La SerieA, nonostante i 990 milioni annui (per il triennio 2021-2024) incassati per la vendita delle immagini tv del campionato, della Coppa Italia e dei diritti vari e gli altri 205 milioni incamerati per i paesi internazionali (manca solo l'area Middle East-Nord Africa che può valere 60-70 milioni all'anno), ha un ingente bisogno di capitali.

Perché i bilanci della gran parte dei club, colpiti dalla pandemia, sono in profondo rosso e gli azionisti devono intervenire su base mensile per rimpinguare le casse e garantire la stabilità gestionale. E' forse per questa ragione che Urbano Cairo, proprietario del Torino e primo socio e top manager di Rcs Mediagroup, di recente ha rilanciato l'opportunità di riavviare le trattative con quei fondi di private equity che si erano fatti avanti per rilevare una partecipazione di minoranza di quella media company per la gestione dei diritti tv che, seppure approvata in assemblea, non ha mai visto la luce. Advent, Cvc e Fsi avevano messo sul piatto 1,7 miliardi per il 10% della newco. L'offerta, che era stata approvata all'unanimità verso la fine dello scorso novembre, è poi finita nel dimenticatoio per le diatribe tra i vari patron del calcio italiano. Una liquidità enorme, il doppio di quanto garantito da Dazn e Tim, che avrebbe fatto certamente bene ai conti delle società se è vero, per esempio, che la Juventus dovrà lanciare un nuovo aumento di capitale da 400 milioni dopo quello completato nel gennaio 2020 (300 milioni), che Dan Friedkin solo in agosto ha sborsato 60 milioni per una Roma in rosso, che la cinese Suning si è dovuta rivolgere al fondo di turnaround Oaktree per ottenere un finanziamento da 275 milioni e ha dovuto cedere i gioielli Lukaku e Hakimi per rimettere in linea di galleggiamento il bilancio.

In questa complicata situazione, come già riferito da MF-Milano Finanza nelle edizioni del 7 luglio e del 3 settembre, ecco che la Confindustria del pallone ha deciso di riaprire la porta ai tre investitori finanziari. A tirare le fila, in particolare, è il presidente Paolo Dal Pino, da sempre sostenitore del progetto al punto che, secondo indiscrezioni non confermate, prossimamente avrebbe in programma, assieme all'ad Luigi De Siervo, una trasferta in Spagna per incontrare il deus ex machina della Liga, Javier Tebas, fautore dell'accordo con il fondo Cvc che garantirà 2,7 miliardi alla medesima Liga iberica per una partecipazione del 10%. Ovviamente, visto ciò che è successo nei mesi scorsi, lo scenario è cambiato e anche la ripresa del dialogo si deve basare su nuovi presupposti.

La novità è che se nessuno dei tre pretendenti abbandonerà la cordata, cambieranno i pesi in seno all'asse Advent-Cvc-Fsi. In particolare Advent, guidato dal managing director Francesco Casiraghi, prenderà in mano il pallino della situazione, incrementando la sua partecipazione nel consorzio, portandola dall'iniziale 40% al futuro 50-55%. Cvc, guidata dal managing partner Giampiero Mazza, non sarà più il principale investitore (aveva il 50%) ma cederà parte della quota restando però al 35-40% e, infine, Fsi sgr gestita da Maurizio Tamagnini manterrà il ruolo attuale con una partecipazione attorno al 10%. La cordata, che da qualche settimana ha ripreso i colloqui con i presidenti di club, è disposta a rivedere le condizioni e i termini del precedente termsheet (quello del 4 gennaio) aprendo a modifiche sulla governance della media company e a individuare altre opzioni relative a eventuali novità che Fifa e Uefa potrebbero introdurre su scala europea: fu il nodo della Superlega a far dire di no, alla fine, a Juventus, Inter e Milan.

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(END) Dow Jones Newswires

September 13, 2021 02:55 ET (06:55 GMT)

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