"Con oggi noi diciamo chiaramente che le lavoratrici e i lavoratori di Montepaschi hanno dato tanto, fin troppo, e questo, per loro, è il momento di ricevere e di ritornare alla normalità e alla stabilità. I dipendenti di Mps hanno già contribuito, in termini economici, con centinaia di milioni di euro per tenere in piedi la banca, sia rinunciando a una parte del Tfr sia con le giornate di solidarietà. La protesta di oggi ha diversi obiettivi: quello che lavoratori e sindacati siano coinvolti dal governo, e quello di dire, a chi prenderà Mps e al Tesoro che è arrivata l'ora che tutti i sacrifici fatti, professionali ed economici, siano ricompensati e che si torni finalmente alla normalità e alla stabilità".

Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Coffee Break in onda su La7. "Gli eventuali esuberi saranno gestiti con il Fondo di solidarietà: ci saranno pensionamenti e prepensionamenti, tutti su base volontaria perché al primo, eventuale segnale di licenziamento bloccheremo il settore. Non ci sono pregiudiziali nei confronti di Unicredit né verso altri, potenziali gruppi bancari eventualmente interessati ad acquistare Mps, anche se al momento, il solo soggetto interessato, oltre a Unicredit, è il fondo americano Apollo, che, essendo un fondo speculativo, non promette nulla di buono. Far passare Unicredit come quello che vuole tagliare posti di lavoro è profondamente ingiusto e le stesse affermazioni le abbiamo affermate quando il gruppo Intesa o il gruppo Bper o altri gruppi bancari si fecero carico del salvataggio, ad esempio, delle due banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, o di altre banche in crisi", ha aggiunto Sileoni. Secondo il segretario generale della Fabi "se si arriverà a un eventuale accordo fra governo e Unicredit, credo che dovremo considerare positivamente che un gruppo italiano, anche se con l'aiuto economico dello Stato, si faccia carico di una situazione complicata come quella di Mps che permetterà di gestire gli eventuali esuberi senza licenziamenti e di garantire gli stipendi a oltre 21.000 lavoratori e alle loro famiglie. Lo sciopero di oggi non è un no a Unicredit né vuole rappresentare un muro nei confronti del Tesoro e del governo, per quello che stanno facendo. Sono convinto che il premier Draghi, il ministro Franco e il direttore generale del Tesoro Rivera troveranno, con Unicredit, le migliori soluzioni possibili, soluzioni che i sindacati valuteranno e contrasteranno se non saranno socialmente e politicamente sostenibili".

cce

MF-DJ NEWS

2411:24 set 2021

 

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