Banche: il risiko, l'Ue e il ruolo guida che spetta a Bankitalia (MF)
08 Giugno 2021 - 8:28AM
MF Dow Jones (Italiano)
Con questo intervento MF-Milano Finanza avvia un dibattito sul
futuro delle banche italiane alla luce delle prossime aggregazioni
e di tutte le possibili opzioni, come descritto in Orsi & Tori
del 5 giugno.
L'editoriale di Paolo Panerai su «Orsi e Tori» pubblicato sabato
5 giugno su Milano Finanza solleva un problema, a proposito delle
aggregazioni bancarie che richiede, come egli ha scritto, un
chiarimento in sede istituzionale. Tra Unicredit, Banco Bpm,
Montepaschi, Popolare di Sondrio (che si trasformerà in Spa) Carige
e Bper (oltre al Credito Emiliano) si potranno registrare
evoluzioni che potranno condurre ad aggregazioni a due o a tre
aggreganti e aggregandi. Nell'editoriale sono capillarmente
descritte le possibili soluzioni, con i pro e i contro, e le
relative alternative.
Nella situazione attuale la posizione che appare più lucida e
insieme più determinata è quella di UnipolSai, con il suo ad Carlo
Cimbri, che da poco è salita al 9% nella predetta Popolare,
lasciando intendere la possibilità, sia pure non ravvicinata, di
un'operazione con Bper, di cui Unipol detiene circa il 20%. Pende
ormai da oltre un anno la questione Montepaschi: l'ipotesi della
realizzazione di una vendita da parte del Tesoro, a «spezzatino»,
contestata da più parti e poi eclissatasi, sembra ritorni ora, ma
con l'adozione di una tale modalità non da parte del Tesoro che
dismetta la sua partecipazione al 64%, ma successivamente, a opera
dell'acquirente che, intanto, fruirebbe dei benefici della
trasformazione delle attività fiscali differite (Dta) in crediti
d'imposta in occasione della concentrazione per poi procedere
all'alienazione di «disiecta membra» della banca aggregata.
Si tratterebbe tuttavia di un'operazione del pari e forse ancor
più inaccettabile, concretandosi in una sorta d'aggiramento della
norma. Qualcuno spererebbe che, in occasione della conversione in
legge del decreto «Sostegni bis», il livello delle Dta
trasformabili sia aumentato in modo tale da rendere più appetibili
le operazioni di fusione. In ogni caso, sinora si era confidato
sulla leva fiscale quale incentivo a una riorganizzazione e al
consolidamento di parti fondamentali del settore bancario, che di
queste operazioni ha bisogno. Le aspettative, poggiate su crediti
d'imposta sfruttabili in un non breve periodo, sembrano ora
ridimensionate. Ma resta fondamentale il ruolo della Vigilanza
chiamata in ballo da Panerai, quella nazionale e quella accentrata
nella Bce. Intervenendo al Festival dell'economia di Trento, il
Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha detto, a
proposito del ritorno dello Stato soprattutto nella fase d'uscita
dalla pandemia e della costruzione di un nuovo mondo, che si ha
bisogno non di uno Stato produttore, bensì regolatore e
responsabile che guidi la ristrutturazione produttiva, che non può
essere lasciata a se stessa, sia pure senza sostituirsi alle
imprese. Un comportamento similare, fatte le dovute, fondamentali
distinzioni per materia e per gradi dell'intervento pubblico, si
richiederebbe per le banche.
Il timore che un atteggiamento proattivo della Vigilanza possa
essere scambiato per dirigismo non ha un grande fondamento: semmai
ci sarebbe molto da spiegare in nome della «parresia», molto da
rendere pubblico, coerentemente con i vincoli imposti dalla
materia, molto su cui esercitare una necessaria «accountability».
La storia della Vigilanza, sia pure nella diversità del quadro
normativo, dovrebbe essere un necessario punto di riferimento
costante. L'incomprensione del presente nasce fatalmente
dall'ignoranza del passato, ha scritto Marc Bloch, soprattutto se
questo passato viene quotidianamente rivalutato anche con
riferimento a vicende nelle quali si va affermando una verità
storica e che evocano raffronti con altre vicende che ancora
sarebbero da indagare profondamente dal punto di vista storico.
Panerai si è rivolto, come accennato, anche alla Vigilanza
nazionale sapendo bene che sulle materie sopra accennate ha una
competenza solo di primo livello, mentre quella decisionale è
propria della Vigilanza unica.
Ciò, se evidenzia i gravi errori compiuti nel promuovere un
accentramento che confligge con il Trattato Ue; d'altro canto, data
l'autorevolezza della Banca d'Italia, così come ci si pronuncia
sulla politica economica e di finanza pubblica, non sarebbe uno
«sbrego» istituzionale esplicitare indirizzi, obblighi di
comportamenti, criteri e presupposti per operazioni di
riorganizzazione bancaria, andando oltre le indicazioni contenute
nelle recenti Considerazioni Finali. Il tutto accompagnato da
un'azione di «moral suasion» che non lederebbe di certo l'autonomia
delle banche e del mercato. Del resto, la stessa Vigilanza della
Bce ha impartito alcune disposizioni su questi argomenti e ha
stabilito la necessità di un confronto con essa largamente
preventivo sulle operazioni in questione da parte degli istituti
coinvolti. Si è così di fatto riesumata una sorta di «informativa
preventiva», che aveva suscitato una reazione ad opera di soggetti
incompetenti quando, disposta dal Comitato interministeriale per il
credito e il risparmio, era vigente in Italia e aveva come soggetto
destinatario la Banca d'Italia. Ma non è soltanto sugli aspetti
indicati che occorre intervenire. Bisognerebbe sottoporre a
revisione la funzione di Supervisione nell'interesse di questa
stessa funzione, non escludendo i rapporti, da un lato, con gli
Stati, dall'altro, con l'Autorità giudiziaria nazionale ed europea.
Va ribadita poi la necessità di coerenza tra la Supervisione
bancaria e la politica monetaria. Non a caso, quasi un secolo fa,
si cominciò a pensare di allocare il controllo sulle banche presso
l'Istituto che allora era d'emissione e che nei fatti esercitava
«in nuce» una politica monetaria. Vi è, insomma, l'esigenza di un
riordino dell'architettura dei controlli e degli indirizzi delle
politiche. Di ciò dovrebbe far parte anche la soppressione dell'Eba
-magari nel contesto del riordino delle Authority europee- la quale
finora, non tanto per la sua azione che pure lascia molto a
desiderare, quanto per la confusione e la parcellizzazione
istituzionale, si presenta come un organo da sottoporre a un
processo di semplificazione che ne evidenzierebbe la superfluità. O
processi della specie si impongono solo in Italia e in altri Paesi,
ma non per le istituzioni dell'Unione? Insomma l'editoriale di
Panerai ha aperto un'importante, complessa discussione. È
auspicabile che altri seguano e che dal versante istituzionale
arrivino risposte e chiarimenti. Ciò dovrebbe essere visto come
interesse delle stesse istituzioni.
fch
(END) Dow Jones Newswires
June 08, 2021 02:14 ET (06:14 GMT)
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