Il tempo stringe e Banca Carige, oggi nelle mani del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, rimane in cerca di un socio. Gli addetti ai lavori non si sono fermati nel corso dell'estate e continuano a studiare possibili soluzioni. Alcune banche e alcuni fondi - secondo quanto riferiscono fonti a MF-Dowjones- sono ancora in data room, ma nessun soggetto ha avanzato manifestazioni di interesse concrete e dunque, a meno di colpi di scena, i tempi potrebbero dilatarsi un po' rispetto a quanto prospettato a giugno.

Entro l'estate era infatti attesa una short list di possibili banche interessate a portare a termine la business combination per la fine del 2021. L'obiettivo - particolarmente significativo per sfruttare i 400 milioni di vantaggio fiscale che porterebbe in dote Carige - è ancora alla portata, ma la short list di manifestazioni di interesse ancora manca.

A quanto risulta il Credem avrebbe fatto un passo indietro. Le altre banche in questa fase rimangono alla finestra. Il motivo è semplice: aspettano di capire come si concluderà la trattativa tra Unicredit e B.Mps, prima di muoversi su altri concorrenti per dar vita al terzo polo italiano, la cui creazione è sempre più inevitabile.

Il 15 settembre è previsto un Cda ordinario di Banca Carige: un appuntamento di ripresa dei lavori formali. Non è attesa nessuna delibera sul tema ma ogni riunione è buona per fare il punto sulla situazione. Anche perché, sebbene l'istituo della Lanterna abbia dimezzato la perdita nel primo semestre dell'anno portandola a 49,9 milioni di euro e migliorato l'attività commerciale, non ha confermato i target 2021 e se rimarrà in modalità stand alone oltre il 2021 servirà un rafforzamento patrimoniale.

Quali sono i nodi che stanno ostacolando la vendita? Partiamo dai fondi. Carige non è un gigante ma non è nemmeno una realtà di dimensioni così contenute da essere digerita facilmente, con questi numeri, per intero da un fondo di investimento. Oltretutto questi soggetti - che nelle acquisizioni bancarie non sono mai stati ben visti dalle authority - essendo privi di licenza bancaria non potrebbero sfruttare la conversione delle Dta e dunque l'appeal dell'acquisizione scenderebbe.

Nel delineare quale sarà il futuro della banca della Lanterna sta prendendo corpo anche l'ipotesi della vendita di alcuni asset non strategici. Alcune società controllate, per esempio, potrebbe già avere dei compratori interessati, così come potrebbe avere un senso industriale - secondo alcuni - la cessione di alcuni sportelli lontani dalla Liguria. Fatto sta che tutti questi ragionamenti potranno essere fatti quando un compratore si siederà al tavolo e inizierà a dettare le condizioni. Senza un acquirente in carne ed ossa ogni piano resta un esercizio teorico.

cce

claudia.cervini@mfdowjones.it

MF-DJ NEWS

0612:40 set 2021

 

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