Il consolidamento bancario è uno dei temi più caldi in Piazza Affari. Se il blitz di Unipol sulla Popolare di Sondrio sembra preludere a un nuovo deal, il mercato si aspetta molte novità nella seconda parte dell'anno. Alcuni esperti però sono più cauti sulle previsioni. È il caso di Kearney, la multinazionale statunitense della consulenza strategica che si è recentemente focalizzata sul tema del m&a bancario italiano.

Dati alla mano, per il partner Massimo Arrighi gli istituti di medie dimensioni non sono ancora pronti per le nozze. «Siamo partiti da un'analisi dei bilanci dei top performer europei nell'ambito del banking e la conclusione a cui siamo arrivati è che in media le realtà italiane hanno un gap da riempire. Le banche che abbiamo analizzato presentano nel 2020 in media un roe negativo del 5 contro il 3% di ritorno del capitale delle cugine europee. Una performance che si riflette su ratio più deboli sia in termini di prezzo/patrimonio che di prezzo/utili. Andando più nel dettaglio, molti indicatori di conto economico mostrano una debolezza strutturale rispetto ai competitor di altre nazioni. Basta guardare al rapporto profitti/clienti o ricavi/dipendenti».

Quali strategie adottare in questo contesto? «Da un lato», spiega Arrighi, «occorre affrontare di petto la sfida del digitale mettendo in campo investimenti importanti per aggiornare la gamma di prodotti e servizi e soprattutto per rivisitare i modelli operativi. Dall'altro lato occorre uno sforzo sul fronte dei ricavi, oggi ancora molto dipendenti da fonti tradizionali e quindi più deboli rispetto alla media europea».

fch

MF-DJ NEWS

0308:50 giu 2021

 

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June 03, 2021 02:50 ET (06:50 GMT)

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