Borsa italiana all'asta in blocco, con un iter che si metterà in moto già dopo Ferragosto. Il gruppo London Stock Exchange, che ha rilevato Piazza Affari e controllate nel 2007 per 1,6 miliardi, sta accelerando sulla dismissione per ottenere al più presto l'ok dell'Antitrust Ue alla fusione con Refinitiv (ex unità dati di ThomsonReuters), che è già stata approvata dalle autorità Usa. Cedendo l'intero gruppo Borsa italiana - che comprende il 60% di Mts (il mercato all'ingrosso dei titoli di Stato), e il 100% di Cassa di compensazione e garanzia e Montetitoli - l'Lseg, che con la Brexit diventerà "extracomunitaria", non avrà di fatto più attività rilevanti nell'Unione europea e dovrebbe quindi passare senza intoppi l'esame di Bruxelles per chiudere entro fine anno o inizio del prossimo - come preventivato - l'operazione da 27 miliardi di dollari con Refinitiv.

Entro il 21, secondo indiscrezioni riferite dal Sole 24 ore, Lse attende un riscontro dalle controparti interessate. La forma dovrebbe essere quella della manifestazione d'interessi per arrivare poi alle offerte non vincolanti a settembre e alle offerte vincolanti a ottobre, ma non sono escluse accelerazioni.

In pista c'è già Euronext - la federazione delle Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo - che già si era fatta avanti con Londra a febbraio, ottenendo la risposta che Borsa italiana non era in vendita. Le cose sono però cambiate nelle ultime settimane quando dall'Lse è arrivata la comunicazione ufficiale che erano stati avviati contatti per valutare la cessione del solo Mts o di tutto il gruppo Borsa italiana. Più conveniente tagliare la testa al toro,

non solo per rimuovere del tutto gli ostacoli con Bruxelles, ma anche per

portare a casa più risorse utili a finanziare l'integrazione con Refinitiv che sposterà il baricentro dell'attività del gruppo sul business dati e rimpasterà l'azionariato a favore della componente americana.

Euronext, si dice, gode dei favori del Tesoro che però vorrebbe coinvolgere in partita anche Cdp. Come non è ancora chiaro ma, a quanto risulta al giornale, Euronext sarebbe disposta a riconoscere a Milano un peso sostanzialmente paritetico a quello che ha Parigi, pur di allargare la federazione e rendere più credibile un progetto di Borsa dell'euro. Cosa ne pensi Deutsche Borse, che pure si è mostrata interessata al dossier Borsa italiana, non è dato sapere, ma finora i tedeschi hanno pensato in grande, tentando più volte - senza riuscirci - le nozze con Londra, che a questo punto sono definitivamente sfumate.

Altri soggetti interessati a partecipare alla gara potrebbero essere i fondi di private equity e Six, la Borsa di Zurigo, che però è impegnata in questo momento con l'acquisizione della Borsa di Madrid, con la quale si è già aperta il varco in Europa che cercava. Non è chiaro in che modo potrebbe concretizzarsi un tandem Euronext-Cdp, ma Euronext - che è quotata con un flottante pari al 76,24% del capitale - ha nel suo azionariato un nucleo istituzionale stabile - con Cdc (la Cdp francese) all'8%, Euroclear all'8%, Bnp Paribas al 2,2%, SfiFpim (la Cdp belga) al 4,5% e l'olandese Abn-Amro allo 0,55% - dove potrebbe trovare spazio anche la Cassa.

Quel che è certo è che il tempo stringe e che per Borsa italiana è necessario trovare il modo di mettere sul piatto dai 3 ai 4 miliardi in contanti, a stare ai valori delle ultime transazioni del settore. Euronext, che segue il modello federativo, normalmente non si svena: davanti alla super offerta cash degli svizzeri per la Borsa di Madrid, alla quale era interessata, si è tirata indietro. Questa volta però potrebbe essere diverso, perchè con Piazza Affari (che peraltro è molto efficiente) potrebbe rilanciare il progetto di polo delle Borse europee.

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(END) Dow Jones Newswires

August 12, 2020 02:40 ET (06:40 GMT)

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