Nel messaggio che giovedì 15 Andrea Orcel ha rivolto ai dipendenti di Unicredit, il banchiere ha sgombrato il campo da ipotesi di m&a.

Nel presentare il nuovo assetto di vertice, scrive Milano Finanza, il ceo ha ricordato i punti fermi della propria strategia, liquidando con un rapido passaggio il consolidamento: "Al momento", ha scritto Orcel, "voglio concentrarmi sulla nostra banca. Le opportunità esterne rappresentano solo un acceleratore". È difficile stabilire se la freddezza del ceo sia una tattica per aumentare il peso negoziale di Unicredit su alcuni tavoli o una strategia concreta, ma sul mercato sono molti i segnali di un effettiva frenata del consolidamento bancario.

Dopo le offerte pubbliche di Intesa Sanpaolo su Ubi e del Credit Agricole sul Credito Valtellinese, era legittimo attendersi una accelerazione del processo di m&a e un rapido rimescolamento delle geografie del settore. Le aspettative del mercato però sono state disattese dai banchieri che oggi preferiscono non assumersi rischi. La partita più delicata rimane quella del Montepaschi. Gli accordi presi nel 2017 con l'Unione Europea nell'ambito del piano di salvataggio prevedevano l'uscita dello Stato dal capitale della banca entro la fine di quest'anno. Sull'operazione i diversi inquilini di via XX Settembre ragionano da tempo, ma per ora una soluzione sul tavolo non c'è. Le discussioni intavolate da tempo con Unicredit non hanno prodotto risultati significativi e non si può certo dire che la presenza nel board della banca dell'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan abbia propiziato la trattativa. Nemmeno l'allargamento dei colloqui ad altri potenziali partner, da Banco Bpm a Bper fino a Mcc, è sfociato in alcunché. A pesare è soprattutto la distanza tra le richieste sussurrate dai potenziali partner e la dote che la controparte è disposta a mettere sul tavolo. Tutti i soggetti privati infatti sono determinati a ottenere un'operazione non solo neutra in termini di capitale (richiesta che già era stata formulata l'anno scorso dall'ex ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier), ma anche tale da sterilizzare tutti i rischi di esecuzione, a partire da quelli relativi alla gestione del personale. L'intenzione del Tesoro sarebbe comunque quella di prendere una decisione prima della pausa di agosto. Due le strade percorribili: una è per l'appunto l'individuazione di uno o più partner privati a cui affidare la banca; l'altra un congelamento del processo di privatizzazione per 18-24 mesi. In caso di soluzione stand alone però (che andrebbe comunque preventivamente discussa con la DgComp di Bruxelles) il Tesoro potrebbe rivedere l'attuale governance chiamando un banchiere come Victor Massiah o Luigi Lovaglio o una manager come l'attuale ceo di Amco Marina Natale al vertice.

red/lab

MF-DJ NEWS

1908:14 lug 2021

 

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