
economiche in cui versa la Germania dopo l'aggressione della Russia
all'Ucraina. Anche i tedeschi avvertono la necessità di condividere
il debito perché la mutualizzazione è l'unica via per mantenere la
Ue competitiva.
D. Ne gioverebbe anche la Bce?
R. Emettere debito comune permetterebbe alla Bce di avere più
incisività e non subire le oscillazioni dei singoli titoli di
Stato. Francoforte si trasformerebbe in una vera banca centrale,
come la Federal Reserve.
D. Quando accadrà?
R. Dipende dall'accordo tra Francia e Germania, che dovranno
placare tutti i maggiori oppositori, a partire da Olanda e Paesi
baltici. Per l'Italia quindi sarà fondamentale coltivare il
rapporto con tedeschi e francesi.
D. E il Mes? Potrebbe agevolare la nascita del debito
comune?
R. Solo se verrà modificato. Ma mi sembra impossibile.
red
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