Risparmio gestito: in difesa della rete (Mi.Fi.)
30 Gennaio 2023 - 9:23AM
MF Dow Jones (Italiano)
"Il 2022 è stato un anno difficile, ma i risparmiatori hanno
reagito in modo maturo, tollerando le perdite senza
disinvestire.
Questo è sicuramente un successo della consulenza. Ora l'Europa
pensa di cambiare il nostro sistema di commissioni, introducendo
meccanismi che all'estero hanno già dimostrato di non funzionare.
Significherebbe buttare via il bambino con l'acqua sporca. Se serve
qualche aggiustamento facciamolo, ma sui costi della gestione
bisogna considerare tutti i fattori, e non solo le commissioni".
Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram Intesa San
Paolo Private Banking, non ci sta a subire passivamente i progetti
di modifica che Bruxelles studia per l'industria del risparmio
gestito. L'anno che si è aperto sui mercati, spiega a MF-Milano
Finanza, potrebbe essere positivo, e le nubi che si addensano sul
comparto in Europa appaiono ingiustificate.
Domanda. La commissaria europea ai servizi finanziari Mariead
McGuinnes, giovedì davanti al Parlamento europeo ha confermato che
la nuova Retail Investment Strategy conterrà il divieto di pagare
commissioni di retrocessione. Sono i famosi inducements che secondo
Bruxelles spingono gli advisor a consigliare prodotti più cari,
riducendo il ritorno per gli investitori. E' d'accordo?
Risposta. No. Mi sembra un'impostazione dogmatica che rischia di
sprecare tutto il lavoro svolto nel corso degli ultimi anni su
questi temi. Soprattutto per quanto riguarda la trasparenza per i
risparmiatori. Sono d'accordo che ne serva una maggiore per quanto
riguarda l'utilizzo dei cosiddetti inducements, gli eventuali
incentivi che possono appesantire i costi, ma non mi sembra che
l'Europa sia sulla strada giusta.
D. Alcune proposte, però, sono già legge in altri Paesi.
R. E non stanno funzionando nemmeno dove sono state adottate.
Parlo di sistemi come quello inglese o olandese. Tanto è vero che
in Inghilterra è in corso una riflessione su questi temi, che al
momento vengono ripensati. Credo che la strada corretta sia
effettuare dei cambiamenti o delle modifiche lungo il percorso che
era già stato intrapreso, lavorare con i distributori su come
alcuni strumenti migliorino la trasparenza di Mifid.
D. McGuinnes vuole andare oltre MIfid2. E' perché la direttiva
ha fallito?
R. Io non credo. La ritengo un enorme passo in avanti lungo la
strada di una maggiore rappresentazione delle esigenze del cliente
e dell'acquisizione di una serie di informazioni che rendano
coerenti il profilo di investimento e di rischio dei clienti con il
portafoglio che gli viene offerto. Dal punto di vista della tutela
del risparmiatore la strada scelta dall'Italia è quella giusta ma
possiamo accettare degli aggiustamenti.
D. Secondo la ricerca Global investor experience di Morningstar,
i costi italiani per la gestione dei fondi attivi sono tra i più
alti del mondo. Come lo spiega?
R. All'interno della gestione complessiva del fondo vengono
remunerate tante fasi del ciclo, tra le quali anche quella di
distribuzione, che riguarda gli intermediari e le retrocessioni. Io
credo che spesso in questi calcoli vengano confrontate mele con
pere. Voglio dire, per esempio, che all'interno delle comparazioni
non viene considerato il fatto che per partecipare all'acquisto di
determinati fondi serve utilizzare piattaforme che sono super
liquide, e super accessoriate. Ti danno la possibilità di
migliorare una vasta serie di aspetti del prodotto, ma ovviamente
hanno dei costi di accesso importanti.
Solo considerando anche spese di questo tipo effettuiamo
comparazioni coerenti. E ci accorgiamo che i costi sono
sostanzialmente uguali.
D. Consob conferma che il risparmio italiano continua a crescere
nonostante Covid e guerra. Ma solo una quota ridottissima viene
investita nella nostra economia, la maggior parte finanzia le
imprese di altri Paesi. Dopo l'esperimento dei Pir, tutto sembra
essersi fermato.
R. L'opera di trasferimento del risparmio privato verso
l'economia nazionale è importante. Ma è altrettanto fondamentale la
consapevolezza dei clienti sul tipo di prodotti che stanno
comprando. Per questo torna al centro il discorso sulla consulenza.
Sui prodotti di private equity, ad esempio, facciamo tanta
formazione ai clienti, perché hanno caratteristiche molto diverse
rispetto ad altre soluzioni. In ogni caso su questo fronte sono
ottimista. Noi per il 2023 abbiamo adottato una piattaforma che ci
permette maggiore continuità di offerta e maggiore semplificazione
di gestione. E stiamo aumentando, da un punto di vista informatico,
anche le offerte destinate al retail.
D. È ottimista anche sui mercati?
R. Le prime indicazioni dell'anno lasciano intravvedere un
riaggiustamento rispetto alle aspettative maturate nel 2022, quando
si prevedeva una grande crisi legata ai prezzi del gas e alle
chiusure cinesi. Entrambi i fenomeni si sono ribaltati, e l'Europa
ha recuperato parte della propria strada. Rimangono le incertezze
sul fronte dei tassi, legate alle dichiarazioni aggressive della
Bce e alla velocità di rientro dall'inflazione.
D. Nel 2022 azioni e obbligazioni si sono mosse insieme nel
ribasso. Quello che ha fatto più male ai risparmiatori sono state
le perdite sul reddito fisso.
R. E' stato aggiustamento molto rapido, ma il futuro
dell'obbligazionario è molto diverso rispetto a quello che abbiamo
visto l'anno scorso. I portafogli diversificati tornano ad essere
una bella soluzione. Nel corso dell'anno la parte obbligazionaria
tornerà a produrre rendimenti, e tornerà a funzionare la
correlazione inversa rispetto alle azioni. Questo giustifica
l'inserimento di una quota significativa di bond.
red
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