Per superare le perplessità del vertice di Unicredit, il Tesoro è pronto ad ampliare la dote messa sul piatto per la privatizzazione del Montepaschi.

A cavallo del nuovo anno il passo indietro del ceo Jean Pierre Mustier e la diversità di vedute all'interno del cda di piazza Gae Aulenti (peraltro in scadenza) hanno infatti imposto una battuta d'arresto alla trattativa.Per superare queste resistenze e imprimere una decisa accelerazione al dossier, Roma sarebbe disposta a migliorare in misura anche consistente le condizioni del deal. Se la trasformazione delle dta in crediti fiscali è stata blindata in legge di Bilancio (l'effetto dovrebbe essere di 2,4 miliardi), in dicembre si è iniziato a ragionare anche in merito a una garanzia sul contenzioso che potrebbe consistere o in un fondo rischi gestito dal Tesoro o in una serie di accordi transattivi con le principali controparti dell'istituto senese.

Negli ultimi giorni però starebbe prendendo forma anche una nuova maxi pulizia dell'attivo. Come riportato da MF-Milano Finanza lo scorso 11 dicembre, un'azione decisa sul portafoglio crediti di Mps era allo studio degli advisor (Mediobanca, Credit Suisse, Bonelli Erede e Oliver Wyman per Mps, BofA e Orrick per il Tesoro, Goldman Sachs, JpMorgan e Ubs per Unicredit) per un importo compreso fra tre e sei miliardi. Negli ultimi giorni però si starebbe valutando l'opportunità di ampliare la manovra anche agli attivi di Unicredit, per un controvalore nominale complessivo molto vicino ai 14 miliardi. Di approfondimenti in questa direzione scriveva ieri l'agenzia Reuters.

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(END) Dow Jones Newswires

January 07, 2021 02:08 ET (07:08 GMT)

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