Sarà un autunno caldo, quello di Carige. Un autunno in cui la banca non avrà altre alternative se non quella di dare concretezza allo slogan lanciato dai nuovi vertici a inizio anno, cioè "andare veloce". Con un primo semestre ancora in rosso e una seconda parte dell'anno che non consentirà di recuperare il terreno perduto, scrive Affari&Finanza di Repubblica, la banca dei liguri si congederà dal 2020 con il suo ottavo esercizio in perdita, con l'obiettivo però che questo sia anche l'ultimo.

Di questo è convinto Francesco Guido, l'amministratore delegato scelto dai nuovi azionisti di riferimento, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che ha sottoscritto a inizio anno l'80 per cento dei 700 milioni di nuovo capitale iniettato dentro all'istituto. Operazione, questa, che il Fondo confida di non dover rimpiangere, di fronte a possibili svalutazioni, ma che di fatto rappresentano un investimento-ponte teso a cedere il suo pacchetto di capitale al secondo azionista di Carige, Ccb, Cassa Centrale Banca.

Il polo del credito cooperativo ha infatti sottoscritto poco più dell'8 per cento di Carige, ma ha un'opzione riservata per subentrare al Fondo entro la fine del 2021. La "data room" sui conti Carige è stata aperta per Ccb a fine agosto e l'iter si è messo ufficialmente in cammino. Si stanno già trasferendo numeri e informazioni e quindi il percorso è avviato.

In attesa di rimescolare ancora una volta le carte della banca, però, conviene concentrarsi sui conti, puntando a chiudere entro la fine del mese due partite importanti. Bce sta infatti per liberare il piano dei commissari e questo consentirà alla banca di approvare subito dopo i conti del semestre. La lunga e dolorosa fase commissariale si è chiusa a febbraio, dopo tredici mesi. E i tre commissari dell'epoca (Raffaele Lener, Fabio Innocenzi e Pietro Modiano) hanno consegnato nelle mani del regolatore europeo una corposa sintesi del loro lavoro, che si è appunto concluso con la scelta di un nuovo azionista. È così uscita di scena la Malacalza Investimenti, la holding della famiglia genovese che nei quattro anni in cui è stata presente nel capitale ha investito più di 400 milioni, salvando la banca dal crac.

Il passaggio al Fondo non è però stato gradito ai Malacalza che in assemblea non si sono presentati, consentendo così all'operazione di andare in porto e di non far naufragare l'istituto, ma che poi hanno denunciato il "trasferimento forzoso di ricchezza" chiedendo danni per 480 milioni. Di fronte a questa mossa, al momento, Carige non fa nulla, nel senso che nulla è stato accantonato. La causa, infatti, viene al momento considerata "possibile, ma non probabile" e quindi non c'è stato alcun tipo di accantonamento. Uscita a febbraio da tredici mesi di commissariamento, il mese successivo ha iniziato a fare i conti con il lockdown. Inevitabile che il primo semestre dell'anno sarà in rosso, come è stato peraltro l'intero 2019. Il dato ufficiale non è mai stato reso pubblico, ma nel prospetto informativo presentato in sede di aumento di capitale si parlava di 779 milioni. La semestrale sarà su cinque mesi (da febbraio a giugno) e chiuderà in negativo.

Lo stesso sarà per il 2020. Non lo sarebbe stato in condizioni normali, non lo sarà ovviamente anche in fase post Covid. Ma se per il ritorno al pareggio nel conto economico l'ad Guido rinvia tutto al 2021, gli ultimi mesi sono stati preziosi soprattutto sul fronte del de-risking, grazie a una maxicessione di crediti deteriorati a Amco, guidata dall'ad Marina Natale, che al prezzo di un miliardo ha rilevato un portafoglio di crediti deteriorati dal valore lordo di 2,8 miliardi, composto per il 60% da posizioni "unlikely to pay" (Utp), inclusi alcuni rilevanti "single name", e per la parte rimanente da sofferenze. La scorsa settimana, Carige si è poi liberata di un altro mezzo miliardo di crediti deteriorati nell'ambito dell'accordo con la compagnia armatoriale Ignazio Messina e la finanziaria Marinvest del gruppo Aponte che controlla il colosso Msc. Amco rileva infatti 324 milioni di euro di crediti deteriorati, mentre la parte rimanente dell'esposizione, rappresentata da mutui navali, passa alla Ro.Ro Italia, una società di nuova costituzione controllata al 52% da Marinvest e al 48% dalla Messina. Operazioni che, tutte insieme, portano l'Npe ratio lordo di Carige al 5,5% e al 2,9% netto, inferiore alla media degli altri istituti italiani e fra i migliori del sistema bancario.

Ora però la banca deve rimettersi in marcia per aumentare i propri ricavi, concentrandosi sulle attività di potenziamento degli investimenti. Sarà questo a portare benefici nel 2021, rafforzando quell'attività tradizionale che si è comunque già messa in marcia nel periodo del lockdown. Carige, infatti, sulla base dei decreti governativi, ha erogato finora 1,6 miliardi di crediti alle piccole e medie imprese e alle famiglie, un dato che rappresenta il triplo della quota di mercato teorica della banca. Un risultato importante, che all'interno della banca si imputa a una programmazione accurata e a una pianificazione rigorosa, che ha rappresentato il 5,4 del totale dell'attivo, quando la media delle principali banche è l'1,8. Lo sforzo adesso è concentrato sul recupero delle relazioni con i clienti, soprattutto con quelli che a un certo punto avevano scelto altri istituti. Per farlo Carige interverrà con investimenti robusti sulle strutture e sulle strategie di finanziamento.

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September 21, 2020 03:00 ET (07:00 GMT)

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