B.Mps: Meloni, sul Monte vigileremo (MF)
10 Agosto 2021 - 08:36AM
MF Dow Jones (Italiano)
Tra i partiti presenti in Parlamento sono in molti a nutrire
perplessità sull'ingresso dello Stato in alcuni settori
dell'economia. Altre formazioni, come Fratelli d'Italia, sono
invece preoccupate per l'eccessivo controllo estero, in particolare
francese, di aziende tricolori. L'avvio della vendita di Mps a
Unicredit è quindi l'occasione per chiedere al Presidente di FdI,
Giorgia Meloni, come si muoverà in Parlamento dal lato
dell'opposizione a fronte di questa operazione del governo Draghi
che sta facendo discutere. Meloni parla con MF-Milano Finanza
all'indomani della pausa estiva delle Camere e nel pieno del risiko
bancario che coinvolge anche Bpm e Unipol.
Domanda. Presidente Meloni, il ministro Franco ha difeso la
vendita di Mps a Unicredit e ha detto in Parlamento che lo Stato
manterrà una quota nella banca senese. Come giudica questa
operazione?
Risposta. Non abbiamo pregiudizi ma solo come sempre il faro
dell'interesse nazionale, con una premessa: occorre che i cittadini
sappiano quanto costa allo Stato il salvataggio della banca che per
decenni è stata gestita dalla sinistra, prima dal Pci e poi dai
suoi eredi del Pd. Potremmo chiamarla la «cassaforte» degli
scandali.
D. Lei parla di scandali, ha fatto dei calcoli sul costo di Mps
per la collettività?
R. Parliamo solo in questa ultima fase di almeno 15 miliardi di
euro, pari per intenderci alla metà di una legge finanziaria! 5,4
miliardi solo per la statalizzazione effettuata dal Ministro Padoan
nel 2016, oggi quelle azioni valgono 8 volte di meno. Ed ora almeno
altri dieci miliardi se consideriamo quanto serve per la
ricapitalizzazione comunque necessaria, con la «dote» complessiva
confezionata per Unicredit: i vantaggi fiscali determinati dalla
Dta inserita dal ministro Gualtieri nella manovra dello scorso
dicembre, il duplice intervento di Amco per acquisire a prezzi
fuori mercato (per l'esattezza a un valore doppio di mercato) i
crediti deteriorati di Mps e di Unicredit, le risorse da
accantonare per la manleva, essendo ancora in corso cause legali
per oltre 6 miliardi, il costo sociale e occupazionale dei
cosiddetti «esuberi», cioè 4/5 mila lavoratori che perderanno il
posto di lavoro. Insomma, pretendiamo una «operazione verità»
perché gli italiani sappiano di cosa si tratti e cosa ci sia
dietro: forse il più grande scandalo finanziario della storia
d'Italia.
D. Cosa sarebbe giusto fare ora secondo lei?
R. Credo che sia giusta la richiesta che i protagonisti di tutto
ciò abbiano almeno il pudore di fare un passo indietro. È assurdo
che l'allora ministro Padoan sia oggi il Presidente di Unicredit,
dopo essere stato eletto in Parlamento proprio nel collegio di
Siena. Peraltro lei sa che solo la pervicace azione, allora
solitaria di Fratelli d'Italia, ha fatto saltare il «baratto» che
sembrava profilarsi con il precedente governo quando, appunto, si
era addirittura ipotizzato di scorporare la parte estera di
Unicredit per consentire all'allora amministratore delegato, il
francese Mustier, sempre con Padoan presidente, di portarsi in dote
la parte internazionale della banca, che come tutti sanno fa gola a
molti.
D. Ora però le cose sono cambiate, la strategia di vendita di
Mps da parte del Mef è diversa...
R. Ora il contesto è diverso e può nascere una forte banca di
sistema con proiezione internazionale, ma credo che il governo
debba chiarire al Parlamento se davvero lo Stato manterrà una quota
in Unicredit, per il conferimento delle azioni di Mps, penso
intorno all'8%, consolidando così l'italianità della banca; se
davvero il marchio storico verrà mantenuto e magari valorizzato e
se ciò accadrà nel perimetro di Unicredit o se invece, come a noi
appare opportuno, tornando alla naturale vocazione di una banca
territoriale che abbia ancora a Siena la sua direzione centrale;
infine che fine faranno gli «sportelli» meridionali che non saranno
assorbiti da Unicredit. Non abbiamo pregiudizi, ma solo
determinazione nel difendere gli italiani e l'interesse
nazionale.
D. Già altre volte lei ha messo in guardia su operazioni di
ingresso dello Stato nell'economia, avviate quando al Mef c'era
Roberto Gualtieri, parlando di un rischio di colonizzazione
francese per Borsa Italiana ed esprimendo preoccupazioni anche per
la composizione dell'azionariato e gli equilibri di Stellantis. Ha
cambiato idea ora che Mps resta Italiana?
R. Il risiko bancario è ben più vasto e la partita è appena
iniziata con un clamoroso gol segnato dalla Francia a porta vuota:
qualcuno dovrà spiegarci perché si è favorita Agricole, con la Dta,
nella scalata ostile al Creval proprio mentre il Copasir denunciava
nella Relazione al Parlamento l'eccessiva presenza della finanza
francese nel sistema bancario italiano.
D. Questo ormai è il passato. Che atteggiamento avrete per il
futuro?
R. Saremo molto vigili anche in questi mesi, perché si preservi
il Sistema Italia e il riassetto finanziario bancario e
assicurativo non lasci varchi a ulteriori scalate ostili, tanto più
che parliamo di Mediobanca e Generali, cuore del nostro sistema
finanziario e assicurativo. Peraltro, che avevamo ragione lo
dimostrano proprie le contromisure che il governo Draghi sta
mettendo in campo per preservare gli stabilimenti automobilistici
italiani dal riassetto francese di Stellantis (a proposito, il
megaimpianto sulle batterie elettriche deve realizzarsi in Italia,
anche per questo Sace ha concesso otto miliardi di crediti a Fca!),
così come il riequilibrio nella governance di Borsa italiana,
tuttora squilibrata verso Parigi: il sindaco Sala si è accorto con
sei mesi di ritardo e solo in campagna elettorale che Milano
rischia grosso! Potrei aggiungere l'operazione «rete unica» che
così come era stata concepita sempre da Gualtieri consegnava le
redini dell'operazione a Vivendi, cioè ancora una volta a
un'azienda francese. Anche in questo campo mi sembra che il governo
finalmente ci dia ascolto.
D. Il governo Draghi ha compiuto sei mesi, si è entrati nel
semestre bianco, certe riforme (fisco, concorrenza, giustizia)
servono per avere i soldi del Recovery Plan ma sembrano di
difficile concretizzazione dopo l'approvazione delle leggi delega e
dei disegni di legge. Come sarà l'atteggiamento di Fratelli
d'Italia in Parlamento?
R. Fin dall'inizio di questa legislatura Fratelli d'Italia ha
dimostrato di fare una opposizione patriottica. Votiamo a favore
dei provvedimenti che reputiamo utili alla Nazione e ci opponiamo
alle misure che reputiamo dannose o insensate. Faremo lo stesso con
le riforme, sostenendo tutte quelle necessarie senza pregiudizi. Ma
con la libertà di chi non ha posizioni di potere o poltrone da
difendere.
fch
(END) Dow Jones Newswires
August 10, 2021 02:26 ET (06:26 GMT)
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