Covid: R&S; in Borsa bruciati 46 mld in 9 mesi, boom di Diasorin
19 Novembre 2020 - 3:20PM
MF Dow Jones (Italiano)
Il Covid-19 ha avuto un impatto sulla capitalizzazione in Borsa
delle società del Ftse Mib dell'industria e servizi e sui relativi
dati finanziari: a fine settembre le società industriali e di
servizi dell'indice di Piazza Affari valgono in Borsa 318 miliardi
e rappresentano il 76% della capitalizzazione totale (escluse
finanza e assicurazioni).
Complessivamente nei primi nove mesi del 2020 in Borsa sono
stati bruciati 46 mld (-12,6% da inizio anno) a causa della pesante
perdita del primo trimestre (-83 mld, -22,8%), leggermente
compensata della ripresa del secondo (+38 mld, +13,7%); più lieve,
invece, il calo del terzo trimestre (-1 mld, -0,4%). Segnali di
rialzo si sono invece registrati da fine settembre al 16 novembre
con un recupero di 35 mld (+11,0%).
A livello settoriale la capitalizzazione del petrolifero
registra la contrazione maggiore (-51,8%), seguito dai servizi
(-19,8%) e dalla manifattura (-8%).
Tra le aziende che hanno migliorato le performance in Borsa nei
primi nove mesi del 2020 spiccano DiaSorin (+48,4%), Amplifon
(+19,7%), Recordati (+16,5%), Prysmian (+15,0%), Davide
Campari-Milano (+13,8%) e Interpump Group (+12,3%).
Nello stesso periodo le società analizzate hanno perso
complessivamente ricavi per oltre 64 mld (-21,6%). Nel terzo
trimestre la manifattura si è dimostrata più reattiva, evidenziando
il maggior rimbalzo del fatturato (+56,1% sul 2Q), migliore
rispetto al +39,1% dell'intero Ftse Mib.
Sui nove mesi del 2020 i servizi hanno registrato il calo minore
(-14,0%), davanti al comparto energia/utilities (-16,4%) e alla
manifattura (-18,7%). Il decremento peggiore spetta, invece, al
petrolifero con l'Eni a -39,7%. Tra le società brillano DiaSorin
(+16,2%), l'unica a toccare una crescita a doppia cifra, Inwit
(+6,4%), Snam (+3,9%), STM (+2,9%) e Terna (+1,7%).
Nei primi novi mesi del 2020 le società analizzate hanno perso
oltre EUR18 mld a livello di margini industriali (-53,3%).
Nonostante la contrazione rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente sia alta (-65,6%), nel terzo trimestre la manifattura è
riuscita a invertire il trend tornando in positivo. Il calo minore
(-2,2%) è registrato dal settore energetico/utilities, mentre Eni è
passata in terreno negativo.
Ebit margin pari al 6,8% nei nove mesi del 2020 (-4,5 p.p. sul
2019).
Le energetiche/utilities si confermano le più resilienti, le
uniche a registrare un incremento dell'ebit margin (+2,4 p.p, al
17,7%). Crollo a doppia cifra per il petrolifero con l'Eni (-14,9
p.p., al -1,3%) e per i servizi (-14,5 p.p., al 9,2%). Più
contenuto il calo della manifattura (-3,8 p.p.), il cui ebit margin
torna positivo al 2,8%.
Ammontano a oltre 20 mld i profitti persi complessivamente nei 9
mesi chiusi in rosso. Solo il comparto energia/utilities e quello
dei servizi hanno chiuso in utile; sono in perdita, invece, il
petrolifero con Eni e la manifattura.
Per quanto riguarda la struttura finanziaria si evidenzia un
ulteriore deterioramento per tutti i settori, quale risultato
dell'incremento dell'indebitamento (+12,1%) e della contrazione dei
mezzi propri (-9,1%). Il rapporto debiti finanziari/capitale netto
tocca ora quota 146,5% (dal 118,7% di fine dicembre 2019, +27,8
p.p. in nove mesi). A ricorrere maggiormente alla leva finanziaria
è il settore dei servizi (rapporto debiti finanziari/capitale netto
pari a 231,7%) e l'energia/utilities (163,7%). Seguono la
manifattura (112,4%) e il petrolifero rappresentato da Eni
(89,5%).
fch
(END) Dow Jones Newswires
November 19, 2020 09:05 ET (14:05 GMT)
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