B.Carige: prova a rialzare testa; meno sofferenze e più mutui (A&F)
21 Settembre 2020 - 9:15AM
MF Dow Jones (Italiano)
Sarà un autunno caldo, quello di Carige. Un autunno in cui la
banca non avrà altre alternative se non quella di dare concretezza
allo slogan lanciato dai nuovi vertici a inizio anno, cioè "andare
veloce". Con un primo semestre ancora in rosso e una seconda parte
dell'anno che non consentirà di recuperare il terreno perduto,
scrive Affari&Finanza di Repubblica, la banca dei liguri si
congederà dal 2020 con il suo ottavo esercizio in perdita, con
l'obiettivo però che questo sia anche l'ultimo.
Di questo è convinto Francesco Guido, l'amministratore delegato
scelto dai nuovi azionisti di riferimento, il Fondo Interbancario
di Tutela dei Depositi, che ha sottoscritto a inizio anno l'80 per
cento dei 700 milioni di nuovo capitale iniettato dentro
all'istituto. Operazione, questa, che il Fondo confida di non dover
rimpiangere, di fronte a possibili svalutazioni, ma che di fatto
rappresentano un investimento-ponte teso a cedere il suo pacchetto
di capitale al secondo azionista di Carige, Ccb, Cassa Centrale
Banca.
Il polo del credito cooperativo ha infatti sottoscritto poco più
dell'8 per cento di Carige, ma ha un'opzione riservata per
subentrare al Fondo entro la fine del 2021. La "data room" sui
conti Carige è stata aperta per Ccb a fine agosto e l'iter si è
messo ufficialmente in cammino. Si stanno già trasferendo numeri e
informazioni e quindi il percorso è avviato.
In attesa di rimescolare ancora una volta le carte della banca,
però, conviene concentrarsi sui conti, puntando a chiudere entro la
fine del mese due partite importanti. Bce sta infatti per liberare
il piano dei commissari e questo consentirà alla banca di approvare
subito dopo i conti del semestre. La lunga e dolorosa fase
commissariale si è chiusa a febbraio, dopo tredici mesi. E i tre
commissari dell'epoca (Raffaele Lener, Fabio Innocenzi e Pietro
Modiano) hanno consegnato nelle mani del regolatore europeo una
corposa sintesi del loro lavoro, che si è appunto concluso con la
scelta di un nuovo azionista. È così uscita di scena la Malacalza
Investimenti, la holding della famiglia genovese che nei quattro
anni in cui è stata presente nel capitale ha investito più di 400
milioni, salvando la banca dal crac.
Il passaggio al Fondo non è però stato gradito ai Malacalza che
in assemblea non si sono presentati, consentendo così
all'operazione di andare in porto e di non far naufragare
l'istituto, ma che poi hanno denunciato il "trasferimento forzoso
di ricchezza" chiedendo danni per 480 milioni. Di fronte a questa
mossa, al momento, Carige non fa nulla, nel senso che nulla è stato
accantonato. La causa, infatti, viene al momento considerata
"possibile, ma non probabile" e quindi non c'è stato alcun tipo di
accantonamento. Uscita a febbraio da tredici mesi di
commissariamento, il mese successivo ha iniziato a fare i conti con
il lockdown. Inevitabile che il primo semestre dell'anno sarà in
rosso, come è stato peraltro l'intero 2019. Il dato ufficiale non è
mai stato reso pubblico, ma nel prospetto informativo presentato in
sede di aumento di capitale si parlava di 779 milioni. La
semestrale sarà su cinque mesi (da febbraio a giugno) e chiuderà in
negativo.
Lo stesso sarà per il 2020. Non lo sarebbe stato in condizioni
normali, non lo sarà ovviamente anche in fase post Covid. Ma se per
il ritorno al pareggio nel conto economico l'ad Guido rinvia tutto
al 2021, gli ultimi mesi sono stati preziosi soprattutto sul fronte
del de-risking, grazie a una maxicessione di crediti deteriorati a
Amco, guidata dall'ad Marina Natale, che al prezzo di un miliardo
ha rilevato un portafoglio di crediti deteriorati dal valore lordo
di 2,8 miliardi, composto per il 60% da posizioni "unlikely to pay"
(Utp), inclusi alcuni rilevanti "single name", e per la parte
rimanente da sofferenze. La scorsa settimana, Carige si è poi
liberata di un altro mezzo miliardo di crediti deteriorati
nell'ambito dell'accordo con la compagnia armatoriale Ignazio
Messina e la finanziaria Marinvest del gruppo Aponte che controlla
il colosso Msc. Amco rileva infatti 324 milioni di euro di crediti
deteriorati, mentre la parte rimanente dell'esposizione,
rappresentata da mutui navali, passa alla Ro.Ro Italia, una società
di nuova costituzione controllata al 52% da Marinvest e al 48%
dalla Messina. Operazioni che, tutte insieme, portano l'Npe ratio
lordo di Carige al 5,5% e al 2,9% netto, inferiore alla media degli
altri istituti italiani e fra i migliori del sistema bancario.
Ora però la banca deve rimettersi in marcia per aumentare i
propri ricavi, concentrandosi sulle attività di potenziamento degli
investimenti. Sarà questo a portare benefici nel 2021, rafforzando
quell'attività tradizionale che si è comunque già messa in marcia
nel periodo del lockdown. Carige, infatti, sulla base dei decreti
governativi, ha erogato finora 1,6 miliardi di crediti alle piccole
e medie imprese e alle famiglie, un dato che rappresenta il triplo
della quota di mercato teorica della banca. Un risultato
importante, che all'interno della banca si imputa a una
programmazione accurata e a una pianificazione rigorosa, che ha
rappresentato il 5,4 del totale dell'attivo, quando la media delle
principali banche è l'1,8. Lo sforzo adesso è concentrato sul
recupero delle relazioni con i clienti, soprattutto con quelli che
a un certo punto avevano scelto altri istituti. Per farlo Carige
interverrà con investimenti robusti sulle strutture e sulle
strategie di finanziamento.
vs
(END) Dow Jones Newswires
September 21, 2020 03:00 ET (07:00 GMT)
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