l grande accordo tra Atlantia e il Governo su Aspi sarà sintetizzato nel bilancio di Edizione in due parole: "partecipazione finanziaria". Autostrade per l'Italia, perno intorno al quale ha ruotato per anni l'intera strategia della holding, sarà una semplice eredità del passato. E quel 10% di Aspi che a regime finirà nel portafoglio della famiglia Benetton sarà venduto non appena sarà conveniente farlo.

Con questa certezza, scrive Il Sole 24 ore, la dinastia di Ponzano Veneto si prepara a chiudere il capitolo Autostrade per l'Italia e a spezzare ogni legame con quella voce che per anni ha pesato in modo sensibile sul net asset value della holding, ma che nel recente passato, dopo il tragico crollo del ponte Morandi, ha rappresentato il più grosso problema da gestire.

La definizione del dossier Aspi rappresenta, dunque, un punto di partenza verso una nuova fase ancora tutta da costruire. Nell'immediato la priorità è mettere in sicurezza le altre controllate della holding attive in settori in affanno come aeroporti ristorazione e abbigliamento. Ma per farlo, sarà necessaria prima di tutto una verifica interna alla famiglia per capire l'impegno dei singoli rami famigliari, e cioè i discendenti di Carlo e Gilberto Benetton, il ramo di Luciano Benetton e quello di Giuliana Benetton. Ci sono i margini per ricreare una stabilità duratura dell'assetto? C'è la volontà di (ri)costruire una strategia di lungo periodo o l'obiettivo è quello di completare un disimpegno graduale partito con Aspi? In entrambi i casi ci vorrà del tempo e una struttura ai vertici chiamata a realizzare il percorso che sarà individuato.

In questo senso, il primo banco di prova per la famiglia è atteso a stretto giro. La prossima settimana, il 21 luglio, è in agenda l'assemblea di Edizione, chiamata a rinnovare l'intero consiglio di amministrazione. La famiglia, che dopo la scomparsa di Gilberto si è mostrata spesso divisa su diverse tematiche legate al futuro della holding, nel negoziato con la politica si è improvvisamente ricompattata, consapevole della necessità di definire quanto prima con una sola voce il divorzio da Aspi. A tessere le file quel Gianni Mion che insieme a Gilberto Benetton ha costruito l'impero di Ponzano Veneto e che ha ricoperto un ruolo decisivo nell'intesa governativa.

Mion, presidente di Edizione, salvo sorprese, sarà rinnovato almeno per un altro anno nell'ambito di un mandato che per il board dovrebbe essere triennale. Proprio lo storico manager di Edizione gestirà quella fase di transizione, partita con l'uscita da Aspi, nel corso della quale sarà necessario gettare le basi per il futuro. Partendo dalla predisposizione di un piano di successione che punta a individuare in tempi stretti il capo azienda, dopo il passaggio di Carlo Bertazzo in Atlantia, e il futuro presidente della holding. Mion avrebbe anche confidato ai suoi fedelissimi che in questa fase potrebbe avere un ruolo importante l'insediamento di un comitato consultivo, organo già previsto nello statuto di Edizione e formato da massimo 5 membri, che possa riunire competenze trasversali per affrontare anche la difficile fase economica legata al Covid 19. Una proposta che lo stesso Mion avrebbe già presentato a Luciano Benetton riscontrando, si racconta, interesse da parte del fondatore del gruppo Benetton. C'è però consapevolezza che la figura dello storico manager di Edizione, in questa fase, è imprenscindibile per la sua familiarità con l'impero.

Aspi del resto ha finora rappresentato il tema più delicato per la dinastia, ma non è certo l'unico. Nei prossimi mesi sarà necessario fare i conti e tirare le fila per capire l'effettivo l'impatto che la crisi legata alla pandemia ha generato sulle partecipate storiche e più recenti di Edizione. La holding sconta una concentrazione forte su settori che non possono prescindere dalla mobilità. Atlantia, partecipata al 30% e in prospettiva fuori da Aspi, è ancora presente nelle autostrade con Abertis, ma anche negli aeroporti con Adr, mentre Edizione è impegnata direttamente nella ristorazione con Autogrill e nel retail con Benetton. Resta fuori, diventando in questo scenario l'asset più "pesante" nel portafoglio della holding (capitalizza 21,4 miliardi in Borsa), la spagnola Cellnex, attiva nel business delle torri che trae beneficio da una comunicazione a distanza sempre più centrale nell'era del Covid-19.

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July 16, 2020 02:20 ET (06:20 GMT)

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